SEPARATE…MA NON DIVISE: PRIMO CAPITOLO

"MOSTRAMI LA VIA PER CUI CAMMINARE, PERCHE' A TE HO RIVOLTO LA MIA ANIMA: INSEGNAMI A COMPIERE LA TUA VOLONTA' PERCHE' TU SEI IL MIO DIO" (Sl. 142,8,10)
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    Cos’è la vocazione religiosa? Di solito si risponde che è una chiamata di Dio, un invito rivolto all’anima a seguire Gesù più da vicino; chiamata e invito che si manifestano nel desiderio di consacrazione a Dio e nella attrattiva verso la perfezione evangelica. Ed è vero: ma anche detto questo, cosa sia la vocazione rimane un mistero, perché misteriosa e ineffabile è l’azione di Dio nelle anime.

    Una cosa è certa, che l’azione divina è meravigliosamente varia, non si ripete mai.

    Quando noi monache ci siamo raccontate la storia della nostra vocazione e le vicende spirituali che ci hanno portate ad abbandonare il mondo, abbiamo precisamente constatato che la grazia nelle nostre anime ha operato in maniere tanto diverse. Dio ha tenuto conto delle nostre caratteristiche individuali e delle nostre esperienze di vita; si è adattato alla situazione concreta di ogni nostra esistenza.

    Ogni vocazione ha la sua storia.

    «In casa – racconta Suor Giuditta – quando la mamma esprimeva il desiderio di vedere qualcuno dei suoi figli donarsi al Signore, puntavano il dito su di me, ridendo, come verso quella che offriva minori speranze: ero la più vivace, le birichinate erano all’ordine del giorno. Avevo circa quindici anni quando mi capitò un libro tra le mani, lo lessi per curiosità: parlava dell’amore che Dio ha portato agli uomini. “Gesù mi ha amata fino a dare la vita per me… io cosa faccio per rispondere a tanto amore?”. Fu questa la prima reazione dopo quella lettura. Revisionare la mia vita in un impegno spirituale più cosciente coincise con l’avvertire l’invito a una consacrazione di tutta me stessa al Signore».

    Suor Clelia riconosce, dal canto suo, che la grazia ha operato nella sua anima «a sua insaputa», ma che anche l’ambiente familiare, pervaso da profondo spirito cristiano, ha avuto in lei un grande influsso. «L’ambiente familiare mi ha aiutata a crescere semplice e serena nella fede e nella pietà sin dalla mia infanzia. Mi riesce difficile determinare il tempo esatto in cui ho avvertito la chiamata divina; la grazia lavorava in me a mia insaputa: mi sentivo portata al silenzio e al raccoglimento. Quando gli anni della giovinezza mi invitarono ad una scelta tra il matrimonio e la verginità consacrata, fu quasi istintivo per me scegliere quest’ultima».

   Spesso si pensa che la vocazione religiosa sbocci in anime sempliciotte, inesperte della vita, o all’opposto, in anime deluse, frustrate, senza prospettive. Ma non è vero. Tutte noi siamo entrate in monastero quando la vita ci correva incontro con le più allettanti promesse e… perché non dirlo?, anche dopo aver ricevuto qualche proposta di matrimonio.

   «Le necessità di lavoro – confida Suor Laura – mi misero a contatto con diversi ambienti in cui ho potuto rendermi conto della realtà di un’unione umana che avrei potuto fare anche mia; ciò non valse a distogliermi dal desiderio di diventare un giorno Religiosa».

   E Suor Dorotea: «Apprezzavo il matrimonio e ancor di più il dono della maternità, la gioia di avere un figlio tutto mio; mi piacevano tanto i bambini. Eppure non sentii come una rinuncia scartare questa possibilità umana. Essere sposa di Gesù per me significava la possibilità di una maternità senza confini e questa convinzione colmava la mia sete di totalità».

   La vocazione, nella maggioranza dei casi, matura lentamente nelle anime, ma a volte si manifesta improvvisa e perentoria. Neppure si era pensato mai ad una prospettiva del genere; era stata scartata in partenza; ma, ecco un’inattesa illuminazione, una imprevista e imprevedibile ispirazione interiore, e tutta la vita cambia. È il caso di Suor Aurora: «Continuavo a cullarmi in sogni molto simili a quelli delle ragazze della mia età, quali un felice incontro, la possibilità di perfezionarmi in una professione di lavoro che mi rendesse indipendente. Provavo, però, in fondo al cuore una profonda insoddisfazione. Mi si presentò il problema della fede e mi trovai a dover rispondere alle obiezioni più disparate. Non trovai di meglio che cercare nel Vangelo; le parole di Gesù mi davano una certezza impareggiabile. Mi affascinò la descrizione della chiamata degli apostoli. Doveva essere una magnifica avventura seguire Gesù!… Perché non potevo seguirlo anch’io?… Così sbocciò improvvisamente la mia vocazione».

   Non è davvero stupenda l’azione della grazia che ci ha condotto alla medesima casa del Signore tutte per strade diverse e nei modi più vari?

(continua…)