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Al Monastero di Soresina aperto dal vescovo emerito Lafranconi l’Anno giubilare visitandino

Si è aperto ufficialmente mercoledì 16 ottobre l’Anno giubilare per il centesimo anniversario della canonizzazione di santa Margherita Maria Alacoque e il Monastero della Visitazione di Soresina lo ha festeggiato con la Messa delle 18 presieduta dal vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi. Un’apertura che è un primo passo, in questo anno alacoquiano, per far conoscere al mondo il carisma visitandino e, in particolare, l’amore del Sacro Cuore di Gesù.

Introducendo la celebrazione il parroco don Angelo Piccinelli ha inquadrato questo eccezionale momento concesso da papa Francesco all’Ordine della Visitazione, ma anche a tutte le comunità che hanno la grazia della presenza di un monastero e della testimonianza della vita monastica e contemplativa.

Il vescovo Lafranconi, durante la sua omelia, ispirata a santa Margherita Maria, alla sua figura e al suo legame con il Sacro Cuore di Gesù, ha parlato del tema vocazionale, attualizzandolo, e della chiamata alla santità, una chiamata che riguarda tutti. Immaginando la figura di santa Margherita Maria oggi e a quale messaggio trasmetterebbe, il Vescovo ha detto: «La santità è quella parentela istituita da Dio con noi tramite il figlio Gesù. Dunque Dio è la forza trascinante della santità. Oggi tendere alla santità significa essere fedeli nel quotidiano, essere alla sequela del Signore Gesù, ispirati dalla Sua presenza e dalla Sua grazia. Questo ci chiede papa Francesco attraverso l’enciclica Gaudete et exultate, senza distrarci dal rispondere alla chiamata di Dio, qualunque essa sia».

L’apertura dell’anno giubilare è stata anche l’occasione per festeggiare il venticinquesimo di consacrazione alla vita claustrale di suor Maria Grazia Casnici che, dopo l’omelia del Vescovo, ha rinnovato i propri voti, alla presenza di tutte le consorelle e della comunità soresinese. Suor Maria Grazia si è affidata ai Santi fondatori e a santa Margherita Maria, discepola prediletta del Sacro Cuore di Gesù.

Prima della benedizione, il Vescovo emerito ha chiesto per tutti i presenti la grazia di «scoprire sempre più profondamente quanto Dio è amore, per arrivare alla santità» attraverso l’esempio e l’intercessione di santa Margherita Maria.

L’anno giubilare si chiuderà il 17 ottobre 2020 e a tutti coloro che varcheranno la porta del Monastero di Santa Maria a Soresina (come di qualunque altro monastero visitandino nel mondo) è accordata la grazia dell’indulgenza plenaria alle solite condizioni: essere in stato di grazia, confessarsi e comunicarsi nei venti giorni che precedono o che seguono, pregare secondo le intenzioni del Santo Padre. L’indulgenza sarà concessa in occasione di ricorrenze legate all’Ordine della Visitazione (festa di santa Margherita Maria Alacoque il 16 ottobre 2019 e 2020; solennità di santa Francesco di Sales il 24 gennaio 2020; giorno del 100° anniversario della canonizzazione di santa Margherita Maria il 13 maggio 2020; solennità della Visitazione della Vergine Maria il 31 maggio 2020; solennità del Cuore di Gesù il 19 giugno 2020; solennità di Santa Giovanna di Chantal il 12 agosto 2020) e ogni primo venerdì del mese.

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Giornate FAI di Autunno, il 14 e 15 ottobre apre le porte il Monastero della Visitazione

Foto Davide Bruneri

Il monastero della Visitazione di Soresina apre straordinariamente le porte in occasione delle Giornate FAI di Autunno (14 e 15 ottobre). Occasione ogni anno per raccontare alcuni luoghi poco noti ma di grande importanza storico-artistica sul territorio.

Le visite al Monastero della Visitazione avranno durata di circa 30 minuti con partenza ogni 30 minuti il sabato (dalle 10 alle 18 con l’ultimo ingresso alle 17:30) e ogni 20 minuti la domenica (dalle 13 alle 18 con l’ultimo ingresso alle 17:30).

In occasione delle Giornate FAI sarà consentita la visita anche agli ambienti inaccessibili al pubblico, con la possibilità di conoscere la realtà e i ritmi della vita di clausura: a partire dalla chiesa sarà possibile visitare gli spazi del parlatorio, del chiostro, del coro comunicante con la chiesa, la sala capitolare e infine la tipologia di cella monacale.

A Soresina per le Giornate FAI saranno visitabili anche Palazzo Zucchi Falcina e il Teatro Sociale; a Cremona la Loggia dei Militi e Palazzo Manna.

 

Il Monastero della Visitazione

Pienamente inglobato nel tessuto storico di Soresina, centro abitato che si sviluppa in posizione pressoché baricentrica tra le città di Cremona e Crema, si colloca il Monastero della Visitazione Santa Maria, la cui area di pertinenza si situa nel tessuto urbano in un ampio lotto e la cui facies si impone sulla scena urbana.

Le fonti riportano che nel 1811, nell’ambito delle soppressioni napoleoniche, suor Maria Gaetana Ferrari, priora del Collegio delle Vergini di Santa Chiara, insieme ad alcune consorelle non volle rinunciare all’osservanza religiosa che l’imperatore francese intendeva impedire. La sua perseveranza fu ricompensata e nel 1816 fu nelle condizioni di ottenere la riapertura del monastero, dedicato alla Visitazione di Maria. Fondato grazie al supporto e alla guida di suore provenienti dal monastero della Visitazione di Alzano Lombardo, il monastero soresinese mantiene ancora oggi, dopo oltre due secoli, la regola di piena clausura.

Tra i monasteri claustrali ancora attivi nella diocesi di Cremona, il Monastero della Visitazione Santa Maria di Soresina si caratterizza per l’estesa fronte che si sviluppa lungo via Cairoli, dall’impaginato sobrio e di stampo ottocentesco. La facciata della chiesa, il cui fronte risulta scandito da due coppie di lesene appoggiate su basi quadrangolari che inquadrano le aperture, emerge sui corpi laterali: l’ingresso è sovrastato da un rosone circolare, tra le due aperture una decorazione a rilievo rappresenta un cuore sacro circondato da una corona di spine. Completa la facciata la trabeazione con l’iscrizione “Sanctae Mariae Hospitae” ed il timpano. La parte pubblica della chiesa, ad una sola navata è impreziosita dalla volta decorata a stucco ed è separata dalla chiesa interiore riservata alle suore da una grata. L’aula interna, in cui si trova il coro, è voltata, seppur priva di decorazioni, in linea con i caratteri costruttivi tradizionali delle chiese monastiche. Il complesso è completato dal chiostro porticato al cui intorno si sviluppano gli spazi comuni quale il refettorio, il parlatorio, diverse cappelle, l’aula capitolare, gli ambienti di servizio e le semplici celle.




Alla Visitazione anche il Vescovo in preghiera davanti al Cuore di san Francesco di Sales

Nella mattinata di sabato 11 giugno, nel silenzio delle mura claustrali visitandine di Soresina, è arrivato il Cuore del fondatore san Francesco di Sales, accompagnato da madre Maria Natalina e suor Nazarena, del Monastero di Salò.

La reliquia è stata accolta alle 11 nella chiesa salesiana. È stata la superiora, madre Maria Teresa Maruti, a collocarla sull’altare, dove è rimasta durante il momento di preghiera guidato da don Enrico Strinasacchi, collaboratore parrocchiale a Soresina.

Commosse le persone presenti e consapevoli dell’occasione speciale che durerà tre giorni, fino alla partenza per il Monastero di Pinerolo lunedì 13 giugno dopo pranzo.

Commozione e raccoglimento anche nel pomeriggio nel canto del Vespro presieduto dal vescovo Antonio Napolioni. Alla celebrazione hanno preso parte anche il parroco di Soresina don Angelo Piccinelli, il collaboratore parrocchiale don Giuseppe Ripamonti, il vicario don Alberto Bigatti e il diacono permanente Raffaele Ferri.

«Quanto è attuale il messaggio che viene da quel Cuore – ha affermato monsignor Napolioni – per un vescovo, per i sacerdoti, per i diaconi, per le sue figlie, care monache della Visitazione, per le famiglie, per i genitori, gli educatori, per la comunità. Ed è bello che stasera ci siamo tutti: è un momento di chiesa semplice ma completa».

E continuando nell’omelia mons. Napolioni ha ricordato la figura di san Francesco di Sales e il suo cammino di vita e di fede.

A chiudere la giornata l’adorazione eucaristica serale, sempre nella chiesa del Monastero.

Domenica 12 giugno Messe alle 8 (in chiesa) e alle 10.30 (nel giardino del Monastero); nel pomeriggio alle 16.30 preghiera con adorazione del gruppo “La Dieci”.

Durante le tre giornate nella chiesa del monastero saranno possibili momenti di preghiera e venerazione personale davanti alla reliquia.

A caratterizzare la giornata di lunedì 13 in mattinata la visita e preghiera dei gruppi del Grest e alle 13 la partenza della reliquia per il Monastero di Pinerolo.

L’arrivo a Soresina della reliquia di san Francesco di Sales si colloca nell’ambito del Giubileo salesiano che commemora i 400 anni della morte del fondatore dell’Ordine della Visitazione (1622 – 2022); per questo la federazione dei monasteri della Visitazione del nord Italia ha proposto la “peregrinazione” del cuore integro del fondatore dell’ordine tra le comunità delle sue figlie spirituali.

Donatella Carminati

 

La reliquia di san Francesco di Sales

Nonostante il corpo del Santo riposi ad Annecy (Savoia), il suo “muscolo cardiaco”, trovato “grande, sano e completo” nell’operazione di imbalsamazione, venne affidato, per essere custodito come un tesoro prezioso, alle monache Visitandine di Lione, presso le quali il fondatore aveva trascorso gli ultimi giorni della sua vita: il cuore, conservato in uno splendido reliquiario d’oro donato da Luigi XIII re di Francia, nella ricognizione ufficiale del 1658 richiesta da Papa Alessandro VII, risultò “incorrotto, in ottimo stato ed effondente un profumo gradevole e penetrante”. A motivo delle turbolenze innescate dalla Rivoluzione francese, il 10 agosto 1792 le monache di Lione ripararono a Mantova portando con sé la reliquia. Una “quiete” di breve durata: nell’aprile 1796, infatti, Napoleone Bonaparte valicava le Alpi imperversando nella Pianura padana. Le claustrali, incalzate dall’esercito francese, portando con sé il cuore del loro Padre, fuggirono in Boemia, quindi a Vienna e finalmente, nel 1801, a Venezia. Ma poiché anche il monastero veneziano di san Giuseppe, appartenente, secondo le leggi del tempo, al demanio, rischiava la soppressione, le “eredi” del Salesio, per suggerimento di Papa Pio X, nel 1913 si trasferirono a Treviso per costituire una nuova Comunità: presso la quale, ancora oggi, è conservato e onorato il “segno carnale della dolcezza e della carità soprannaturale” del fondatore. Il cuore, paterno e materno, di Francesco di Sales, in effetti, fu il “motore” non solo di sentimenti genuini e umanissimi, ma anche di un dinamismo pastorale irrefrenabile, di un ottimismo realistico e incoraggiante, di un eroismo sorridente ma non stralunato; insomma, di un amore perfetto e concreto.

In una delle sue lettere il santo scrive di sé, quasi per giustificarsi: «È un fatto reale: non c’è nessuno al mondo, almeno così io penso, che voglia bene più cordialmente, più teneramente e, per dirlo in tutta sincerità, con un amore più grande del mio; ed è Dio che mi ha dato un cuore fatto così». Ecco, dunque, il segreto del più “amabile” tra i maestri spirituali: “un cuore fatto così”. Che ama sempre e comunque. Attingendo dall’Amore Eterno, che “arde e non si consuma”. Ma per l’anima “filotea”, cioè “amante di Dio”, l’invito a “partire dal cuore” rappresenta anche un’indicazione strategica: «Non ho mai potuto approvare il metodo di coloro che, per riformare l’uomo, cominciano dall’esterno, dal contegno, dagli abiti, dai capelli. Mi sembra, al contrario, che si debba cominciare dall’interno… Il cuore, essendo la sorgente delle azioni, esse sono tali quale è il cuore… Chi ha Gesù nel cuore, lo ha, subito dopo, in tutte le azioni esteriori». In effetti, secondo la Bibbia, il cuore è un organo “centrale” non solo nell’anatomia del corpo, ma anche nella struttura della personalità: vi hanno sede i sentimenti e le emozioni, ma soprattutto vi si elaborano le scelte della vita. Può essere limpido o perverso. Di carne o di pietra. E i puri di cuore, solamente loro, riescono a “vedere” Dio! La reliquia del cuore integro e incorrotto di san Francesco di Sales che sarà ospitato presso il monastero soresinese renderà visibile, pertanto, l’urgenza personale, comunitaria e mondiale di “ricominciare dal cuore”, dove arde la fiamma viva dello Spirito d’amore.




Alla Visitazione invito del Vescovo al silenzio, perché la temperatura del cuore sia quella giusta per accogliere il dono di Dio

Nella mattinata del 22 dicembre, quarta domenica di Avvento, il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato l’Eucaristia a Soresina, nella chiesa del monastero della Visitazione. Una consuetudine, quella della visita del Vescovo alla due comunità claustrali presenti in diocesi (oltre a quella Visitazione quella Domenicana, che monsignor Napolioni visiterà la vigilia di Natale).

Non una formalità istituzionale, quanto piuttosto «una necessità della Chiesa». Lo ha sottolineato proprio monsignor Napolioni, evidenziando il bisogno «delle nostre anime metterci in silenzio, in attesa profonda, in stato di ultimo Avvento». Nelle giornate in cui fervono gli ultimi preparativi per banchetti e regali, il Vescovo ha invitato a non fermarsi al clima esterno del Natale, augurandosi che davvero «la temperatura del cuore sia quella giusta per accogliere il dono di Dio».

La Messa è stata concelebrata dal parroco di Soresina don Angelo Piccinelli, dal segretario vescovile don Flavio Meani e monsignor Giuseppe Quirighetti, soresinese che dalla scorsa estate opera in Australia presso la segreteria della Nunziatura apostolica. Ha servito all’altare il diacono permanente Raffaele Ferri, alla presenza anche del seminarista Valerio Lazzari, che quest’anno presta servizio domenicale in parrocchia.

Omelia del Vescovo

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Al Monastero della Visitazione chiuso il Giubileo imparando da san Francesco di Sales ad ascoltare e parlare

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Ascoltare e parlare. Normalità per ciascuno, ma atteggiamenti che diventano vera e propria missione di annuncio per il cristiano e di impegno professionale per quanti operano nel campo della comunicazione. Su questi due termini si è in particolare soffermato il vescovo Antonio Napolioni durante la solenne celebrazione eucaristica presieduta nel pomeriggio di martedì 24 gennaio a Soresina, nella chiesa del monastero di clausura della Visitazione. L’occasione è stata la festa del fondatore, san Francesco di Sales, che è anche patrono dei giornalisti. Per questo a gremire la chiesa di via Cairoli, insieme a tanti soresinesi e sacerdoti della zona, c’erano anche giornalisti e direttori di testate locali che hanno risposto all’invito dell’Ufficio Comunicazioni della Diocesi e della Comunità claustrale a vivere questo anniversario che è coinciso con la chiusura dell’Anno giubilare dedicato a san Francesco di Sales in occasione del quarto centenario della morte (28 dicembre 1622).

Proprio per questa significativa circostanza al Monastero di Soresina, come a tutte le comunità Visitandine del mondo, è stato fatto dono di una reliquia del fondatore: un pezzo del cuore del vescovo e dottore della Chiesa, esposto per l’occasione alla devozione dei fedeli nell’altare laterale della chiesa in cui si trova la statua del santo.

Circostanze significative ricordate, all’inizio della celebrazione, dal parroco di Soresina, don Angelo Piccinelli, che nel proprio saluto ha tracciato il profilo umano e spirituale di san Francesco di Sales, sottolineando anche il suo essere in qualche modo pioniere dell’ecumenismo (la ricorrenza di san Francesco di Sales si colloca nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani) per la sua attività di evangelizzatore, attraverso foglietti che distribuiva porta a porta, in un territorio a forte presenza calvinista.

Una gratitudine per la sua «genialità pastorale» sottolineata subito dopo anche dal Vescovo, che ha auspicato che i suoi frutti possano continuare per altri 400 anni, ma nella consapevolezza che «dipende da come passiamo il testimone».

L’attenzione quindi è andata alle monache della Visitazione, alla famiglia Salesiana (cui monsignor Napolioni è legato a motivo della propria formazione) e a chi è impegnato nel campo della comunicazione e «vuole essere servitore della verità». Compito non facile in un contesto segnato da una comunicazione spesso aggressiva e opportunista. Come anche Papa Francesco ha in questi anni denunciato, invitando a «buona comunicazione», per la quale è necessario «andare e vedere» e «ascoltare», come ha ricordato il Papa nei messaggi per le Giornate della comunicazione sociale degli anni scorsi. Solo così si può poi «parlare con il cuore», come invita a fare nel messaggio per la Giornata mondiale del prossimo 21 maggio nel messaggio come tradizione diffuso proprio nella festa di san Francesco di Sales.

Nell’omelia in particolare il Vescovo ha preso spunto dal testo Filotea. Introduzione alla vita devota, don san Francesco di Sales, per porre alcune sottolineature, rivolte alla Chiesa, ai comunicatori, ma valide anche per l’intera società, invitando a una preziosa sosta di riflessione, in un mondo caratterizzato da tempi frenetici, anche dal punto di vista comunicativo, mettendo a freno reazioni istintive , dandosi il metodo della cautela e il tempo dell’approfondimento. Dunque «ascoltando e parlando con il cuore – ha detto il Vescovo rifacendosi ai messaggi del Papa – comunicando la verità».

Riprendendo l’invito di san Francesco di Sales a essere devoti alla Parola di Dio, monsignor Napolioni ha invitato a un ascolto capace di «accogliere nel cuore» per «trarne profitto». Un vero e proprio dono da accogliere, per poi trafficarlo con «umiltà e dolcezza» ha detto riprendendo l’immagine del sacro crisma, con l’olio di olivo e il balsamo che rappresentano le due virtù di Cristo: la mitezza e l’umiltà di cuore.

Il terzo stimolo il Vescovo l’ha voluto offrire per rispondere alla domanda: come parlare? E come parlare di Dio? E riprendendo ancora un passo di Filotea ha sottolineato come «se sei molto innamorato di Dio parlerai molto di lui», richiamando anche l’immagine di san Francesco d’Assisi, che secondo la tradizione era solito passare la lingua sulle labbra dopo aver pronunciato il nome di Dio, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole. Da qui l’invito a un tono comunicativo che deve avere il tono della dolcezza, carità e umiltà.

La celebrazione, concelebrata dal parroco e dal vicario zonale don Gianbattista Piacentini, dal coordinatore dell’area pastorale “Comunicazione e cultura” della Curia don Federico Celini e dal direttore di TeleRadio Cremona Cittanova mons. Attilio Cibolini insieme a diversi sacerdoti della zona, è stata accompagna con il canto dal coro Psallentes di Soresina.

 

https://www.diocesidicremona.it/comunicazioni-papa-francesco-non-temere-di-proclamare-la-verita-anche-scomoda-24-01-2023.html




Al Monastero della Visitazione festa per san Francesco di Sales con l’apertura dell’anno giubilare

Si è aperto lunedì 24 gennaio presso il Monastero della Visitazione di Soresina l’anno giubilare Salesiano, che proseguirà sino al 28 dicembre. L’occasione è stata la festa liturgica di san Francesco di Sales, fondatore dell’ordine claustrale e patrono dei giornalisti. Per l’occasione nel pomeriggio la solenne Eucaristia è stata presieduta da mons. Domenico Sigalini, vescovo emerito di Palestrina. Con lui hanno concelebrato il parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e gli altri sacerdoti della parrocchia: don Alberto Bigatti, don Giuseppe Ripamonti e don Enrico Strinasacchi, insieme anche all’ex vicario don Andrea Piana e con il servizio all’altere affidato al diacono permanente Raffaele Ferri.

La celebrazione è stata introdotta dal saluto del parroco don Piccinelli che ha ricordato come la figura di san Francesco di Sales sia, per i soresinesi, sinonimo di fondatore della locale comunità Visitandina: una presenza discreta ed efficace che accompagna le vicende personali, familiari e collettive dei soresinesi da oltre due secoli. E ha aggiunto: «È significativo come, in occasione della posa della targa in memoria delle vittime del Covid, gli intervenuti, a partire dal sindaco, abbiamo rivolto espressioni di speciale riconoscenza e riguardo alle monache che con la loro preghiera e vicinanza spirituale hanno ossigenato le ragioni della nostra speranza, mentre la corsa del contagio rischiava di travolgere tutti nella disperazione. Nei mesi della paura e dello smarrimento, la chiesa del Monastero è diventata il catalizzatore delle angosce di tutti e il cuore pulsante della speranza che viene da Dio». Proprio per l’importanza spirituale delle monache, il parroco ha chiesto il dono di nuove vocazioni per mantenere viva la comunità claustrale.

Il vescovo Sigalini nella sua omelia ha sottolineato come Gesù sia il vero centro della vita e ja proposto alcune strade per permettere di ritrovare la giusta direzione nella vita di ogni cristiano. «La speranza – ha detto – è poter avere qualcuno che ci dia luce, convinzioni difficili da vivere, ma vere. Oggi siamo arrabbiati con la vita, con la pandemia che non ci dà tregua. Non siamo più capaci di darci fiducia, ma Dio non ci abbandona». Quindi, passando dalla riflessione delle Sacre Scritture alla celebrazione di san Francesco di Sales, ha aggiunto: «Oggi vi invidio, questa festa perché san Francesco di Sales è un uomo affascinante, ha una purezza celestiale; di lui colpisce la sua mitezza, la sua carità. Non urta mai con frasi severe, ma non fa sconti e non è ambiguo sulla verità. La prima misericordia, la più grande carità da fare è la verità. Vuole formare anime forti, a partire dalla donna che ritiene per natura un’innamorata di Dio. È convinto che la santità sia per tutti e trasmette questo messaggio. Ama l’uomo e lo vede redento da Dio, ma lo ama perché, prima di tutti, ama follemente il Signore, infatti l’umanesimo di san Francesco di Sales ha al centro Gesù». Il vescovo emerito di Palestrina ha quindi concluso l’omelia con un messaggio, anzi un monito per le monache della Visitazione: «Ora vi incombe la responsabilità di far bruciare l’amore di Dio nel mondo. In questo anno giubilare il vostro compito è far conoscere e amare san Francesco di Sales».

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Biografia di San Francesco di Sales

Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.

Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.

A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.

L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi.

Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione.

 

Il giubileo salesiano … per recuperare l’ottimismo

Tra il 24 gennaio e il 28 dicembre 2022 corre l’anno “giubilare”, cioè di grazia, per i figli e le figlie spirituali di san Francesco di Sales, universalmente riconosciuto come il santo dell’umanesimo cristiano, ovvero dell’ottimismo realista ma irriducibile. Un “giubileo dell’ottimismo”, cioè della speranza e della fiducia, in tempo di pandemia, è esattamente quello di cui abbiamo bisogno. Secondo il Salesio un credente deve essere ottimista: “per fede” più che per carattere. Per chi crede, infatti, “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8, 28). In questo modo l’ottimismo diventa virtù. La questione, pertanto, non è se il mondo di oggi sia così buono da poter essere amato o talmente cattivo da dover essere odiato. È vero, invece, il contrario: che se amiamo l’umanità, cioè la società e, nel dettaglio, la Comunità soresinese cui apparteniamo … la renderemo certamente migliore; se la ignoriamo, contribuiremo alla sua inesorabile deriva. Come osserva acutamente l’intellettuale inglese convertito dall’ateismo G. K. Chesterton (+ 1936): “Gli uomini non amarono Roma perché era grande; Roma fu grande perché gli uomini la amarono” (“Ortodossia, cap. V). Un “semenzaio” di ottimismo e fiducia, nel nostro contesto cittadino, è certamente la Comunità claustrale della Visitazione: il regalo più bello che, da oltre duecento anni, san Francesco di Sales offre a Soresina. Una famiglia monastica è una grazia speciale ed un privilegio che non ha uguali: ne siamo consapevoli e profondamente riconoscenti al Signore. Ma non ci sfugge l’enorme responsabilità che ne deriva: a non sciupare un’esperienza tanto stimolante e provocatoria, la cui indole contemplativa sollecita, in tutti e in ciascuno, la coscienza di dover continuamente “ripartire da Dio”, tenendo fisso lo sguardo al Regno di Dio cui aspiriamo e verso cui siamo incamminati. Da lì, infatti, dal cielo “squarciato” invocato dagli antichi profeti e aperto per sempre e per tutti da Cristo Gesù, derivano la rugiada, la luce, la speranza per il nostro cammino. Un anno con S. Francesco di Sales ci aiuterà, non “nonostante”, ma attraverso la pandemia, trasformata, in “occasione” per mare di più, a recuperare l’entusiasmo del bene, la bellezza del vivere come famiglia dei figli di Dio, la gioia del Vangelo con cui contagiare vicini e lontani … Ci convincerà a prendere finalmente sul serio le parole di papa Francesco: “Non dobbiamo avere paura della bontà e della tenerezza”.

 

 




Al monastero della Visitazione festa per il fondatore san Francesco di Sales insieme all’arcivescovo Brugnaro

Il 24 gennaio, a Soresina, è stato festeggiato san Francesco di Sales: una ricorrenza molto speciale per la comunità soresinese, perché il carisma del vescovo di Ginevra (che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino) ha portato a Soresina una comunità claustrale presente dal 1816. La celebrazione è avvenuta proprio presso la chiesa del Monastero di Santa Maria, alle 16, alla presenza mons. Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche, che ha celebrato la Messa solenne accanto al parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e a don Enrico Maggi, incaricato diocesano per la Pastorale delle comunicazioni sociali. Non solo, la ricorrenza di San Francesco di Sales è stata l’occasione per festeggiare il 25° di consacrazione di suor Maria Adriana Messina e assistere al rinnovo dei sui voti claustrali.

Il parroco ha introdotto la celebrazione per ringraziare il vescovo Brugnaro: «Le siamo particolarmente riconoscenti per essersi unito al “magnificat” di suor Adriana, che ha messo il suo cuore a quello di Gesù e che ha scelto di servirLo nascosta agli occhi del mondo per 25 anni. Oggi ricordiamo san Francesco di Sales, profeta del dialogo ecumenico, comunicatore e evangelizzatore: affidiamoci a lui come guida per recuperare la voglia di essere santi gratitudine e ringraziamo per il carisma che le consorelle Visitandine incarnano e ci ricordano. Da parte nostra, ricordiamo loro che la chiesa conta sulla loro preghiera».

La risposta del Vescovo è stata immediata: ha ringraziato don Angelo per le sue parole e per avergli fatto raggiungere finalmente Soresina che per lui ha un significato e un legame per il vescovo Antonio Napolioni – di cui ha portato i saluti – e per l’Ordine Visitandino.

Nella sua omelia monsignor Brugnaro ha ringraziato il Signore per la fedeltà di suor Maria Adriana che ha conosciuto al monastero milanese.  Poi il sui messaggio è stato interamente dedicato alla vita contemplativa e a san Francesco di Sales: «La vocazione contemplativa è un’esperienza non facile, ma sublime. Da stimare. Chi sceglie la vita contemplativa deve scegliere la parola con la “P” maiuscola, cioè la Parola di Dio. Questa vita offre un grande servizio: mettere le persone di fronte alla parola di Dio e confrontare così la propria vita con questa parola, perché la parola è carica di una grazia speciale che è il dono dello Spirito Santo, il discernimento. Così possiamo comprendere cosa vuole il Signore da noi e dunque a cosa siamo chiamati. Pregare per gli altri, come fanno le claustrali, è donare il discernimento, è pregare perché ciascuno comprenda a quale progetto divino è destinato. San Francesco di Sales fu un grande comunicatore; seppe dare alla sua vita spirituale una solidità tale da non perdersi mai d’animo, sempre ispirato a mitizza, dolcezza, dedizione e amore, crescendo in una devozione autentica, nella penitenza e affidandosi allo Spirito Santo. Oggi Dio si aspetta da noi che sappiamo trasmettere la fede attraverso le soluzioni più opportune, secondo le modalità richieste dal tempo in cui viviamo, ovvero che trasmettiamo quanto è bello conoscere Gesù, quanto è bello essere amati da lui e quanto è bello testimoniarlo secondo i doni che dà a ciascuno di noi».

Durante la celebrazione suor Maria Adriana ha rinnovato i propri voti e, prima della benedizione finale, don Angelo Piccinelli ha letto la speciale benedizione di papa Francesco per questo importante traguardo. Gli applausi hanno avvolto, come un abbraccio, suor Maria Adriana.

Dal 3 novembre 2017, proveniente da Milano con altre tre Consorelle (suor Maria Maddalena, suor Maria Carla, suor Maria Grazia), suor Maria Adriana è entrata a far parte non solo della comunità monastica soresinese, ma, a pieno titolo, della nostra famiglia parrocchiale. «Oggi constato, senza retorica, – ha detto il parroco al termine della Messa – che la loro presenza è, davvero, un dono impagabile e, per tutti, una ricchezza senza paragoni. Ha proprio ragione papa Francesco che, nella Costituzione apostolica sulla vita contemplativa femminile Vultum Dei quaerere (Cercare il volto di Dio) confessa alle Claustrali del mondo: “Carissime Sorelle contemplative, che ne sarebbe, senza di voi, della Chiesa?”. Oso imitare il Santo Padre per dichiarare, altrettanto sinceramente, alle nostre Salesiane: “Carissime Sorelle contemplative, che ne sarebbe, senza di voi, di Soresina?”».

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Soresina, il Vescovo al Monastero della Visitazione

Domenica 19 dicembre il vescovo Antonio Napolioni ha fatto visita alla comunità claustrale di Soresina, consueto appuntamento nei tempi forti, come in Quaresima e appunto in Avvento. Una visita per portare gli auguri suoi personali e di tutta la Diocesi alle otto monache visitandine che hanno accolto il vescovo con molta gratitudine.

Un incontro iniziato con la Messa presieduta dal vescovo alle 8 nella chiesa monastica di via Cairoli insieme al parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e al segretario vescovile don Flavio Meani, con il seminarista Fabrice, per il secondo anno ospite a Soresina nei fine settimana, che ha prestato servizio all’altare.

«Il saluto del Signore a tutti voi, alle sorelle visitandine, caro don Angelo – le parole del vescovo all’inizio della Messa -. Possiamo gioire anticipatamente, pregustare, accendere il desiderio, disporre l’anima, il cuore, la vita, al dono al quale non dobbiamo fare l’abitudine: fare il confronto con gli altri Natali è peccato. È un dono nuovo, sempre nuovo, sempre più vero, sempre più vicino è il compiersi delle promesse di Dio».

Una riflessione proseguita nell’omelia, con rifermento anche a san Francesco di Sales e santa Giovanna Francesca de Chantal, fondatori dell’ordine della Visitazione.

«Non c’è luogo più adatto di questo, il Monastero della Visitazione, per accogliere il vangelo della IV domenica di Avvento dell’Anno C. La liturgia ci prepara al Natale facendoci riscoprire il valore di questa visita, del visitare: Maria che non pensa solo alla sua gravidanza, straordinaria, sconvolgente, divina e umanissima nello stesso tempo, ma va ad aiutare la cugina. Un incontro tra l’attesa del mondo che si riassume nel grembo di Elisabetta e il Dono di Dio, il Salvatore, custodito nel grembo di Maria».

Dopo la celebrazione un’incontro informale tra il vescovo e le monache riunite in parlatorio è stato l’occasione per scambiarsi gli auguri e per un confronto fraterno che ha visto monsignor Napolioni raccontare del nuovo Museo diocesano, con l’attenzione andata anche al Monastero della Visitazione di Milano, da cui provengono quattro delle otto monache soresinesi a seguito di un riassetto delle comunità visitandine, oggi affidato all’Ordine dei Fatebenefratelli per le loro opere sociali e caritative.

Un momento molto fraterno a cui si sono aggiunti per un saluto anche i sacerdoti della parrocchia: il parroco don Angelo Piccinelli, il vicario don Alberto Bigatti, i collaboratori do Giuseppe Ripamonti e don Enrico Strinasacchi, insieme al seminarista Fabrice.

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I luoghi della clausura del Monastero della Visitazione eccezionalmente aperti ai visitatori con il Fai

Sabato 14 e domenica 15 ottobre un evento più unico che raro ha coinvolto il Monastero della Visitazione Santa Maria di Soresina. Questo luogo di clausura, dove solitamente è possibile partecipare alla celebrazioni nella chiesa del convento o incontrare le monache nei parlatori, grazie a una deroga speciale del vescovo di Cremona ha aperto le proprie porte ai visitatori in occasione delle Giornate d’Autunno del Fai.

Una apertura speciale resa possibile dalle guide del Fondo per l’Ambiente Italiano che ogni mezz’ora hanno proposto una visita guidata attraverso luoghi normalmente di ritrovo e di vita per le sole monache: spazi, dunque, solitamente inaccessibili.

Il percorso, dopo il ritrovo fuori dalle mura per una breve preparazione, ha condotto i gruppi (sempre numerosi) nella chiesa per un cenno al luogo e alla storia di san Francesco di Sales, fondatore dell’Ordine, e di suor Margherita Maria Alacocque, particolarmente devota al Sacratissimo Cuore di Gesù.

Ripercorrendo il corridoio la visita continuava quindi verso il “Coro monastico”, la grande sala con grata dove le monache seguono le celebrazioni e dove si ritrovano in vari momenti della giornata per pregare insieme la liturgia delle Ore.

Ulteriore tappa nella “Sala capitolare”, posta esattamente sopra il Coro monastico, che insieme al chiostro e alla chiesa rappresentano i luoghi più importanti: nella sala capitolare le monache si congregano per prendere le decisioni sulla gestione della comunità.

Andando avanti nella visita si giungeva a una delle cella del monastero, esempio di come sono le stanze che accolgono le monache salesiane. Sopra a ogni porta alcune scritte, riferimenti a precetti e regole care all’Ordine. Le camere sono spartane e riconducono all’essenzialità della vita claustrale.

Scendendo verso i corridoi intorno al chiostro l’ultimo aneddoto: la campanella con l’elenco per chiamare le monache e i compiti loro assegnati, ancora oggi in uso dalle otto claustrali ospiti nel monastero.

La superiora, madre Maria Teresa Maruti, sempre presente nell’accogliere e nel salutare i gruppi alla fine del tragitto, si è detta stupita ma anche felice di ciò che ha potuto legge sul viso dei partecipanti e che ha sentito nelle parole di qualcuno che si è avvicinato per un saluto o una domanda. Comune a tutti, credenti o non, è stato il “sentire” la tranquillità, la spiritualità, il valore dell’essenzialità che si percepisce nel monastero di Soresina, anche senza vedere le altre monache, nei due giorni ritirate in altri luoghi della clausura.

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Il Monastero della Visitazione

Pienamente inglobato nel tessuto storico di Soresina, centro abitato che si sviluppa in posizione pressoché baricentrica tra le città di Cremona e Crema, si colloca il Monastero della Visitazione Santa Maria, la cui area di pertinenza si situa nel tessuto urbano in un ampio lotto e la cui facies si impone sulla scena urbana.

Le fonti riportano che nel 1811, nell’ambito delle soppressioni napoleoniche, suor Maria Gaetana Ferrari, priora del Collegio delle Vergini di Santa Chiara, insieme ad alcune consorelle non volle rinunciare all’osservanza religiosa che l’imperatore francese intendeva impedire. La sua perseveranza fu ricompensata e nel 1816 fu nelle condizioni di ottenere la riapertura del monastero, dedicato alla Visitazione di Maria. Fondato grazie al supporto e alla guida di suore provenienti dal monastero della Visitazione di Alzano Lombardo, il monastero soresinese mantiene ancora oggi, dopo oltre due secoli, la regola di piena clausura.

Tra i monasteri claustrali ancora attivi nella diocesi di Cremona, il Monastero della Visitazione Santa Maria di Soresina si caratterizza per l’estesa fronte che si sviluppa lungo via Cairoli, dall’impaginato sobrio e di stampo ottocentesco. La facciata della chiesa, il cui fronte risulta scandito da due coppie di lesene appoggiate su basi quadrangolari che inquadrano le aperture, emerge sui corpi laterali: l’ingresso è sovrastato da un rosone circolare, tra le due aperture una decorazione a rilievo rappresenta un cuore sacro circondato da una corona di spine. Completa la facciata la trabeazione con l’iscrizione “Sanctae Mariae Hospitae” ed il timpano. La parte pubblica della chiesa, ad una sola navata è impreziosita dalla volta decorata a stucco ed è separata dalla chiesa interiore riservata alle suore da una grata. L’aula interna, in cui si trova il coro, è voltata, seppur priva di decorazioni, in linea con i caratteri costruttivi tradizionali delle chiese monastiche. Il complesso è completato dal chiostro porticato al cui intorno si sviluppano gli spazi comuni quale il refettorio, il parlatorio, diverse cappelle, l’aula capitolare, gli ambienti di servizio e le semplici celle.




Madre Maria Teresa Maruti riconfermata priora della Visitazione di Soresina

Foto di gruppo delle Visitandine dopo l’elezione: madre Maruti è la quarta da sinistra

Le monache claustrali del Monastero della Visitazione di Soresina hanno riconfermato madre Maria Teresa Maruti priora della comunità per il triennio 2019/2021. Originaria proprio di Soresina e nel monastero della Visitazione dall’età di 19 anni, madre Maruti è prossima a tagliare il traguardo di 46 anni di clausura il prossimo luglio.

L’elezione si è svolta sabato 1° giugno, nel pomeriggio, all’interno del Monastero della Visitazione, nel coro adiacente alla chiesa di Santa Maria, alla presenza del vescovo di Cremona Antonio Napolioni e del parroco di Soresina don Angelo Piccinelli.

Le otto monache si sono preparate a questo momento con la preghiera e con il silenzio. Infatti, secondo la regola Visitandina, non è consentito alle claustrali parlare dell’elezione, esprimendo in anteprima la propria preferenza per la futura Madre.

Il rito dell’elezione è cominciato con il canto del Veni Creator Spiritus, quindi il voto segreto e lo scrutinio, di cui il Vescovo è stato testimone e garante. Completato lo spoglio, è seguita la proclamazione di madre Maria Teresa Maruti, cui il Vescovo ha consegnato simbolicamente la chiave del Monastero. La conclusione della cerimonia con il canto dell’Ave Maris Stella e del Laudate Dominum.

Mons. Napolioni è stato il primo a complimentarsi con madre Maria Teresa Maruti, che ha ricevuto dal Vescovo una speciale benedizione. Anche il parroco don Piccinelli non ha mancato di congratularsi con la priora.

In un clima familiare, il Vescovo si è fermato a colloquiare con le monache. E proprio in questo contesto è emerso il tema delle vocazioni con il Vescovo e le claustrali che hanno confermato il proprio impegno di preghiera per le vocazioni, tutte le vocazioni.

Madre Maria Teresa, sentita appena dopo la proclamazione, si è così espressa: «Chiedo la preghiera per me, perché abbia la forza di custodire e trasmettere l’originale carisma salesiano. Ma, soprattutto, chiedo la preghiera di tutti perché Dio moltiplichi in santità e in numero la nostra comunità». Una comunità, quella della Visitazione di Soresina, molto unita e affiatata che, nelle poche occasioni pubbliche, pur nel nascondimento della grata claustrale, lascia trasparire questo senso di famiglia e di serenità.

Per madre Maria Teresa, subito dopo la proclamazione, sono state suonate a festa le campane della parrocchiale di San Siro. La notizia è stata poi resa pubblica durante le Messe, nelle quali si è pregato per la Madre e tutta la comunità Salesiana.

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