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Memorie e riflessioni a 70 anni dall’istituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese

Memorie e riflessioni a 70 anni dall’istituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Questo il tema dell’incontro, tenutosi giovedì 1° febbraio nella parrocchia di S. Abbondio, che ha visto come relatori il prof. Mario Gnocchi e il pastore Antonio Lesignoli. Promosso dal Gruppo Missionario parrocchiale, dal Segretariato per le attività ecumeniche e dalla Chiesa Evangelica Metodista di Cremona, l’incontro ha offerto ai presenti l’occasione di ripercorrere il cammino che ha portato nel 1948 alla prima Assemblea mondiale di Amsterdam, con l’adesione di anglicani, protestanti e di una rappresentanza delle Chiese ortodosse. Viene definita in quella sede la struttura dell’organismo che oggi vede l’adesione di 345 Chiese, in rappresentanza di circa cinquecento milioni di cristiani.

Nel documento finale – cita il prof. Gnocchi, già presidente nazionale del SAE – si legge “siamo decisi a rimanere insieme”. A tale consapevolezza si è giunti attraverso un cammino di decenni avviato dalla Conferenza missionaria mondiale di Edimburgo (1910): proprio a partire dalla concreta esperienza dell’evangelizzazione in terre extraeuropee più acuto si fa lo “scandalo delle divisioni fra credenti” e più ferma la decisione di “chiamarsi gli uni gli altri all’unità visibile in un’unica fede e in un’unica comunione eucaristica” (Utrecht ’38).

Sull’onda della missionarietà, e a partire dal rifiuto di “Chiese ripiegate su se stesse”, ha così inizio un percorso di dialogo e riconciliazione, interrotto dalla tragica esperienza delle due Guerre mondiali, ma solido nel proposito di promuovere confronti sul piano dottrinale e sul versante etico-sociale, evitando i rischi dell’accademismo, da un lato, e dell’attivismo dall’altro.

Il contributo degli studi storico-critici sui testi sacri e la conoscenza reciproca che porta a relazioni di amicizia e al superamento di storici pregiudizi sono – secondo Lesignoli, pastore della Chiesa Evangelica Metodista – i punti di forza di un cammino che prosegue. “Il consenso dottrinale da solo non basta, è necessario che le persone si incontrino e sappiano affrontare insieme le sfide del mondo moderno”, ha affermato, invitando a guardare ad esperienze significative al di fuori del contesto italiano.

Dieci sono state poi le assemblee mondiali dal ’48 ad oggi: l’ultima nel 2013 in Corea del Sud. Questo spazio di riflessione, preghiera e impegno comune è stato coltivato nel tempo e ha portato, per esempio, alla  traduzione interconfessionale della Bibbia negli Anni ’80 e agli accordi tra CEI e Tavola valdese italiana sui matrimoni misti.

Per la Chiesa cattolica, che non partecipa al Consiglio ma nel tempo ha offerto il proprio contributo con il lavoro di teologi in vari organismi ecumenici, è il Vaticano II a parlare di movimento ecumenico come “grazia”  e sono i gesti di Papa Francesco (l’incontro con i Valdesi in Italia e la presenza in Svezia per il giubileo della riforma luterana) a segnare importanti passi avanti su un cammino che procede da settant’anni “con pazienza,sofferenza e speranza”.