1

Messa con il Vescovo a Caravaggio per ricordare il 50° della consacrazione dell’altare della parrocchiale

Il 4 novembre 1972, l’allora vescovo di Cremona Danio Bolognini celebrò a Caravaggio la Messa della consacrazione dell’altare della chiesa parrocchiale che l’allora parroco monsignor Stelio Placchi fece preparare per adeguare la conformazione della chiesa dei Santi Fermo e Rustico alla riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II.

CInquant’anni dopo, nella serata del 4 novembre 2022, la stessa chiesa ha ospitato la messa solenne, presieduta dal vescovo Napolioni, in ricordo di quel momento. La celebrazione, accompagnata dai canti della corale “Don Vecchi” diretta da Roberto Grazioli, è stata l’occasione per ammettere i cresimandi al Sacramento che riceveranno nel maggio 2023.

«Domenica in Cattedrale toccherà a me dedicare un altare – ha detto il vescovo rispondendo al saluto del parroco don Giansante Fusar Imperatore, prima dell’inizio della Messa -, altare che però non dev’essere solo un oggetto, un pezzo di pietra, ma un centro vivo. La terra da sola non ce la può fare. Serve il Cielo e la Chiesa è uno squarcio di cielo».

Nell’omelia mons. Napolioni ha fatto riferimento ad un quadro allegorico, custodito nella chiesa cremonese di Sant’Agostino. «Questo quadro – ha spiegato – raffigura Gesù che viene spremuto da un torchio. Da questa torchiatura esce il sangue del Cristo che viene raccolto dai Santi, dagli Angeli e dai cristiani. È quello che accade sull’altare e quello che deve accadere nella nostra vita. Il Vangelo lo dice chiaramente: Gesù è la vite e noi siamo i tralci».

Ai cresimandi una raccomandazione: «Gesù non si manifesta, si nasconde sotto l’apparenza delle cose di ogni giorno, ma se io credo bevo con lui il vino nuovo, buono, che dà gioia. Che le persone che vi incontrino possano allora ubriacarsi della vostra gioia».

Dopo l’omelia, ad uno ad uno i cresimandi hanno risposto eccomi alla chiamata del vescovo per poi radunarsi assieme a lui ai piedi dell’altare. Alcuni di loro hanno anche compiuto il gesto simbolico di portare una lampada all’altare (sette in totale, come i sette sacramenti). «Gesù – ha detto il Vescovo – prima di impartire la benedizione finale ai tanti fedeli presenti in chiesa – c’è sempre. Basta avere il fiuto della sua presenza. Auguro a tutti che questa messa possa risvegliare in noi questo fiuto».