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Mercoledì delle Ceneri, il Vescovo: «Una buona Quaresima ci farà bene»

«Una buona Quaresima ci farà bene in termini di santità, di pace e di bellezza della vita». Lo ha affermato il vescovo Antonio Napolioni nell’omelia della Messa del Mercoledì delle Ceneri che, nel pomeriggio del 6 marzo, ha presieduto in Cattedrale all’inizio della Quaresima. «Che ci sia dato in questo tempo di accorgerci della santità degli altri, e questo risveglierà la fiducia anche nella nostra alla stessa santità».

La liturgia, animata con il canto dal Coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnata all’organo dal maestro Fausto Caporali, è stata concelebrata vescovo emerito Dante Lafranconi. Presenti i canonici del Capitolo della Cattedrale con il nuovo presidente mons. Ruggero Zucchelli, i superiori del Seminario e alcuni altri sacerdoti.

Dopo che il diacono don Arrigo Duranti ha proclamato il testo evangelico di Matteo (6,1-6.16-18), ha preso la parola il vescovo Napolioni per l’omelia. «Finalmente è Quaresima!», ha esclamato sottolineando come la presenza a questa celebrazione non possa essere semplicemente l’adempimento di un precetto, ma la risposta a un «bisogno dell’anima di iniziare insieme ai fratelli e alle sorelle questo tempo di grazia».

Quindi con un riferimento al calendario che, portando avanti la data della Pasqua, in un certo modo l’ha fatta sospirare maggiormente, ha affermato: «Anche umanamente abbiamo bisogno di fermarci: di un più di silenzio, di un po’ più di preghiera, di un po’ più di sobrietà nei consumi, di un po’ più di attenzione degli uni agli altri. La pedagogia della Chiesa è umanissima, saggia, corrisponde al nostro bene. E, dunque, una buona Quaresima ci farà bene in termini di santità, di pace e di bellezza della vita».

Mons. Napolioni si è quindi soffermato su quattro azioni dello Spirito, richiamati anche nel prefazio: “Con il digiuno quaresimale 
tu vinci le nostre passioni, elevi lo spirito, 
infondi la forza e doni il premio”.

Il richiamo alla seconda lettura (2Cor 5,20-6,2) è stato lo spunto per ricordare come Cristo, «senza macchia, continua a sporcarsi liberamente di tutti i nostri peccati, che non ha guardato da lontano, ma ha conosciuto da dentro di noi». E ancora: «Lui si è fatto peccato, perché noi peccatori diventassimo immersi nella giustizia, fatti nuovi, fatti santi».

«I santi ci sono!», ha quindi affermato, auspicando «che ci sia dato, in questo tempo, di accorgerci della santità degli altri, e questo risveglierà la fiducia anche nella nostra alla stessa santità».

Da ultimo il richiamo all’immagine evangelica della pagliuzza e della trave, che la liturgia ha richiamato domenica scorsa e che in qualche modo ha già preparato «a entrare in questo tempo di cui abbiamo bisogno: tempo per lavarci gli occhi, per curarci, per ritrovare verità, limpidezza e gioia. Travi che il Signore richiama a sé per farne la sua croce.

Dopo l’omelia la benedizione delle ceneri che per primo il vescovo Antonio ha ricevuto sul capo. Ceneri che poi sono state imposto sul capo anche degli altri sacerdoti e dei fedeli presenti.

La Messa – servita all’altare dagli studenti di Teologia del Seminario diocesano – è quindi proseguita come consuetudine con la liturgia eucaristica.

 

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