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L’appuntamento di preghiera con il gruppo “La Dieci” ricomincia….

Domenica 15 ottobre 2017 hanno inizio i nuovi appuntamenti mensili del gruppo di preghiera “La Dieci”.

Il Gruppo Regina della Pace di Pizzighettone, in accordo con il parroco di Soresina e con le suore della Visitazione, prepara e conduce sin dal 2011 l’adorazione eucaristica “guidata e comunitaria”, una volta al mese, sempre di domenica alle 16,30 (salvo occasioni e luoghi particolari), nella chiesa de Monastero di via Cairoli.
Vengono utilizzati strumenti multimediali con proiezione su uno schermo di video/canti, preghiere, immagini.
Alcuni lettori si fanno carico di proporre delle brevi riflessioni su un tema che di volta in volta viene scelto,, intervallate da “ silenzi “ e, appunto, dalla proiezione di quanto sopra.
Questo evita di dover distribuire dei foglietti ai presenti che, o attraverso quanto scorre sullo schermo o attraverso l’ascolto delle riflessioni, può partecipare con più intensità e attenzione all’adorazione.
La durata è di circa un’ora.


Perchè partecipare?

“Ho iniziato a seguire le adorazioni presso il monastero della Visitazione di Soresina non appena il gruppo Regina della Pace e della Famiglia ha accolto l’invito del Parroco Don Angelo.

Ho aderito subito con entusiasmo all’iniziativa perché questo importante momento di preghiera si sarebbe svolto in un luogo molto particolare come la Chiesa della Visitazione che mi rimandava a cari ricordi della mia adolescenza e giovinezza.

Avevo conosciuto il Monastero della Visitazione durante la scuola media, quando il nostro parroco Don Carlo Caccialanza ci aveva portato con il gruppo di catechismo a trovare suor Regina, nostra concittadina. Alcuni anni dopo, al tempo dell’università, io e la nipote di suor Regina abbiamo deciso di fare una visita al monastero in bicicletta da Pizzighettone per trovare la zia e affidare alle preghiere delle care sorelle il mio imminente viaggio per il Brasile, dove mio fratello Padre Claudio svolge la sua attività pastorale dal 1983.

Nel 2007 ho partecipato per la prima volta alla veglia per le vocazioni con il vescovo Dante che si svolgeva proprio nella chiesa del monastero e ho avuto la percezione di trovarmi in un luogo speciale e benedetto da Dio.

Ho deciso quindi di informarmi e di leggere testi sul carisma di questo ordine e dei suoi santi fondatori che, essendo francesi DOC, sento molto vicini nel mio lavoro di docente di francese.

Frequentando mensilmente il Monastero per l’adorazione (ben strutturata, guidata e sempre attuale) è nata una sincera e fraterna amicizia con le care sorelle della Visitazione che sono sempre disponibili all’accoglienza, all’incontro, ad una buona parola di incoraggiamento e di conforto; il tutto rafforzato dalle loro intense e continue preghiere che si fanno davvero sostegno nella nostra quotidianità.

Fare adorazione al Monastero della Visitazione è pregare due volte!”

(Paola)

 

 

 




Domenica delle Palme, 09 aprile: Santa Messa del vescovo Antonio al Monastero

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Audio breve omelia vescovo Antonio




Avvicinandosi al Triduo Pasquale: il compendio della vita di Madre Anna Giuseppina

Compendio della vita e delle virtù della nostra Sorella Suor Anna Giuseppina Sangalli, deceduta in questo Monastero della Visitazione Santa Maria di Soresina il 20 agosto 2016 all’età di 85 anni, 1 mese e 26 giorni; di Professione religiosa 56 anni e 9 mesi.

“Donna, davvero grande è la tua fede!” (Mt 15, 28). Questa esclamazione ammirativa ed elogiativa del Signore nei riguardi della cananea ci sembra si addica molto bene anche alla nostra cara Suor Anna Giuseppina, la quale, non appoggiandosi, nella sua umiltà e modestia, sulla propria intelligenza e sulle sue risorse, confidava nell’aiuto del Signore, sicura del suo amore infinito e onnipotente.

La nostra Sorella nacque a Cassano d’Adda, grosso borgo situato nella provincia di Milano e nella diocesi di Cremona, il 24 giugno 1931 e fu chiamata Carla con l’aggiunta di Giovanna, data la coincidenza della nascita con la festa di San Giovanni Battista, fusi i due nomi in Giancarla. I genitori Carlo e Anna erano proprietari ed esercenti di una trattoria, benvoluti da tutti per la loro onestà e affabilità. Il papà soprattutto, gestore principale, bonario e simpaticissimo, sapeva attirare e conservarsi la clientela, con la quale si intratteneva amabilmente. La prole era formata, oltre che da Giancarla, da due fratelli, ai quali se ne aggiunse un terzo quando già la sorella aveva l’età di 14 anni, per cui ella gli fece da mammina. Dovendo far rigare diritto tre vivacissimi maschietti la mamma era piuttosto severa nell’educazione dei figli, ma sicuramente piena d’amore come il marito, che era invece più tollerante e condiscendente. Cristiani convinti, seppero entrambi trasmettere ai figli una fede viva. La nostra Giancarla s’inserì nell’Azione Cattolica parrocchiale con molto impegno, finanche a ricoprire la carica di Presidente della gioventù femminile e si dedicò a varie opere di misericordia, tra cui la visita ai carcerati. Sentiva in sé la vocazione missionaria, ma, non paga delle mezze misure, si domandava come potesse essere apostola nel modo più pieno. E la fede le suggerì la risposta: rinchiudersi fra le quattro mura di un monastero. Sottopose il suo divisamento al Direttore spirituale, che l’approvò appieno, aggiungendo un’espressione il cui significato le rimase allora incomprensibile, ma che più tardi, quando divenne Presidente federale, le tornò alla mente come una velata profezia. Il 2 febbraio 1958 entrò, dunque, nel nostro Monastero e il giorno 10 dello stesso mese, secondo l’uso di allora, fu inviata al noviziato regionale di Treviso, dove fece il postulato e il noviziato. Rivestì il Santo Abito il 16 ottobre 1958 ed emise la Professione temporanea il giorno di domenica 21 novembre 1959 nelle mani della Madre regionale Anna Margherita Mazzocato. Alcuni mesi dopo ritornava da Treviso per completare la sua formazione nel contesto della vita comunitaria del nostro Monastero in vista della Professione solenne, che emise il 21 novembre 1962 nelle mani della Madre Maria Marta Genestroni, alla presenza del reverendo monsignor Rosolino Saccani nostro Parroco, delegato dal Vescovo Danio Bolognini a presiedere il Santo Rito.

Le furono assegnati via via vari incarichi nella Comunità: dispensiera, aiutante in economia e poi economa, assistente del noviziato, maestra delle novizie, assistente della Comunità, finché il 30 maggio 1979 fu eletta per la prima volta Superiora. Da allora ebbe inizio quel lungo periodo della sua vita che la vide sempre rivestita con costante alternanza delle cariche di Madre e Assistente, fino all’aprile 2016. Ma il Signore voleva chiederle ancora di più ed ecco che l’8 settembre 1990 le piombò addosso la carica di Presidente federale. Stupita di questa scelta dell’Assemblea, timorosa nella consapevolezza della propria insufficienza, provò un certo senso di smarrimento. Qualcuno le suggerì il pensiero di Suor Benigna Consolata Ferrero: Io ho un Gesù onnipotente e mi fido di Lui. Ciò corrispondeva appieno al suo più intimo e profondo sentire e bastò a rincuorarla. Pronunciò il suo fiat incondizionato e si mise generosamente all’opera in un tempo laborioso per la Federazione per i grandi rinnovamenti in atto. Quanto lavoro nella quiete della sera dopo Compieta, perché il suo mandato federale non fosse troppo di aggravio alla sua Comunità!

Le prove di vario genere che non le mancarono palesarono sempre la mitezza del suo carattere e come profondamente si fosse lasciata istruire da Colui che ha detto: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore”. Aliena dai cattivi giudizi, era rispettosa verso ogni persona e, se riceveva qualche offesa, mai e poi mai avrebbe reso la pariglia, ma sapeva scusare, coprire, perdonare, industriosa a vincere il male con il bene, se non altro con un magnanimo silenzio. Eppure, sensibilissima com’era, risentiva al vivo persino le punture di spillo. Ma in noviziato sotto l’esperta guida della “Maîtresse” Suor Anna Giuseppina Ghirardi aveva fatto un buon lavoro di ascesi, combattendo vigorosamente la naturale tendenza alla suscettibilità e permalosità. Se poi accadeva a lei di mancare nei riguardi altrui, con quanta umile sincerità chiedeva scusa, né mai avrebbe lasciato tramontare il sole senza riconciliarsi con chi avesse anche menomamente offeso. Un qualche soggetto un po’ difficile in Comunità metteva alla prova la sua pazienza di Madre o di Maestra? Eccola sempre pronta ad accogliere, ad ascoltare, senza tedio nelle lungaggini, senza alterarsi nelle provocazioni, sol desiderosa di trasmettere il pensiero di Dio e di orientare verso la Divina Volontà, alla quale ella stessa era sempre rivolta e che sapeva vedere in ogni evento. Perciò non si lasciava turbare dalle contrarietà. Quella volta, per esempio, che un inaspettato contrordine venne a scombussolare tutto il suo programma – e non in cose da poco! – con quanta pronta serena tranquillità vi si adeguò senza dar a vedere il minimo segno di sconcerto, tanto da lasciar ammirati gli astanti.

Anche le prove riguardo alla salute fisica misero in evidenza il suo profondo abbandono in Dio e dimenticanza di sé. Nei suoi mali non chiedeva cure, rimedi, non s’interessava delle medicine che le venivano date, ma lasciava fare rimettendosi semplicemente nelle mani di chi l’accudiva. Nel 1982, accorsa in aiuto di una Sorella che accidentalmente si era prodotta una piccola lesione, venne colpita da un’ischemia cardiaca. Era il venerdì 19 marzo, solennità di San Giuseppe. Le Sorelle del Noviziato erano pronte a festeggiare l’onomastico della loro Madre Maestra: l’altarino solennemente addobbato e adorno di innumerevoli violette raccolte ad una ad una nei praticelli del monastero, i canti, le poesie, le espressione in prosa, i doni, tutto preparato con tanto affetto. E invece … anziché la festa, la separazione per il ricovero in ospedale della cara malata. Solo qualche mese più tardi le Sorelline poterono prendersi la rivalsa e festeggiare, questa volta nel tripudio di fiori della lussureggiante estate, la loro Maestra in gioioso ringraziamento al Signore per il discreto ristabilimento della salute.

Una cardiopatia ischemica cronica, dunque, la frattura di una spalla, due volte la frattura di un piede, la sindrome di Sjögren, l’ipertensione e poi un certo grado di sordità e via via altro ancora le procurarono una bella fetta della torta della penitenza, che ella seppe gustare per amore di Gesù Crocifisso. Non si lamentava dei suoi mali e riusciva a convivere in pace con quelli inguaribili, come pure sapeva affrontare con coraggio le situazioni difficili in cui a causa di essi le accadeva a volte di trovarsi. Quando, ad esempio, proprio in prossimità di un’Assemblea di Federazione le successe la frattura di un piede – era allora Madre federale – non volle causare disturbo con uno spostamento di data e, contro il parere stesso dei medici, certamente con non lieve disagio, disimpegnò, condotta in carrozzella, l’oneroso incarico di Presidente. Allorché poi, magari, questo o quel male le causavano umiliazioni, si tuffava nella virtù, a lei tanto cara, dell’amore alla propria abiezione, virtù piccola, ma assai vantaggiosa, essendo “radice di pace e di gioia” e così, lungi dall’abbattersi, si rafforzava ogni volta in quella serenità che le era abituale. Quanto spesso e volentieri ripeteva: “La gioia glorifica Dio”! Ed era proprio perché cercava la gloria di Dio, il contento dello Sposo, che era sempre contenta nel profondo del suo animo, anche quando in superficie le onde erano increspate da travagli o amarezze.

Fedele allo spirito dei nostri Santi Fondatori, su questa via della gioia e della pace interiore indirizzava le anime con i suoi insegnamenti e i suoi consigli, non solo le Sorelle, ma anche le numerose persone secolari che a lei si rivolgevano nelle loro pene, angosce, affanni od ansietà. Sì, molti ricorrevano a lei e le aprivano il loro cuore come ad un’amica sincera o, ancor più, ad una vera mamma ed ella molto semplicemente, senza mai atteggiarsi a maestra o predicatrice, sapeva sempre dire quella parola di fede che toccava i cuori, illuminava, rasserenava, spronava secondo il bisogno. È il cuore che parla al cuore, dice il nostro Santo Fondatore. E proprio perché parlava con il cuore Suor Anna Giuseppina raggiungeva i cuori. Sapeva mettere a proprio agio la persona con cui si intratteneva, chiunque fosse, per quella carica di empatia che possedeva un po’ per natura ma ancor più per grazia. Ci si trova bene con gli umili, non è vero? Ed ella aveva messo a fondamento del suo rapporto con il prossimo la parola dell’Apostolo: “Ognuno consideri gli altri superiori a se stesso”. Ed era in questo tanto più ammirevole in quanto per la maggior parte della sua vita monastica ebbe a ricoprire le cariche più importanti: per diciotto anni Madre federale, altrettanti Superiora locale e ventiquattro Assistente. Se con semplicità si relazionava con le persone, anche nei riguardi di Dio amava i modi semplici. Pregava con il cuore più che con le parole, con lo sguardo contemplativo più che con i discorsi meditativi. Commoveva quando la si vedeva estasiarsi dinanzi ad un uccellino saltellante nel giardinetto o ad una coppia di tortore in amore e la si udiva esclamare rapita: “Come parlano del Signore!”. Amava la Liturgia delle Ore, fedele fin verso il termine della sua vita a parteciparvi e a sostenere il Coro con la sua forte e bella voce, come pure nei canti della Messa. Si avvertiva che vi effondeva il cuore. Stimava grandemente la fedeltà alle piccole cose, non certo per minuziosità o pedanteria, ma perché – come era solita dire e inculcare nelle Sorelle – vedeva in essa “il fiore più delicato di un amore per il quale niente è piccolo”. Come era attenta, ad esempio, ad osservare la tranquillità e il silenzio d’azione, pur quando il daffare era molto e incalzante, a premettere le piccole espressioni di gentilezza nel rivolgersi a una qualsiasi Sorella, a raccogliere un fuscellino da terra, anche allorché il chinarsi le era divenuto piuttosto difficoltoso e simili coserelle, che pregiava quali finezze d’amore, proprio perché, non avendo pregio in se stesse, lo traevano tutto dall’amore, che ne era l’impulso vigile e vivificante.

Verso gli 84 anni di età il declino, già gradatamente in atto, si accentuò con un’ invincibile inappetenza e il conseguente indebolimento fisico che le causò frequenti cadute, per fortuna senza fratture, e la costrinse all’uso più continuativo della carrozzella, perché sempre più malsicura nella deambulazione; finché il 14 giugno 2016 un’improvvisa ischemia vascolare rese urgente un’operazione chirurgica, superata la quale fu necessario il ricovero in un centro di riabilitazione. Si sperava in una ripresa, ma, ahimè, le forze fisiche erano troppo debilitate perché potesse rimettersi in piedi. Chi può dire la sua sofferenza nel trovarsi fuori del suo amato monastero, lontana dalla sua cara Comunità, anche se spesso la Madre o chi per lei andava a visitarla! Come sospirava in cuor suo il ritorno a casa, ma ben comprendeva che in quelle condizioni era impossibile, perciò se ne stava come un agnellino, silenziosa e interamente rimessa nelle mani di Dio e di coloro che la accudivano, soffrendo e offrendo tutta se stessa per la Comunità, il cui notevole assottigliamento era per lei una spina acutissima. Durante il soggiorno nel centro di riabilitazione venne a visitarla il fratello più giovane, quello al quale ella aveva fatto da mammina, unico superstite dei tre fratelli e si intrattenne con lei in un affettuosissimo colloquio, sicché, pur intuendone la prossima fine, se ne partì tutto consolato, portando con sé il ricordo dolcissimo di quella sorella che era sempre stata per lui, come per gli altri parenti, un raggio solare emanante luce di saggezza e calore di amore, ma di un amore divinizzato dal distacco religioso fedelmente vissuto. Passò il mese di luglio, passò la prima quindicina di agosto, finché un giorno a Suor Assistente, che la visitava in vece della novella Madre impossibilitata, disse con la flebile voce che le era rimasta: “Muoio, muoio” e poco dopo: “Non ne posso più” e ciò proferì con tanta dolcezza che ben si comprendeva come, lungi dall’essere un lamento, quelle parole erano un’apertura di cuore verso colei alla quale come a sua Madre non aveva mai nascosto nulla. “Muoio” disse, eppure non sembrava ancora così imminente la morte, ma certo il Signore la preavvisava. Difatti, appena qualche giorno dopo il male letale si manifestò in tutta la sua crudezza. E allora nuova corsa all’ospedale. Tentare un’altra operazione? I chirurghi sentenziarono che non sarebbe giovata a nulla date le condizioni della malata. Perciò un pronto dietro front la riportò al centro di riabilitazione in preda a fortissimi dolori, che costrinsero i medici all’uso della morfina. Le fu amministrato il Sacramento dell’Olio degli infermi (per la seconda volta in poco tempo) che ricevette con fervore, presente la Madre. Questa le stette accanto il più a lungo possibile in quegli ultimi giorni di vita. Era commovente vedere come Suor Anna Giuseppina mostrasse con il guardarla con tenerezza, con il tenerne stretta la mano e il baciarla spesso quanto gradisse quella presenza materna e insieme filiale, poiché la novella Madre era stata la sua prima novizia da Direttrice del Noviziato. All’alba del sabato – 20 agosto – mentre ancora regnava il silenzio notturno, esalò silenziosamente e dolcemente l’ultimo respiro. La Madonna era venuta a prendersi quella figlia che tanto l’aveva amata e onorata in vita: soave materna risposta al desiderio innumerevoli volte espresso con voce vibrante e trasporto d’amore nel canto preferito: “Maria, quanto sei bella … fammi venire in Cielo …”

Esposta la salma in Coro, vi fu un prolungato via vai di persone che venivano alla grata a dare l’estremo saluto a “Madre Anna”, memori e riconoscenti del bene da lei ricevuto. I funerali furono celebrati il 22 agosto, memoria liturgica della Beata Maria Vergine Regina. Numerosi i Sacerdoti concelebranti con il nostro Parroco, reverendo don Angelo Piccinelli, gremita la chiesa, molte le lacrime di commozione. Abbondanti anche le lacrime della nostra cara Madre che, dopo appena un trimestre di superiorato, si trovava ad accompagnare alla sepoltura proprio la sua amatissima e venerata Maestra e Madre. Ma nel dolore anche una piccola consolazione: infatti, poiché il sepolcreto di proprietà del monastero era in via di sistemazione, non si poté tumulare in esso la cara salma, che venne perciò provvisoriamente deposta nel loculo già da tempo acquistato dai genitori di nostra Madre per la figlia e tenuto in serbo per lei.

“O donna, davvero grande è la tua fede”. Quante volte anche la nostra cara Sorella si è resa meritevole di questo elogio del Signore nelle tante evenienze della sua lunga e laboriosa vita. E anche a noi piace considerarla grande non tanto per le alte cariche che ha ricoperto, quanto proprio per la grandezza della sua fede. È stata e rimane faro di luce!

Dio sia benedetto

Compendio della vita e delle virtù della nostra Sorella Suor Anna Giuseppina Sangalli




Solennità di San Francesco di Sales – il vescovo emerito Dante Lafranconi celebra la Santa Messa solenne

24 gennaio 2017, ricorrenza speciale per le nostre sorelle visitandine, festa del Santo Fondatore dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria, San Francesco di Sales.

I Vespri con adorazione hanno preceduto la celebrazione eucaristica delle 18,00 presieduta dal vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e concelebrata dai sacerdoti soresinesi, guidati dal parroco don Angelo Piccinelli, e della Zona Pastorale Terza. Una presenza, quella del vescovo Lafranconi, ancora più significativa per la ricorrenza del suo venticinquesimo di ordinazione episcopale.

Il parroco don Angelo Piccinelli, nel suo saluto di benvenuto e di ringraziamento, non ha mancato di sottolineare questo traguardo, contestualizzando nell’ambito della ricorrenza di San Francesco di Sales. Due Vescovi, due evangelizzatori che, ciascuno nel proprio tempo, hanno risposto alla chiamata del Signore e si sono messi al servizio della comunità, rendendo grazie al Signore per il loro ministero. Il parroco don Piccinelli non ha mancato di ricordare la figura di Francesco di Sales, vescovo di Ginevra che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino scegliendo come prima guida Giovanna Francesca Frémyot di Chantal.

Nella sua omelia, il vescovo Lafranconi ha condiviso con l’assemblea un ricordo: <<La grazia dell’episcopato, che 25 anni fa il Signore mi accordava, mi fa tornare alla mente che proprio a pochi giorni mia ordinazione mi ritirai all’interno del Monastero Visitazione Como. E’ bello che, a distanza 25 anni, la Visitazione torni sulla mia strada, qui, oggi, in questo Monastero. E non credo che sia un caso essere qui oggi>>.

Quindi, passando a commentare le Scritture, il vescovo Lafranconi ha accostato S. Paolo (una cui lettera è stata letta all’assemblea durante la liturgia) e S. Francesco di Sales: <<S. Francesco di Sales ha creduto fermamente che tutti i cristiani fossero chiamati alla santità e che questa prospettiva sia alla portata di tutti, perché Dio non chiama nessuno a mete non adatte alla propria portata o impossibili. La ricerca di questa grazia ci accompagna quotidianamente ed è bello rispondere a questa vocazione della santità e tendere al massimo, ad un amore (quello di Dio) senza limiti. E il cristiano mira all’alto, perché sa di essere amato da Dio. E S. Francesco Sales ci fornisce un esempio di questo cammino di santità. San Paolo e San Francesco di Sales, poi, sono stati due instancabili evangelizzatori; hanno cercato di tracciare cammini sicuri per la catechesi. Come loro, vi invito a ritrovare il gusto di approfondire la bellezza della fede cristiana, la conoscenza vera di Gesù. Non lasciamoci smarrire di fronte allo stile del nostro tempo che confida molto nella tecnologia>>.

Durante la celebrazione, una preghiera speciale è stata riservata ai giornalisti e agli operatori della comunicazione di cui San Francesco di Sales è patrono.

Audio omelia vescovo Dante

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“Beati voi. Felicità e avere il cuore di Dio”- Scuola della parola, zona Terza

La Zona pastorale III e l’Azione Cattolica propongono un percorso di Scuola della Parola (anno 2016/2017) dal titolo “Il segreto di una vita buona e bella” – Il discorso della montagna nel Vangelo di Matteo, incontri di Lectio Divina con Paola Bignardi.

Nel primo appuntamento, al Monastero di Soresina, dal titolo “Beati voi. Felicità e avere il cuore di Dio” al centro le Beatitudini (Matteo 5,1-12).

Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

 «Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
 Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
 Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
 Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
 Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
 Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
 Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.

 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.  Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

Lactio Divina, Paola Bignardi

La ricerca della felicità orienta le nostre scelte ed è insita in noi. “Gioia per sempre” è un desiderio che abita nel cuore di ciascuno di noi. Spesso ci chiediamo che senso abbia vivere, faticare, amare, portare avanti delle responsabilità se poi tutto è come un soffio. Il nostro desiderio di pienezza fugge e questo ci rende inquieti. Gesù nelle beatitudini ci indica la strada per la gioia piena secondo il Vangelo.  Le beatitudini sono un manifesto della gioia umana secondo il vangelo.

Beati i poveri in spirito… La gioia per la ricchezza materiale dura un giorno, mentre la gioia del Regno è quella vera. Quello è il vero tesoro.  Occorre distogliere lo sguardo dai falsi tesori, riconoscere e accettare i propri limiti, mentre invece spesso cerchiamo di mascherare le nostre mancanze. Solo chi si abbandona a Dio è felice, libero e possiede il Regno.
Beati gli afflitti… Come è possibile che chi è triste diventi gioioso? Cerchi la felicità e intorno c’è il dolore. Come fai a non rendertene conto, a non condividere la sofferenza che c’è? Dividi il dolore con gli altri. Ne ricavi la consolazione di avere un cuore più sensibile, capace di compassione. Noi crediamo che se una persona manifesta compassione sia debole. Papa Francesco a Lampedusa ce lo ha chiesto: “Adamo dove sei?” o ancora: “Dove è tuo fratello?”. Chi ha pianto per la morte di quei nostri fratelli? Abbiamo dimenticato il piangere, ma le lacrime ci fanno guardare le cose nel cuore.
Beati i miti… I miti sono fiduciosi in Dio anche nel dramma. Il Salmo 37 dice: “ Sta nel silenzio, davanti al Signore”. I miti sperano nel Signore, sanno che Dio è dalla loro parte. Credono nell’efficacia dell’amore a tutto accolgono.
Beati quelli che hanno fame… si danno da fare per costruire un mondo più giusto, ma senza prepotenza, da miti.
Beati i misericordiosi… Perdonano sempre come Dio. Una misericordia che sempre perdona. Dio da sempre la possibilità di ricominciare. In questo giubileo è cambiato qualcosa in noi?  Siamo più capaci di astenerci dal giudizio? Siamo arcigni? La buona notizia del Regno la comunichiamo? Siamo un po’ meno tristi? Dedichiamo tempo agli altri?
Beati i puri di cuore… Chi lo cerca col cuore potrà vedere Dio. Chi agisce con cuore pulito, semplice, trasparente, senza un cuore doppio. Chi agisce cosí ha un occhio luminoso! Vede la presenza del Signore con occhio limpido e vede Dio nella realtà del povero.
Beati gli operatori di pace… Sono felici quelli che si danno da fare per la pace. Hanno relazioni serene e vere. Dio fa toccare loro con mano che sono suoi figli. Rifiutano l’isolamento individualistico. Vedono l’umanità che cresce come famiglia.
Beati i perseguitati… Non produce applausi vivere secondo Gesù. Si trovano ostilità, ma possiamo affrontare tutto questo con Dio.
Chi vive secondo le Beatitudini sperimenta già il Regno!
Beati voi quando vi insulteranno… è anche esperienza di oggi. Quelli uccisi nel mondo. La scelta di credere ha dei prezzi! I giovani che credono vengono scherniti e isolati, temono di essere sbeffeggiati. Credere è una scelta non scontata, non è ovvia, è frutto di una scelta vera.
Rallegratevi ed esultate… Non essere triste! La felicità non è gioia spensierata! La nostra felicità è vivere come lui in lui. Significa avere una vita piena, avere in noi il cuore di Dio.

Nella situazioni quotidiane comuni ci sono tutte le Beatitudini. Esse ci spingono a vivere secondo la nostra umanità più profonda. L’annuncio bello del segreto della vita è possibile in fiducia del Padre. Le Beatitudini vanno lette secondo le situazioni che stiamo vivendo. Con occhi puri e spirito mansueto.

Quali sono le Beatitudini che mi interpellano adesso, in questi giorni?
Dove sto cercando la mia felicità in questo momento della mia vita? Dove la sto trovando? Che cosa mi fa sentire realizzato?
Tra le nove beatitudini ce n’è una proclamata e scritta per me, che devo individuare e realizzare, che ha in sé la forza di farmi più uomo, che con­tiene la mia felicità. Qual è?
Quanto mi convince questa “ricetta della felicità”, capovolta rispetto a quella ritenuta efficace nel mondo?

Lectio Paola Bignardi

Testimonianza Paola Bignardi pdf

Oltre alla Lectio, in tutte le serate c’è spazio per l’Oratio e per l’Actio. Quest’ultimo momento è di volta in volta tenuto da testimoni privilegiati dei luoghi ospitanti, in questo primo incontro l’Actio è stato proposto da una monaca visitandina.

Actio Monaca Visitandina

Testimonianza monaca visitandina pdf

Alcune foto   

La locandina pdf




Scuola della Preghiera – Zona pastorale III

I GIOVANI IMPARANO L’ARTE DI PARLARE CON DIO…alla scuola delle Beatitudini

Da venerdì 14 ottobre 2016, ore 20.45, presso il Monastero visitandino avrà inizio la Scuola della preghiera, promossa dalla zona III.

“L’arte di parlare con Dio” è il titolo di un opuscolo di S. Carlo Borromeo (scritto, tra l’altro, a Sabbioneta, nel Convento Cappuccino di Vigoreto, nel 1582) ed è il modo con cui l’autore definisce la preghiera. L’espressione, certamente originale, mette in evidenza come il cristiano, pregando, entri in una relazione diretta e personale con Dio. Per dialogare con il quale, tuttavia, è necessaria una vera e propria “arte”. Da imparare. Nella quale allenarsi. Meglio ancora: da esercitare. Alla quale bisogna essere iniziati. Per rimanere nella quale è utile essere accompagnati. Non che sia difficile pregare, e neppure complicato: ma poiché la sua sostanza è l’amore, si presta a molte interpretazioni e divagazioni… e perfino a qualche deviazione. In effetti, ci si può illudere di “conversare con Dio”, parlandosi addosso in un soliloquio sterile e narcisista. Così come è possibile dichiarare, in parole e gesti, una dedizione viscerale a qualcuno essendo, in realtà, innamorati solo di se stessi. Dunque, poiché amare è un’arte… anche pregare! Da cinque anni, a Soresina, è proposta, con alterna fortuna, una sorta di “scuola di preghiera” indirizzata soprattutto ai giovani: con la “pretesa” di instillare, nei ragazzi e nelle ragazze di oggi, il gusto di “parlare con Dio”. Ascoltando la sua Parola e adorando la sua Presenza. Facendo esperienza di un contatto vero, insomma. Personalmente e in gruppo. Un’opportunità che, ostinatamente, osiamo rilanciare ancora, convinti di rispondere ad un bisogno profondo, benché inespresso, dei nostri adolescenti. Al diritto che hanno di vivere “rimanendo in Gesù”. Interiormente uniti a Lui. Unificati in Lui. Sarà un itinerario di “apprendimento” dell’arte di pregare attraverso le beatitudini evangeliche: “Beati voi!”. Nel contesto, davvero speciale, del Monastero della Visitazione. Con il “supporto” biblico di don Marco d’Agostino. Ogni primo (o quasi) venerdì del mese a partire dal 14 ottobre. Destinatari? Tutti i giovani: assetati di abbeverarsi alle acque limpide del Mistero, o tormentati dalla voglia di “scoprire” Dio, o semplicemente… curiosi di verificare se sia davvero possibile che Dio “parli a noi come ad amici” (Conc. Vat. II, Dei Verbum, 2).

Locandina: Scuola Preghiera Giovani 2016_2017




Nella memoria di S. Agostino

“Fratelli carissimi, si ami anzitutto Dio e quindi il prossimo, perché sono questi i precetti che ci vennero dati come fondamentali.” S. Agostino

Viva  +  Gesù
Le monache della Visitazione hanno una devozione particolare per S. Agostino e ne festeggiano la memoria perché è il loro Legislatore. Esse militano infatti sotto la sua Regola. Regola che si apre con questo articolo:
               “Sorelle carissime, si ami anzitutto Dio e quindi il prossimo, perché sono questi i precetti che ci vennero dati come fondamentali”
e si conclude con questo auspicio:
              “Il Signore vi conceda di osservare con amore queste norme, quali innamorate della bellezza spirituale ed esalanti dalla vostra santa convivenza il buon profumo di Cristo, non come serve sotto la legge, ma  come  donne  libere sotto la grazia”.
S. Agostino, grande Padre e Dottore della Chiesa, ha sintetizzato la sua spiritualità in quella lapidaria espressione: 
                “Ama e fa’ ciò che vuoi”
S. Francesco di Sales, fondatore dell’Ordine della Visitazione, si pone sulla stessa linea, asserendo:
“Nella santa Chiesa tutto appartiene all’amore, vive nell’amore, si fa per amore, e viene dall’amore”
Perciò alle sue figlie raccomanda:
“Fate tutto per amore e niente per forza, ma tutto in forza del divino amore”.

Dio sia benedetto

S. Agostino Regola 2

La Regola di Sant’Agostino è la più antica regola monastica tramandata in occidente.
Agostino la scrisse intorno all’anno 397, ossia dopo essere stato consacrato vescovo di Ippona nel 395/396.

Nelle poche pagine che la compongono, Agostino intende trasmettere ai membri della sua comunità monastica i principi fondamentali della vita religiosa comunitaria. Nel testo è costantemente percepibile il fondamento biblico del suo messaggio. L’ideale della comunità cristiana di Gerusalemme delle origini viene portato come esempio per i valori spirituali fondamentali di amore e comunione. Ad Agostino non preme tanto di disciplinare le piccolezze della vita quotidiana, quanto di proporre l’atteggiamento di fondo dell’amore cristiano da cui scaturisce la vera comunità.

Sono complessivamente tre le regole, tramandate a loro volta in diverse versioni, che nel corso della storia sono state attribuite alla penna di Sant’Agostino. Si tratta della “Regola per le donne” (Regularis informatio), della “Regola per gli uomini” (Praeceptum) e della “Fondazione di un monastero” (Ordo monasterii). Negli ultimi decenni, ampie ricerche filologiche hanno dimostrato che solo il Praeceptum, in una versione per le donne e una per gli uomini, può essere attribuita con certezza ad Agostino.

 

La regola può essere scaricata qui: La Regola di S. Agostino



Suor Anna Giuseppina alla Casa del Padre

È tornata alla Casa del Padre suor Anna Giuseppina, visitandina del nostro amato Monastero….con un caro e affettuoso abbraccio e la preghiera vogliamo essere vicine alle care sue sorelle di clausura..

L’ultimo saluto terreno sarà Lunedi 22 agosto, festa della Beata Vergine Maria Regina, alle ore 10.45, nella chiesa del Monastero…ove già è possibile farle visita..




Un “prestito” speciale per il nostro Monastero

E’ un momento particolare per il nostro Monastero, non ultimo la convalescenza della Madre Maria Teresa da un’operazione, ora risolta…momento particolare che ha condotto alla decisione da parte della Madre federale di mandare due monache “in prestito”  alle nostre soresinesi.
Sono arrivate martedì 26 luglio suor Maria Amata dal monastero di Como e suor Maria Valeria da quello di Pinerolo. Staranno a Soresina per un periodo non ancora fissato e doneranno un aiuto prezioso.
Benvenute!




Solennità del Sacro Cuore di Gesù – Santa Messa mons. Oscar Cantoni, vescovo di Crema

“Questo Monastero è una benedizione per tutta questa vostra bella comunità avere come punto di riferimento questo luogo santo, un luogo che va mantenuto, che va cresciuto con la vostra presenza ma anche con qualche scelta di radicalità evangelica, di persone che si sentono chiamate dal Signore a vivere unicamente per Lui, in una vita spesa nella semplicità, nel nascondimento, nella povertà quotidiana.” (Mons. Oscar Cantoni – vescovo di Crema)

Una settimana di appuntamenti speciali per il Monastero visitandino, martedì 31 maggio la ricorrenza della Visitazione di Maria ad Elisabetta, le celebrazioni eucaristiche delle 7.00 e delle 18.00 molto partecipate hanno fatto sentire la vicinanza della comunità soresinese a questa piccola, ma “presente con energia”, famiglia claustrale.
Alla sera il Santo Rosario a conclusione del mese di maggio e premiazione per presenza al Fiore, una giovane e fresca testimonianza per tutti da parte di ragazzini che hanno animato la preghiera mariana nel mese a lei dedicato…premiate anche le nostre suore, per la loro costanza nella orazione dedicata alla Vergine e non solo..

Venerdì 3 giugno Solennità del Sacro Cuore di Gesù – “le Rivelazioni del Sacro Cuore di Gesù e il messaggio affidato a Margherita Maria Alacoque, religiosa della Visitazione di Paray-le-Monial (Francia), sono il sigillo di Dio sull’Ordine della Visitazione” – una giornata quindi densa di celebrazioni, con la Santa Messa mattutina, propria della ricorrenza, a seguire l’Adorazione Perpetua, nel pomeriggio la Benedizione (nel primo venerdì del mese) e la Celebrazione Eucaristica delle ore 18,00 a conclusione, presieduta da S. Ecc.za Mons. Oscar cantoni, Vescovo di Crema con il parroco don Angelo Piccinelli, il vicario don Andrea Piana e il collaboratore parrocchiale don Davide ottoni.

Le parole di saluto di don Piccinelli all’inizio della Santa Messa:

” Eccellenza grazie a nome delle monache della Visitazione, a nome mio e di tutti coloro che amano questo Monastero, grazie perché la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù è particolarmente casa alla spiritualità dell’Ordine della Visitazione, grazie perché prega con noi oggi, nella giornata della Santificazione sacerdotale per noi preti che abbiamo bisogno tanto della preghiera, anche della preghiera dei nostri fratelli e delle nostre sorelle laici per essere fedeli al nostro ministero, del mandato che abbiamo ricevuto. Grazie anche perché questa Eucarestia si inserisce in una serie di appuntamenti che vogliono mettere in evidenza con riconoscenza al Signore i 200 anni di presenza delle Sorelle della Visitazione qui a Soresina, 200 anni di grazia, di preghiera, di fedeltà, di spiritualità salesiana che ci rendono grati al Signore e che ci impongono di essere custodi gelosi di questo privilegio che abbiamo ricevuto e che non vogliamo perdere.”

Il vescovo Oscar ha ringraziato dell’accoglienza, lieto di essere presente, insieme alla comunità soresinese e visitandina, a benedire il Signore, soprattutto in questa festa del Sacro Cuore a Lui dedicato, unendosi come fratelli e sorelle che riconoscono l’amore del Signore, ringraziando e ricambiando l’amore ricevuto.

Queste le parole nell’omelia di mons. Cantoni :

“Incomincio a confessare pubblicamente il peccato di omissione, sono quelli che di solito nessuno confessa, sono 11 anni ormai che sono a Crema, ma non mi è mai capitata l’occasione, per quanto abbia avuto varie volte l’invito, di poter venire qui in questa casa, in questa chiesa che è così piena di preghiera, direi che tutte le mura di questo convento, di questa chiesa sono impregnate di preghiera e allora oggi ricevo una giusta assoluzione, credo..ma per la verità devo dirvi che non sono lontano dalla vita delle suore di clausura, soprattutto della Visitazione e ho una lunga storia che lo testimonia nella mia Diocesi di origine – pensate che ho commentato quasi tutti i salmi, mese per mese, alle suore di clausura della Visitazione e ancora ho accompagnato anche alcune ragazze che poi sono entrate in Monastero e questo credo che sia una delle più grandi grazie che ho ricevuto dal Signore – e allora ecco che non è nascosto a nessuno neanche la mia preferenza per il Santo Francesco di Sales, al quale sono molto devoto, sono stato più volte anche ad Anncey, in Francia, e anche al suo luogo di nascita, Thorens, dove egli ha ricevuto il battesimo e dove ha ricevuto anche la Consacrazione Episcopale, quindi credo di essere un amico anche di questo convento che risale appunto a 200 anni e credo sia una benedizione per tutta questa vostra bella comunità avere come punto di riferimento questo luogo santo, un luogo che va mantenuto, che va cresciuto con la vostra presenza ma anche con qualche scelta di radicalità evangelica, di persone che si sentono chiamate dal Signore a vivere unicamente per Lui, in una vita spesa nella semplicità, nel nascondimento, nella povertà quotidiana.

Ed è bello anche che questa mia presenza qui sia nel giorno in cui noi con tutta la chiesa facciamo memoria, del Sacro Cuore di Gesù..stamattina ho pensato subito appena ho aperto gli occhi ad un luogo altrettanto caro, che è Paray-le-Monial, dove appunto vi sono state le rivelazioni del sacro Cuore di Gesù e dove esercitata una grande devozione, uno dei paesi di Francia, uno dei pochi paesi di Francia in cui c’è ancora un luogo significativo anche per delle grandi adunate di persone che vogliono toccare con mano la Misericordia e la Bontà di Dio.

Tutto questo alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato dentro il grande Anno Santo della Misericordia, l’abbiamo saputo, l’abbiamo detto, l’abbiamo ascoltato da parecchio tempo ormai in questo anno, la Misericordia non è una qualità del Signore tra le tante, ma è l’Essenza di Dio..Dio si qualifica come Misericordia e la Misericordia del Padre si riflette nella vita, nella storia di Gesù che ha camminato con noi sulle strade della nostra storia e della nostra vita ed è bello che ciascuno di noi possa proprio alla luce anche di questa Parola del Signore, un Dio che ci cerca, un Dio che è preoccupato della nostra vicinanza con Lui..Lui che ha sete della nostra sete.

E’ bello che noi ricordiamo i grandi gesti dell’amore di Dio per noi, ciascuno di noi può elencarli, può scriverli perché non sono solo delle idee, sono dei fatti, sono delle persone, sono delle situazioni storiche, sono degli avvenimenti, sono dei momenti particolari in cui abbiamo sperimentato che Dio ci cerca, abbiamo sperimentato la sua premura, abbiamo sperimentato la sua tenerezza, abbiamo toccato con mano la sua vicinanza, abbiamo potuto gustare il suo perdono..quanti gesti attivi dell’amore di Dio per noi e celebrare il Sacro Cuore significa proprio chiedere la grazia di poter riconoscere l’amore di Dio attivo nella nostra vita, guidati dal Signore Gesù dentro una storia di una comunità cristiana, la nostra Santa Madre Chiesa e così noi riflettendo il Volto di Gesù, un volto mite, un volto pieno di tenerezza, di bontà, siamo chiamati a diventare anche noi misericordiosi, non solo un programma di vita, ma un programma che si traduce poi in gesti molto concreti, anche molto ordinari, molto quotidiani, ma attivi dentro la nostra vita appunto di tutti i giorni. Se è vero che noi vogliamo imitare Gesù, che è il volto della Misericordia di Dio, abbiamo bisogno di esercitare, come ci ha ripetuto tante volte papa Francesco, le Opere di Misericordia e ciascuno di noi ha occasioni più opportune nel corso della settimana, nel corso del mese, ma anche della giornata, di vivere delle relazioni con i nostri fratelli, con le nostre sorelle delle quali noi diventiamo testimoni della bontà di Dio, della premura di Dio, della tenerezza di Dio, dell’amore del Signore che ci rincorre e ci fa sentire amati e quando noi ci sentiamo amati…solo quando ci sentiamo amati allora siamo in grado di rispondere a questo amore e di ricambiare l’amore ricevuto, così che il nostro amore diventi donato.

Ci aiuti il Signore allora a crescere, a camminare in questa prospettiva, perché tutti noi, ma tutta la nostra comunità possa essere un punto di riferimento, dove sia visibile l’amore di Dio, dove l’amore di Dio possa essere toccato con mano attraverso appunto quei gesti semplici, umili che noi compiamo ogni giorno e che Dio moltiplica perché Dio moltiplica il bene che noi facciamo.  

Ci consoli allora il Signore e ci dia la forza di attuare tutti questi santi propositi. Amen.”

Photogallery Santa Messa

Lunedì 6 giugno il ricordo della Fondazione dell’Ordine visitandino avvenuta nel 1610, dove nella festa della SS. Trinità madre Giovanna Francesca di Chantal e le sue due prime figlie entrano nella piccola casa della Galleria, ad Annecy.
San Francesco di Sales mise nelle mani della Fondatrice un compendio delle Costituzioni scritte di suo pugno: “Seguite questa via, mia carissima Figlia – le disse – e fatela seguire da tutte quelle che il cielo ha destinato a seguire i vostri passi”. La Visitazione è fondata.