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Per i 400 anni della morte del santo, la “peregrinazione” del cuore integro del fondatore dell’ordine tra le comunità delle sue figlie spirituali

Soresina, dall’11 al 13 giugno la reliquia del cuore di san Francesco di Sales al Monastero della Visitazione
Per i 400 anni della morte del santo, la “peregrinazione” del cuore integro del fondatore dell’ordine tra le comunità delle sue figlie spirituali

Nell’ambito del Giubileo salesiano, che commemora i 400 anni della morte di san Francesco di Sales (1622 – 2022), la Federazione dei monasteri della Visitazione del Nord-Italia propone la “peregrinazione” del cuore integro del fondatore dell’ordine tra le comunità delle sue figlie spirituali: la reliquia sosterà a Soresina dall’11 al 13 giugno prossimo.

Nonostante il corpo del Santo riposi ad Annecy (Savoia), il suo “muscolo cardiaco”, trovato “grande, sano e completo” nell’operazione di imbalsamazione, venne affidato, per essere custodito come un tesoro prezioso, alle monache Visitandine di Lione, presso le quali il fondatore aveva trascorso gli ultimi giorni della sua vita: il cuore, conservato in uno splendido reliquiario d’oro donato da Luigi XIII re di Francia, nella ricognizione ufficiale del 1658 richiesta da Papa Alessandro VII, risultò “incorrotto, in ottimo stato ed effondente un profumo gradevole e penetrante”. A motivo delle turbolenze innescate dalla Rivoluzione francese, il 10 agosto 1792 le monache di Lione ripararono a Mantova portando con sé la reliquia. Una “quiete” di breve durata: nell’aprile 1796, infatti, Napoleone Bonaparte valicava le Alpi imperversando nella Pianura padana. Le claustrali, incalzate dall’esercito francese, portando con sé il cuore del loro Padre, fuggirono in Boemia, quindi a Vienna e finalmente, nel 1801, a Venezia. Ma poiché anche il monastero veneziano di san Giuseppe, appartenente, secondo le leggi del tempo, al demanio, rischiava la soppressione, le “eredi” del Salesio, per suggerimento di Papa Pio X, nel 1913 si trasferirono a Treviso per costituire una nuova Comunità: presso la quale, ancora oggi, è conservato e onorato il “segno carnale della dolcezza e della carità soprannaturale” del fondatore. Il cuore, paterno e materno, di Francesco di Sales, in effetti, fu il “motore” non solo di sentimenti genuini e umanissimi, ma anche di un dinamismo pastorale irrefrenabile, di un ottimismo realistico e incoraggiante, di un eroismo sorridente ma non stralunato; insomma, di un amore perfetto e concreto.

In una delle sue lettere il santo scrive di sé, quasi per giustificarsi: «È un fatto reale: non c’è nessuno al mondo, almeno così io penso, che voglia bene più cordialmente, più teneramente e, per dirlo in tutta sincerità, con un amore più grande del mio; ed è Dio che mi ha dato un cuore fatto così». Ecco, dunque, il segreto del più “amabile” tra i maestri spirituali: “un cuore fatto così”. Che ama sempre e comunque. Attingendo dall’Amore Eterno, che “arde e non si consuma”. Ma per l’anima “filotea”, cioè “amante di Dio”, l’invito a “partire dal cuore” rappresenta anche un’indicazione strategica: «Non ho mai potuto approvare il metodo di coloro che, per riformare l’uomo, cominciano dall’esterno, dal contegno, dagli abiti, dai capelli. Mi sembra, al contrario, che si debba cominciare dall’interno… Il cuore, essendo la sorgente delle azioni, esse sono tali quale è il cuore… Chi ha Gesù nel cuore, lo ha, subito dopo, in tutte le azioni esteriori». In effetti, secondo la Bibbia, il cuore è un organo “centrale” non solo nell’anatomia del corpo, ma anche nella struttura della personalità: vi hanno sede i sentimenti e le emozioni, ma soprattutto vi si elaborano le scelte della vita. Può essere limpido o perverso. Di carne o di pietra. E i puri di cuore, solamente loro, riescono a “vedere” Dio! La reliquia del cuore integro e incorrotto di san Francesco di Sales che sarà ospitato presso il monastero soresinese renderà visibile, pertanto, l’urgenza personale, comunitaria e mondiale di “ricominciare dal cuore”, dove arde la fiamma viva dello Spirito d’amore.

 

IL PROGRAMMA

 

Sabato 11 giugno               PEREGRINAZIONE DEL CUORE DI S. FRANCESCO DI SALES

Ore 11.00             Accoglienza dell’insigne reliquia (Monastero)

Ore 16.00             Preghiera e venerazione personale (Monastero)

Ore 16.30             Canto del Vespro: presiede S. E. Mons. Antonio Napolioni (Monastero)

Ore 20.45             Adorazione eucaristica (Monastero)

 

Domenica 12 giugno         SOLENNITA’ DELLA SS. TRINITA’ – INIZIO GREST 2022

Ore 08.00             S. Messa (Monastero)

Ore 10.30             S. Messa d’inizio Grest (Giardino del Monastero)

Ore 15.00             Preghiera e venerazione personale (Monastero)

Ore 16.30             Adorazione del gruppo “La Dieci” (Monastero)

Ore 17.30             Preghiera e venerazione personale (Monastero: fino alle ore 18.30)

 

Lunedì 13 giugno

Ore 09.00             Visita e preghiera delle squadre del Grest 2022 (Monastero)

Ore 10.00             Preghiera e venerazione personale (Monastero)

Ore 15.30             Partenza per il Monastero di Pinerolo




IL CUORE DI SAN FRANCESCO DI SALES NEL MONASTERO DELLE VISITANDINE DI SORESINA

A Soresina nei giorni 11, 12 e 13 giugno 2022

La presenza di San Francesco di Sales in mezzo a noi è portatrice del suo messaggio di umiltà e dolcezza e con lui siamo chiamati a “riscoprire la vocazione universale alla santità; ad approfondire la ricerca di Dio attraverso la via del silenzio, dell’ascolto della Parola di Dio, della contemplazione”.

“Il cuore parla al cuore”

Per ricordare e festeggiare i 400 anni della morte di san Francesco di Sales (1622-2022), nostro padre e fondatore, nei giorni 11, 12 e 13 giugno, accoglieremo con gioia nel nostro monastero la reliquia del cuore di san Francesco di Sales.
(a breve la locandina con il programma)

In un tempo in cui tutto è connesso e globalizzato, dove prevale la tecnologia e la cultura mediatica fa da regina, cosa significa, oggi, esporre al pubblico e venerare una reliquia?

E cosa rappresenta per noi monache della Visitazione questo cuore peregrinante nei monasteri della Federazione Nord per essere onorato anche dal santo popolo di Dio?

Per rispondere alla prima domanda possiamo attingere dal discorso che papa Benedetto XVI pronunciò il 18 agosto 2005 a Colonia nella festa di accoglienza dei giovani: «Le reliquie ci indirizzano a Dio stesso: è Lui infatti che, con la forza della sua grazia, concede a esseri fragili il coraggio di testimoniarlo davanti al mondo. Invitandoci a venerare i resti mortali dei martiri e dei santi, la Chiesa non dimentica che, in definitiva, si tratta, sì, di povere ossa umane, ma di ossa che appartenevano a persone visitate dalla potenza viva di Dio. Le reliquie dei santi sono tracce di quella presenza invisibile ma reale che illumina le tenebre del mondo, manifestando il Regno dei cieli che è dentro di noi. Esse gridano con noi e per noi: “Maranatha!”, “Vieni Signore Gesù!”».

Alla luce di questo si fa così più chiara anche la seconda risposta riguardo al valore che ha per noi visitandine l’insigne reliquia del cuore del santo Dottore Francesco.

Francesco di Sales venne definito dai suoi contemporanei l’immagine dell’Uomo-Dio realizzata attraverso l’amore, attraverso il cuore. Nell’Incarnazione e nella Redenzione il Figlio di Dio vive in sommo grado l’umiltà e Francesco di Sales lo imitò in ogni momento della sua vita con una grande passione d’amore. Nel 1620 scriveva a santa Giovanna di Chantal: “Non ci sono anime al mondo che amino più cordialmente, più teneramente e, per dir tutto, alla buona, più amorosamente di me: poiché è piaciuto a Dio di far così il mio cuore”.

Questo cuore è un eloquente testimone dell’amore ardente di Francesco per il Cuore di Gesù che contemplò assiduamente e fece contemplare anche alle sue figlie visitandine, tanto che lo scelse come stemma per l’Ordine. Non è un caso che proprio in un monastero della Visitazione, quello di Paray-le-Monia, il Sacro Cuore di Gesù scelse la sua confidente santa Margherita Maria Alacoque per diffondere e far conoscere al mondo i tesori infiniti del suo amore.

Non dimentichiamo che Francesco fu proclamato Dottore della Chiesa col titolo di Dottore dell’Amore. Con la vita, con le Opere e con le innumerevoli Lettere riuscì ad essere un riflesso di quel “troppo grande Amore” che il Padre donò all’umanità tramite suo Figlio. Come Vescovo e come guida spirituale seppe condurre molte anime a vivere, nel loro tempo e nello specifico della loro vocazione, una vita cristiana impregnata di carità verso Dio e di grande dolcezza verso il prossimo. Il suo linguaggio era fondamentalmente quello dell’amore. Il suo cuore parlava veramente al cuore di chi ricorreva a lui: i suoi preti, le sue figlie visitandine, i gentiluomini, le donne di corte o le umili contadine… A ciascuno si rivolgeva in modo del tutto personale, con fermezza, ma anche con tanta tenerezza e bontà d’animo, convinto, già allora, che la “civiltà dell’amore” si poteva edificare solo attraverso relazioni umane sane e sante. Anche noi oggi abbiamo bisogno di recuperare uno stile di vita in cui queste relazioni ci permettano di divenire profondamente umani «fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (Ef 4.13).

E questo è possibile se anche noi, come Francesco, sappiamo attingere dolcezza e umiltà dal Cuore misericordioso di Gesù.

Venerare la reliquia del cuore di san Francesco di Sales permetterà a noi sue Figlie di mettere il nostro cuore in sintonia con il suo e sarà l’occasione per “sentirlo” ancora parlare con “cuore di padre”, non solo a noi, ma anche a chi vorrà venire nella Chiesa del monastero nei giorni 11, 12 e 13 giugno.

 

Preghiera a San Francesco di Sales

O amabile San Francesco di Sales,
il cui cuore fu così simile
a quello dolcissimo del Salvatore,
noi ti preghiamo:
ottienici da Dio le virtù
della dolcezza e dell’umiltà.
La nostra vita,
ad imitazione della tua,
possa essere una gioiosa adesione
alla volontà di Dio.
Ottienici
di saper vivere nel quotidiano
la santità della nostra vocazione
poiché tutti siamo chiamati
ad essere santi come Dio è santo.
Lui che vive e regna
nei secoli dei secoli.  Amen




Santo Rosario e Vespro con le Sorelle Caustrali

Da lunedì 11, ogni giorno e per tutto il mese di ottobre (dal lunedì al sabato) al Monastero, è possibile condividere con le Sorelle claustrali, oltre che la Messa del mattino (ore 7.00) anche la recita del S. Rosario e la preghiera del Vespro (ore 16.00).

 

 




Giorno del Signore – Domenica 30 maggio

Bella puntata del Giorno del Signore e il commento al Vangelo della SS. Trinità dal nostro Monastero della Visitazione, grazie a madre Maria Teresa e a tutte le sorelle.

Giorno del Signore – Domenica 30 maggio
Per il video cliccate sull’immagine..



19 Marzo – “San Giuseppe è quel Santo che il mio cuore ama”

Viva + Gesù

San Giuseppe è quel Santo che il mio cuore ama” diceva San Francesco di Sales e questo amore egli l’ha inculcato alle sue figlie, che riservano a San Giuseppe il primo posto dopo la Madonna nella loro devozione personale e comunitaria ed amano pure condividere l’opinione del loro Santo Fondatore, secondo cui quando Gesù, dopo la Sua morte in croce, discese agli inferi e salì al Cielo, portò con Sé San Giuseppe in corpo e anima.

Felici le anime che hanno fiducia nella sua intercessione e imitano le sue virtù!

Dio sia benedetto

San Francesco di Sales e San Giuseppe

San Francesco di Sales ebbe una particolare devozione verso San Giuseppe, perché lo considerava non
soltanto come un grande Santo ma anche come un soave e sapientissimo maestro di spiritualità.
Questa devozione giuseppina era una caratteristica della sua pietà personale, e perciò egli la
raccomandava sovente sia alle anime che desideravano giungere alla perfezione nella vita claustrale, sia ai
semplici fedeli che intendevano vivere la vita della perfezione, pur rimanendo nel mondo.
Nei suoi libri egli parla sovente di San Giuseppe, compiacendosi di dedicare a lui i trattati che andava
scrivendo sopra l’amore di Dio.
Un giorno, rivolgendosi a un Padre della Compagnia di Gesù, esclamò: “Oh, Padre mio, non sapete voi
che io sono tutto di San Giuseppe?”, e voleva dire che egli aveva posto in questo gran Santo ogni fiducia
per le opere che andava compiendo.
Nel suo breviario, San Francesco teneva una sola immagine, ed era quella di San Giuseppe. A lui dedicò
la prima chiesa che eresse nella città di Annecy. Ed infine alle religiose della Visitazione, Congregazione
che egli fondò, coadiuvato da Santa Giovanna Francesca di Chantal, lasciò come guida San Giuseppe,
quale maestro ineguagliabile di vita interiore e nascosta con Dio (La Santa Crociata 1997, n.1)

Altre espressioni

Che Santo è il glorioso san Giuseppe!
Non è soltanto Patriarca, ma il capo di tutti i Patriarchi; non è semplicemente Confessore, ma più di
confessore, perché nella sua confessione è inclusa la dignità dei Vescovi, la generosità dei Martiri e di
tutti gli altri Santi.
È dunque a ragione che viene paragonato alla palma, che è la regina degli alberi, e che possiede la qualità
della verginità, quella dell’umiltà e quella della costanza e del coraggio, tre virtù nelle quali il glorioso
san Giuseppe ha grandemente brillato; e se si osasse fare paragoni, molti sarebbero pronti a sostenere che
supera tutti i Santi in queste tre virtù….

San Giuseppe fu come una palma, che, pur non portando frutto, non è infruttuosa, anzi ha molta parte nel
frutto della palma femminile: non che San Giuseppe abbia contribuito in alcun modo a quella santa e
gloriosa produzione, se non con la sola ombra del matrimonio, che proteggeva la Madonna nostra gloriosa
Signora da tutte le calunnie e le disapprovazioni che l’essere incinta le avrebbe causato.
E benché non vi abbia contribuito con niente di suo, tuttavia ebbe molta parte in quel frutto santissimo
della sua sacra Sposa; infatti, gli apparteneva ed era posta presso di lui come una gloriosa palma femmina
vicino alla diletta palma maschio, che, secondo l’ordine della divina Provvidenza, non poteva e non
doveva portare che la sua ombra e la sua vicinanza; intendo dire all’ombra del santo matrimonio che
avevano contratto, matrimonio che non era abituale sia quanto alla comunicazione dei beni esteriori,
come per l’unione e la congiunzione dei beni interiori.

Quale divina unione tra la Madonna e il glorioso San Giuseppe! Unione che faceva sì che il bene dei beni
eterni, che è Nostro Signore, fosse e appartenesse a Giuseppe come apparteneva alla Madonna; non per
quello che riguarda la natura che aveva preso nelle viscere della nostra gloriosa Signora, natura che era
stata formata dallo Spirito Santo e dal sangue purissimo della Madonna, ma per quello che riguarda la
grazia, la quale lo rendeva partecipe di tutti i beni della sua cara Sposa e che faceva in modo che di mano
in mano crescesse in perfezione; ed è in forza della continua comunione che aveva con la Madonna, che
possedeva tutte le virtù in un grado così eccelso che nessun’altra creatura potrebbe giungervi, tuttavia il
glorioso San Giuseppe era quello che le si avvicinava maggiormente…

Tutti e due avevano fatto voto di conservare la verginità per tutta la vita; ed ecco che Dio vuole che siano
uniti dal vincolo di un santo matrimonio, non per farli cedere o pentire del loro voto, ma per confermarlo
e fortificarsi reciprocamente per perseverare nel loro santo proposito; perciò continuarono a vivere
insieme in modo verginale tutto il resto della loro vita…

Che cos’è il glorioso San Giuseppe, se non un forte bastione, che è stato edificato al di sopra della
Madonna, poiché per il fatto che era sua Sposa, gli era sottomessa ed egli aveva cura di lei?
Quindi San Giuseppe, anziché essere posto al di sopra della Madonna per farle rompere il suo voto di
verginità, le è stato dato come compagno, al fine che la purezza della Madonna potesse più mirabilmente
perseverare nella sua integrità sotto il velo e l’ombra del santo matrimonio e della santa unione esistente
tra di essi…

Passiamo alla seconda proprietà e virtù che troviamo nella palma. Secondo il mio parere, esiste una reale
somiglianza e conformità tra San Giuseppe e la palma per quello che riguarda la loro virtù, virtù che non
è altro che la santissima umiltà. Infatti, benché la palma sia la regina degli alberi, nondimeno è il più
umile, cosa che dimostra nascondendo i propri fiori in primavera, allorché tutti gli alberi li fanno vedere;
e li fa vedere soltanto quando il caldo è intenso…

Non c’è alcun dubbio, mie care Sorelle: San Giuseppe fu più valoroso di Davide ed ebbe una sapienza
superiore a quella di Salomone; tuttavia, vedendolo ridotto a fare il falegname, chi avrebbe potuto
pensarlo, se non fosse stato illuminato dalla luce celeste, tanto teneva chiusi i doni di cui Dio la aveva
arricchito?… È dunque fuor di dubbio che san Giuseppe è stato arricchito di tutte le grazie e di tutti i doni
che richiedeva l’incarico che l’eterno Padre gli voleva affidare…

“Oh! quanto volentieri – scrive alla Chantal – vorrei trattenervi alcun poco delle grandezze del Santo che il
nostro cuore ama, perché egli è il sostegno dell’amore del nostro cuore e del cuore del nostro amore; mi
servirò di queste parole: Signore, fate del bene a coloro che sono buoni, ed hanno il cuore retto. O gran
Dio, quanto cotesto Santo aveva un cuore buono! Quanto doveva essere retto, mentre il Signore lo ha
colmato di tanti favori, affidò alle sue cure la Madre ed il Figlio, e ne fece così oggetto santamente
invidiabile al Cielo ed agli Angeli; perché, che si può trovare fra gli Angeli che sia paragonabile alla
Regina degli Angeli, e in Dio chi sia più di Dio? Preghiamolo questo gran Santo che accarezzò e servì
così spesso il nostro Salvatore; preghiamolo che ci faccia partecipi delle sue carezze, che accrescono
l’amore che abbiamo per questo Salvatore; e ci ottenga con la sua potente intercessione mille benedizioni
che ci facciano godere una profonda pace interna. Viva Gesù! Viva Maria! Viva Giuseppe, il quale è stato
sì lungo tempo il padre nutricatore della vita nostra…

Brani tratti dal capitolo XIX: “Trattenimenti – colloqui con le sue figlie”. Edizioni Città Nuova

 




Venerdì al Monastero di Soresina festa di san Francesco di Sales con l’arcivescovo Brugnaro

Sarà mons. Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche, a presiedere, nel pomeriggio di venerdì 24 gennaio (ore 16) al Monastero della Visitazione di Soresina, la solenne Eucaristia nella memoria liturgica di san Francesco di Sales, il vescovo di Ginevra che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino scegliendo come prima guida Giovanna Francesca Frémyot di Chantal.

L’arcivescovo Brugnaro è particolarmente legato all’Ordine della Visitazione, essendo stato in passato confessore della comunità claustrale milanese di via Santa Sofia, le cui monache, a seguito della chiusura del monastero avvenuta nel novembre 2017, si sono trasferite in diocesi di Cremona, aggregandosi alla comunità soresinese.

Durante la Messa rinnoverà i voti suor Maria Adriana Messina, in occasione del 25esimo anniversario di professione religiosa.

Le solenni celebrazioni per il fondatore, che è anche patrono dei giornalisti, si collocano all’interno dell’anno giubilare per il centesimo anniversario della canonizzazione di santa Margherita Maria Alacoque, aperto lo scorso 16 ottobre e che si chiuderà il 17 ottobre prossimo. Proprio la ricorrenza di san Francesco di Sales, è accordata la grazia dell’indulgenza plenaria.

Locandina dell’evento

 

Biografia di San Francesco di Sales

Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.

Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.

A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.

L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi.

Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione.




Al Monastero di Soresina aperto dal vescovo emerito Lafranconi l’Anno giubilare visitandino

Si è aperto ufficialmente mercoledì 16 ottobre l’Anno giubilare per il centesimo anniversario della canonizzazione di santa Margherita Maria Alacoque e il Monastero della Visitazione di Soresina lo ha festeggiato con la Messa delle 18 presieduta dal vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi. Un’apertura che è un primo passo, in questo anno alacoquiano, per far conoscere al mondo il carisma visitandino e, in particolare, l’amore del Sacro Cuore di Gesù.

Introducendo la celebrazione il parroco don Angelo Piccinelli ha inquadrato questo eccezionale momento concesso da papa Francesco all’Ordine della Visitazione, ma anche a tutte le comunità che hanno la grazia della presenza di un monastero e della testimonianza della vita monastica e contemplativa.

Il vescovo Lafranconi, durante la sua omelia, ispirata a santa Margherita Maria, alla sua figura e al suo legame con il Sacro Cuore di Gesù, ha parlato del tema vocazionale, attualizzandolo, e della chiamata alla santità, una chiamata che riguarda tutti. Immaginando la figura di santa Margherita Maria oggi e a quale messaggio trasmetterebbe, il Vescovo ha detto: «La santità è quella parentela istituita da Dio con noi tramite il figlio Gesù. Dunque Dio è la forza trascinante della santità. Oggi tendere alla santità significa essere fedeli nel quotidiano, essere alla sequela del Signore Gesù, ispirati dalla Sua presenza e dalla Sua grazia. Questo ci chiede papa Francesco attraverso l’enciclica Gaudete et exultate, senza distrarci dal rispondere alla chiamata di Dio, qualunque essa sia».

L’apertura dell’anno giubilare è stata anche l’occasione per festeggiare il venticinquesimo di consacrazione alla vita claustrale di suor Maria Grazia Casnici che, dopo l’omelia del Vescovo, ha rinnovato i propri voti, alla presenza di tutte le consorelle e della comunità soresinese. Suor Maria Grazia si è affidata ai Santi fondatori e a santa Margherita Maria, discepola prediletta del Sacro Cuore di Gesù.

Prima della benedizione, il Vescovo emerito ha chiesto per tutti i presenti la grazia di «scoprire sempre più profondamente quanto Dio è amore, per arrivare alla santità» attraverso l’esempio e l’intercessione di santa Margherita Maria.

L’anno giubilare si chiuderà il 17 ottobre 2020 e a tutti coloro che varcheranno la porta del Monastero di Santa Maria a Soresina (come di qualunque altro monastero visitandino nel mondo) è accordata la grazia dell’indulgenza plenaria alle solite condizioni: essere in stato di grazia, confessarsi e comunicarsi nei venti giorni che precedono o che seguono, pregare secondo le intenzioni del Santo Padre. L’indulgenza sarà concessa in occasione di ricorrenze legate all’Ordine della Visitazione (festa di santa Margherita Maria Alacoque il 16 ottobre 2019 e 2020; solennità di santa Francesco di Sales il 24 gennaio 2020; giorno del 100° anniversario della canonizzazione di santa Margherita Maria il 13 maggio 2020; solennità della Visitazione della Vergine Maria il 31 maggio 2020; solennità del Cuore di Gesù il 19 giugno 2020; solennità di Santa Giovanna di Chantal il 12 agosto 2020) e ogni primo venerdì del mese.

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Giornate FAI di Autunno, il 14 e 15 ottobre apre le porte il Monastero della Visitazione

Foto Davide Bruneri

Il monastero della Visitazione di Soresina apre straordinariamente le porte in occasione delle Giornate FAI di Autunno (14 e 15 ottobre). Occasione ogni anno per raccontare alcuni luoghi poco noti ma di grande importanza storico-artistica sul territorio.

Le visite al Monastero della Visitazione avranno durata di circa 30 minuti con partenza ogni 30 minuti il sabato (dalle 10 alle 18 con l’ultimo ingresso alle 17:30) e ogni 20 minuti la domenica (dalle 13 alle 18 con l’ultimo ingresso alle 17:30).

In occasione delle Giornate FAI sarà consentita la visita anche agli ambienti inaccessibili al pubblico, con la possibilità di conoscere la realtà e i ritmi della vita di clausura: a partire dalla chiesa sarà possibile visitare gli spazi del parlatorio, del chiostro, del coro comunicante con la chiesa, la sala capitolare e infine la tipologia di cella monacale.

A Soresina per le Giornate FAI saranno visitabili anche Palazzo Zucchi Falcina e il Teatro Sociale; a Cremona la Loggia dei Militi e Palazzo Manna.

 

Il Monastero della Visitazione

Pienamente inglobato nel tessuto storico di Soresina, centro abitato che si sviluppa in posizione pressoché baricentrica tra le città di Cremona e Crema, si colloca il Monastero della Visitazione Santa Maria, la cui area di pertinenza si situa nel tessuto urbano in un ampio lotto e la cui facies si impone sulla scena urbana.

Le fonti riportano che nel 1811, nell’ambito delle soppressioni napoleoniche, suor Maria Gaetana Ferrari, priora del Collegio delle Vergini di Santa Chiara, insieme ad alcune consorelle non volle rinunciare all’osservanza religiosa che l’imperatore francese intendeva impedire. La sua perseveranza fu ricompensata e nel 1816 fu nelle condizioni di ottenere la riapertura del monastero, dedicato alla Visitazione di Maria. Fondato grazie al supporto e alla guida di suore provenienti dal monastero della Visitazione di Alzano Lombardo, il monastero soresinese mantiene ancora oggi, dopo oltre due secoli, la regola di piena clausura.

Tra i monasteri claustrali ancora attivi nella diocesi di Cremona, il Monastero della Visitazione Santa Maria di Soresina si caratterizza per l’estesa fronte che si sviluppa lungo via Cairoli, dall’impaginato sobrio e di stampo ottocentesco. La facciata della chiesa, il cui fronte risulta scandito da due coppie di lesene appoggiate su basi quadrangolari che inquadrano le aperture, emerge sui corpi laterali: l’ingresso è sovrastato da un rosone circolare, tra le due aperture una decorazione a rilievo rappresenta un cuore sacro circondato da una corona di spine. Completa la facciata la trabeazione con l’iscrizione “Sanctae Mariae Hospitae” ed il timpano. La parte pubblica della chiesa, ad una sola navata è impreziosita dalla volta decorata a stucco ed è separata dalla chiesa interiore riservata alle suore da una grata. L’aula interna, in cui si trova il coro, è voltata, seppur priva di decorazioni, in linea con i caratteri costruttivi tradizionali delle chiese monastiche. Il complesso è completato dal chiostro porticato al cui intorno si sviluppano gli spazi comuni quale il refettorio, il parlatorio, diverse cappelle, l’aula capitolare, gli ambienti di servizio e le semplici celle.




Alla Visitazione invito del Vescovo al silenzio, perché la temperatura del cuore sia quella giusta per accogliere il dono di Dio

Nella mattinata del 22 dicembre, quarta domenica di Avvento, il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato l’Eucaristia a Soresina, nella chiesa del monastero della Visitazione. Una consuetudine, quella della visita del Vescovo alla due comunità claustrali presenti in diocesi (oltre a quella Visitazione quella Domenicana, che monsignor Napolioni visiterà la vigilia di Natale).

Non una formalità istituzionale, quanto piuttosto «una necessità della Chiesa». Lo ha sottolineato proprio monsignor Napolioni, evidenziando il bisogno «delle nostre anime metterci in silenzio, in attesa profonda, in stato di ultimo Avvento». Nelle giornate in cui fervono gli ultimi preparativi per banchetti e regali, il Vescovo ha invitato a non fermarsi al clima esterno del Natale, augurandosi che davvero «la temperatura del cuore sia quella giusta per accogliere il dono di Dio».

La Messa è stata concelebrata dal parroco di Soresina don Angelo Piccinelli, dal segretario vescovile don Flavio Meani e monsignor Giuseppe Quirighetti, soresinese che dalla scorsa estate opera in Australia presso la segreteria della Nunziatura apostolica. Ha servito all’altare il diacono permanente Raffaele Ferri, alla presenza anche del seminarista Valerio Lazzari, che quest’anno presta servizio domenicale in parrocchia.

Omelia del Vescovo

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Al Monastero della Visitazione chiuso il Giubileo imparando da san Francesco di Sales ad ascoltare e parlare

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Ascoltare e parlare. Normalità per ciascuno, ma atteggiamenti che diventano vera e propria missione di annuncio per il cristiano e di impegno professionale per quanti operano nel campo della comunicazione. Su questi due termini si è in particolare soffermato il vescovo Antonio Napolioni durante la solenne celebrazione eucaristica presieduta nel pomeriggio di martedì 24 gennaio a Soresina, nella chiesa del monastero di clausura della Visitazione. L’occasione è stata la festa del fondatore, san Francesco di Sales, che è anche patrono dei giornalisti. Per questo a gremire la chiesa di via Cairoli, insieme a tanti soresinesi e sacerdoti della zona, c’erano anche giornalisti e direttori di testate locali che hanno risposto all’invito dell’Ufficio Comunicazioni della Diocesi e della Comunità claustrale a vivere questo anniversario che è coinciso con la chiusura dell’Anno giubilare dedicato a san Francesco di Sales in occasione del quarto centenario della morte (28 dicembre 1622).

Proprio per questa significativa circostanza al Monastero di Soresina, come a tutte le comunità Visitandine del mondo, è stato fatto dono di una reliquia del fondatore: un pezzo del cuore del vescovo e dottore della Chiesa, esposto per l’occasione alla devozione dei fedeli nell’altare laterale della chiesa in cui si trova la statua del santo.

Circostanze significative ricordate, all’inizio della celebrazione, dal parroco di Soresina, don Angelo Piccinelli, che nel proprio saluto ha tracciato il profilo umano e spirituale di san Francesco di Sales, sottolineando anche il suo essere in qualche modo pioniere dell’ecumenismo (la ricorrenza di san Francesco di Sales si colloca nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani) per la sua attività di evangelizzatore, attraverso foglietti che distribuiva porta a porta, in un territorio a forte presenza calvinista.

Una gratitudine per la sua «genialità pastorale» sottolineata subito dopo anche dal Vescovo, che ha auspicato che i suoi frutti possano continuare per altri 400 anni, ma nella consapevolezza che «dipende da come passiamo il testimone».

L’attenzione quindi è andata alle monache della Visitazione, alla famiglia Salesiana (cui monsignor Napolioni è legato a motivo della propria formazione) e a chi è impegnato nel campo della comunicazione e «vuole essere servitore della verità». Compito non facile in un contesto segnato da una comunicazione spesso aggressiva e opportunista. Come anche Papa Francesco ha in questi anni denunciato, invitando a «buona comunicazione», per la quale è necessario «andare e vedere» e «ascoltare», come ha ricordato il Papa nei messaggi per le Giornate della comunicazione sociale degli anni scorsi. Solo così si può poi «parlare con il cuore», come invita a fare nel messaggio per la Giornata mondiale del prossimo 21 maggio nel messaggio come tradizione diffuso proprio nella festa di san Francesco di Sales.

Nell’omelia in particolare il Vescovo ha preso spunto dal testo Filotea. Introduzione alla vita devota, don san Francesco di Sales, per porre alcune sottolineature, rivolte alla Chiesa, ai comunicatori, ma valide anche per l’intera società, invitando a una preziosa sosta di riflessione, in un mondo caratterizzato da tempi frenetici, anche dal punto di vista comunicativo, mettendo a freno reazioni istintive , dandosi il metodo della cautela e il tempo dell’approfondimento. Dunque «ascoltando e parlando con il cuore – ha detto il Vescovo rifacendosi ai messaggi del Papa – comunicando la verità».

Riprendendo l’invito di san Francesco di Sales a essere devoti alla Parola di Dio, monsignor Napolioni ha invitato a un ascolto capace di «accogliere nel cuore» per «trarne profitto». Un vero e proprio dono da accogliere, per poi trafficarlo con «umiltà e dolcezza» ha detto riprendendo l’immagine del sacro crisma, con l’olio di olivo e il balsamo che rappresentano le due virtù di Cristo: la mitezza e l’umiltà di cuore.

Il terzo stimolo il Vescovo l’ha voluto offrire per rispondere alla domanda: come parlare? E come parlare di Dio? E riprendendo ancora un passo di Filotea ha sottolineato come «se sei molto innamorato di Dio parlerai molto di lui», richiamando anche l’immagine di san Francesco d’Assisi, che secondo la tradizione era solito passare la lingua sulle labbra dopo aver pronunciato il nome di Dio, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole. Da qui l’invito a un tono comunicativo che deve avere il tono della dolcezza, carità e umiltà.

La celebrazione, concelebrata dal parroco e dal vicario zonale don Gianbattista Piacentini, dal coordinatore dell’area pastorale “Comunicazione e cultura” della Curia don Federico Celini e dal direttore di TeleRadio Cremona Cittanova mons. Attilio Cibolini insieme a diversi sacerdoti della zona, è stata accompagna con il canto dal coro Psallentes di Soresina.

 

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