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Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace. Il Messaggio della Giornata della Pace 2018 riletto da Enzo Bianchi

“Alcuni considerano [le migrazioni globali] una minaccia. Io, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace”. Credo che, al di là delle analisi, delle sollecitazioni e delle proposte che papa Francesco traccia nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della Pace del 2018, il cuore pulsante di questo appello stia tutto in una frase dallo stile schiettamente evangelico, modellata sulla parola profetica di Gesù di Nazareth: “Avete inteso che fu detto … Ma io vi dico!” (cf. Mt 5,21 ss.).

Le migrazioni sono percepite dai più come “minaccia”, ma papa Francesco invita a considerarle “opportunità”. Invito tutt’altro che retorico, ma basato su una comprensione davvero globale di dove stia andando il mondo, di quali fenomeni possiamo gestire e di quali vicoli ciechi rischiamo di imboccare.

Certo, per fare questo è necessario convertire lo sguardo, assumere quella visione contemplativa che non si stacca dalla dura realtà quotidiana ma la abbraccia con gli occhi stessi del Creatore, che ha voluto la vita in abbondanza per tutti gli esseri umani da lui creati a propria immagine e somiglianza. A prima vista infatti i migranti – e in particolare i profughi e i rifugiati – paiono connessi con la pace solo a motivo della guerra che li obbliga a fuggire dalla loro terra e dalle loro case.

Ma “pace” non è solo assenza di armi che uccidono: è dignità di vita, speranza in un futuro migliore, cieli aperti all’orizzonte dell’esistenza di una persona e dei suoi cari, in particolare dei più piccoli e indifesi tra loro.

Solo uno “sguardo contemplativo”, cioè penetrante al cuore dell’umano soffrire può condurre all’azione decisa e sapiente, responsabile e intelligente. Solo non guardando alle apparenze è possibile per tutti e per ciascuno – a partire da chi ha responsabilità nella polis, nazionale e mondiale – agire secondo le “quattro pietre miliari” indicate dal Pontefice: “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Altri verbi potrebbero affacciarsi al nostro pensiero, ma questi quattro hanno come destinatari i “migranti”, quegli esseri umani in carne e ossa, ricchi di sofferenze e di dignità che anelano a essere riconosciuti come tali e come tali ricevere accoglienza, protezione, promozione, integrazione. Solo in quest’ottica è possibile far cadere la fallace e autogiustificatoria divisione tra quanti fuggono la guerra e quanto fuggono la fame o i disastri ambientali. Del resto è la macrothymia, il “pensare in grande”, la “lungimiranza”, l’abbracciare la complessità della vita che consente di intuire e perseguire piste di soluzione non scontate.

Da questo sguardo appassionato e compassionevole – proprio cioè di chi com-patisce assieme a chi soffre – nasce l’audace proposta di papa Francesco per “due patti globali, uno per migrazioni sicure, ordinate e regolari, l’altro riguardo ai rifugiati”, da stipularsi sotto l’egida delle Nazioni Unite: migrazioni sicure quindi e non mortifere, ordinate e non caotiche, regolari e non gestite da mercanti di esseri umani.

Patti che, secondo papa Francesco, “è importante siano ispirati da compassione, lungimiranza – appunto – e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace”. Sì, solo il coraggio consente di trasformare le potenziali minacce in opportunità, in occasione propizia per un balzo in avanti sul cammino dell’umanizzazione. Certo tutto questo richiede una tenace persistenza nel ricercare e perseguire il bene comune e non gli interessi particolari – fossero pure di una parte del mondo contro l’altra – ma il messaggio per la Giornata mondiale della Pace ci ricorda che questa fatica della solidarietà intelligente è il solo antidoto a che “il necessario realismo della politica internazionale non divenga una resa al cinismo e alla globalizzazione dell’indifferenza”.

Cinismo e indifferenza che ciascuno di noi può e deve combattere giorno dopo giorno, ricevendo dal più piccolo e indifeso dei propri simili il grande dono della propria umanità ritrovata.

Enzo Bianchi
(testo AgenSir)

 

Il messaggio del Papa per la Giornata 2018

È centrato sul tema “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace” il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2018. Francesco ricorda gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati. Tutti alla ricerca di “un luogo dove vivere in pace” a causa di guerra, fame, “discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale”.

I migranti e i rifugiati sono “uomini e donne in cerca di pace”. Perciò nei Paesi di destinazione i cittadini e i governanti sono invitati a praticare “la virtù della prudenza” per “accogliere, promuovere, proteggere e integrare” i migranti e rifugiati, “stabilendo misure pratiche”, “nei limiti consentiti dal bene rettamente inteso”. Il Papa mette in guardia contro la “retorica” di chi “fomenta la paura dei migranti a fini politici” seminando “violenza, discriminazione razziale e xenofobia”, ed esorta le nazioni ad approvare i patti globali Onu per migrazioni sicure e per i rifugiati di cui si discuterà nel 2018.

“La pace è aspirazione profonda di tutti”. La pace, scrive Papa Francesco, “è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza”. Per trovare un luogo di pace, ricorda, “molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta”. “Ci sarà molto da fare prima che i nostri fratelli e le nostre sorelle possano tornare a vivere in pace in una casa sicura – afferma -. Accogliere l’altro richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi già esistenti, nonché delle risorse che sono sempre limitate”. Da qui l’invito ai governanti perché agiscano “nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, [per] permettere quell’inserimento”. “Essi hanno una precisa responsabilità verso le proprie comunità – sottolinea Papa Francesco -, delle quali devono assicurarne i giusti diritti e lo sviluppo armonico, per non essere come il costruttore stolto che fece male i calcoli e non riuscì a completare la torre che aveva cominciato a edificare”.

No a “retorica” di chi “fomenta la paura dei migranti a fini politici”. “Quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano”. Papa Francesco punta il dito su una “retorica”, “largamente diffusa” in molti Paesi di destinazione, “che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio”. Citando san Giovanni Paolo II quando parlava dei profughi tra le conseguenze di “una interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di ‘pulizie etniche’”, che avevano segnato il XX secolo, il Papa fa notare che nemmeno il XXI secolo “ha finora registrato una vera svolta: i conflitti armati e le altre forme di violenza organizzata continuano a provocare spostamenti di popolazione all’interno dei confini nazionali e oltre”. “Tutti gli elementi di cui dispone la comunità internazionale indicano che le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro – sottolinea -. Alcuni le considerano una minaccia. Io, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace”. Il Papa fa notare che i migranti e rifugiati portano con sé “un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native”, perciò “arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono”. Si possono quindi trasformare “in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati”.

“Approvare i due patti globali Onu”. Papa Francesco conclude ricordando le “quattro pietre miliari per l’azione” espresse tramite i verbi “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Sottolineando anche che il 2018 condurrà alla “definizione e all’approvazione da parte delle Nazioni Unite di due patti globali, uno per migrazioni sicure, ordinate e regolari, l’altro riguardo ai rifugiati”. Patti che rappresenteranno “un quadro di riferimento per proposte politiche e misure pratiche”. “Per questo – sottolinea Papa Francesco – è importante che siano ispirati da compassione, lungimiranza e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace: solo così il necessario realismo della politica internazionale non diventerà una resa al cinismo e alla globalizzazione dell’indifferenza”. Il Papa invita la comunità internazionale al “dialogo” e al “coordinamento”, prevedendo la possibilità che “al di fuori dei confini nazionali” anche “Paesi meno ricchi possano accogliere un numero maggiore di rifugiati, o accoglierli meglio, se la cooperazione internazionale assicura loro la disponibilità dei fondi necessari”.

Il messaggio del Papa per la 5112a Giornata mondiale della Pace