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L’unità dei cristiani a partire dall’ascolto

Nell’ambito della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, a Cremona si è svolta come di consueto la veglia di preghiera ecumenica promossa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale ecumenica e del dialogo interreligioso in sinergia con il locale Segretariato per le attività ecumeniche. L’appuntamento è stato, nella serata di sabato 19 gennaio, nella chiesa di S. Ilario.

Ad aiutare la preghiera e la riflessione i canti in stile Taizé proposti da un nutrito coro, formato in gran parte da giovani. A comporlo sette gruppi corali di diverse realtà parrocchiali: Cella Dati-Derovere-Pugnolo, Cicognolo, Cingia de’ Botti, Costa S. Abramo, Isola Dovarese e Sospiro insieme al Grande Coro Diocesano. Circa 200 cantori sotto la direzione del maestro Lino Binda, con il maestro Pier Paolo Vigolini all’organo, il maestro Andrea Bodini alla tromba e il maestro Andrea Regazzini alla chitarra e voce solista.

Un aspetto di assoluta novità che è stato sottolineato, all’inizio della veglia, da Mario Gnocchi, del SAE di Cremona, che ha introdotto la serata presentando il tema della Settimana di preghiera di quest’anno: “Cercate di essere veramente giusti (Deuteronomio 16,18-20).

Ad aiutare la meditazione anche le riflessioni dei due celebranti: il pastore Nicola Tedoldi, della Chiesa Evangelica Metodista, e il vescovo Antonio Napolioni.

Il pastore Tedoldi, commentando proprio il brano del Deuteronomio, ha sottolineato l’attualità dell’invito di giustizia proposto da Mosè. Al centro della sua riflessione, infatti, c’è stato proprio il tema della giustizia, che il pastore metodista ha declinato rifacendosi al termine ebraico, parola che contiene in sé anche l’aspetto dinamico dell’intervento di Dio. Giustizia che dunque diventa salvezza. «La giustizia è ascoltarsi», ha quindi affermato, invocando la grazia di un ascolto di Dio che possa diventare incontro autentico con lui e nello stesso tempo l’impegno ad ascoltare il prossimo rispettandolo.

Un concetto – quest’ultimo – ripreso anche dal vescovo Napolioni: «C’è un bisogno impellente di ascoltarci reciprocamente – ha detto – per ritrovare la capacità di ascoltare il nostro cuore e di fare verità. E questo è possibile non attraverso monologhi narcisistici e folli, ma solo in quella circolarità con l’ascolto di Dio». Da qui l’invito a essere «cristiani», al di là di ogni specificità di fede. «Siamo quelli di Gesù – ha detto ancora mons. Napolioni – e cioè quelli di tutti, che non possono sequestrare Gesù, impadronirsene, pretendere di interpretarlo arbitrariamente e frettolosamente».

Commentando la pagina evangelica di Luca (4,14-21) il Vescovo ha ribadito la chiamata all’unità. «Non possiamo più giocare con le religioni – ha ammonito – quando c’è il corpo di Cristo che è piagato e chiede di essere riconosciuto e ascoltato; chiede obbedienza vera al Vangelo, cioè alla buona notizia della sua incarnazione». Ecco allora il segreto della «conversione all’unità, resa possibile dal metterci da parte e restituire a Lui il centro della scena».

Mons. Napolioni ha chiuso la propria riflessione invitando a vivere questa veglia e l’intera Settimana «lasciandoci commuovere», cioè riscoprendo «un desiderio vero di appartenenza a Cristo, di ascolto della Sua Parola e di incontro rinnovato con gli altri, che ci permetterà di dire: il Signore è vivo, il Signore ci ha preso per mano e ci ha restituiti gli uni agli altri, con una grande possibilità di fraternità e di giustizia vera».

La veglia ecumenica è stata caratterizzata come consueto da un gesto di fraternità. Quest’anno – in riferimento al tema della giustizia – è stato scelto di sostenere i progetti “Belli dentro” e “Belli fuori” che la Cappellania del carcere di Cremona, insieme a Caritas Cremonese e Federazione Oratori, sta portando avanti nella casa circondariale di Ca’ del Ferro. Il significato di questi due progetti – rivolti a chi è in carcere e a chi è uscito – sono stati illustrati dal cappellano don Roberto Musa.

 

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