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L’ultimo saluto a don Silvano Rossi «testimone di quella stagione di Chiesa missionaria, di cui oggi abbiamo ancor più bisogno»

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Sono stati celebrati nella chiesa del Seminario di Cremona, nella mattinata di giovedì 2 marzo, i funerali di don Silvano Rossi, per oltre 40 anni sacerdote “fidei donum” in Brasile, morto il 28 febbraio a 94 anni presso la casa di riposo La Pace di Cremona dove risiedeva da due anni. A presiedere le esequie il vescovo Antonio Napolioni, rientrato da Gazzarra, nel Varesotto, dove stava partecipando agli esercizi spirituali con i preti ordinati in diocesi dopo il 1997. Hanno concelebrato anche il vescovo emerito Dante Lafranconi e il vicario generale don Massimo Calvi insieme a diversi altri sacerdoti.

Nell’omelia monsignor Napolioni non si è limitato a ricordare gli anni di conoscenza diretta, sette anni «in cui ho conosciuto un anziano ancora entusiasta e vitale» per il quale le limitazioni se sono gradualmente fatte sempre più sentire, sino al peggioramento delle ultime settimane. Per ricordare don Silvano e il suo impegno missionario il vescovo ha preso spunto dalla corrispondenza archiviata in episcopio, «attestato di come un chiamato cerca di corrispondere alle attese del Signore e della gente. Corrispondenza – ha proseguito il vescovo – al progetto di Dio e alle necessità che il momento presente rivelava giorno per giorno».

Riprendendo le parole del Vangelo, ha quindi ricordato le tante volte che ha bussato a monsignor Bolognini per poter diventare il primo missionario diocesano “fidei donum” all’indomani del Concilio. «In un tempo di entusiasmo per il Vangelo e i poveri. Entusiasmo che lui testimonia nei sui scritti».

E proprio uno scritto di don Rossi di alcuni anni fa, in cui ripercorre il proprio ministero, è stato il filo conduttore dell’omelia, a partire dall’eco che ha avuto nella vita di tanti.

«La sua camicia, i suoi sandali, pedalando in bicicletta ci ha fatto diventare una comunità elle persone», ha detto il vescovo riproponendo le parole dell’arcivescovo di Belém prima di mostrare la cartina della prima parrocchia brasiliana di don Silvano: un territorio di 13mila chilometri quadrati che nel 1976 contava 75mila abitanti e 107 cappella.

Monsignor Napolioni ha voluto quindi ricordare «quella stagione con tanti fratelli che hanno dato tutto di sé, ciascuno secondo le proprie capacità. Alcuni sono qui presenti, altri sono nella difficoltà di salute – ha detto il vescovo –. Vogliamo lodare il Signore per quella stagione di Chiesa missionaria, riconoscendo che ne abbiamo ancor più bisogno oggi». E ancora: «Preghiamo in questa Messa secondo un’intenzione che sicuramente sta molto a cuore a don Silvano: quella di non chiuderci, non diventare sterili ed egoisti, non guardare soltanto le immediate necessità delle nostre pur degnissime ma piccolissime comunità, quando popoli interi, territori sterminati, attendono ancora la visita del Signore attraverso l’annuncio del Vangelo. Quell’annuncio che don Silvano ha saputo tradurre in impegno sociale, non per motivi ideologici, ma per la fedeltà a Cristo vivente nella realtà in cui si è inserito».

Infine, con un rifermento alla preghiera della regina Ester e alle schiavitù umane che diventano sistema in un mondo che sta sperimentando la recrudescenza di totalitarismo e violenza, «di cui don Silvano ha fatto esperienza negli anni della sua missione – ha concluso il vescovo – con lui preghiamo allora perché la Parola di Dio ci liberi davvero: liberi le energie, liberi la missione, liberi la nostra Chiesa dalle tentazione di nostalgia e ripiegamento su se stessa, per renderla obbediente al passaggio dello Spirito».

Al termine delle esequie la salma di don Silvano Rossi ha lasciato il Seminario per il cimitero di Cremona, dove è stato tumulato nella cappella dei sacerdoti.

 

Profilo biografico del sacerdote

Originario di Villa Pasquali, nel Mantovano, dove era nato il 9 agosto 1929, don Silvano Rossi è stato ordinato sacerdote il 7 giugno 1952. Quella del 1952 è la classe di ordinazione più anziana tra il clero cremonese: 16 confratelli di cui ora l’unico vivente è don Mario Olivi, anch’egli ospite a La Pace, di un anno più vecchio di don Rossi e decano tra i preti diocesani.

Dopo essere aver ricoperto l’incarico di vicerettore del collegio Gregorio XIV di Cremona (1952-1954) e vicerettore del Seminario vescovile “S. Maria della Pace” (1954-1962), don Rossi per sei anni è stato parroco di S. Michele a Gazzo (frazione di Pieve San Giacomo).

Nel 1968 la decisione di partire come “fidei donum” per il Brasile, dove ha ricoperto vari incarichi in diverse diocesi. Prima il servizio nella Chiesa di Viana, una zona preamazzonica nel nord-est del Brasile, nello stato del Marañon, poi nell’estrema periferia di San Paolo, nella diocesi di São Miguel Paulista. Successivamente ha volto il suo ministero nel nord-est del Brasile, nello stato del Paraiba, in diocesi di Guarabira.

Dopo essere rientrato per qualche tempo in diocesi, a 70 anni ha continuato nuovamente la sua missione oltreoceano, ancora nella periferia di San Paolo, per poi spostarsi nella diocesi di São Luís de Montes Belos, allora retta dal vescovo cremonese mons. Carmelo Scampa, collaborando nel Seminario maggiore di Goiania.

Nel 2012 il rientro definitivo in Italia, mettendosi a servizio come collaboratore parrocchiale delle comunità di San Giovanni in Croce, Casteldidone, San Lorenzo Aroldi, Solarolo Rainerio e Voldito. Tra il 2013 e il 2015 ha quindi risieduto presso l’associazione La Tenda di Cristo di Rivarolo del Re.

Nel 2015 don Silvano Rossi si è ritirato presso Villa Flaminia. Nel 2020 il ricovero presso la casa di riposo di San Bassano, e dopo un anno il trasferimento a Cremona, presso la fondazione La Pace. Il decesso è avvenuto nel pomeriggio di martedì 28 febbraio presso la casa di riposo di via Massarotti, dopo che negli ultimi giorni le sue condizioni si erano ulteriormente aggravate.