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L’Happening nel contesto del Sinodo dei giovani

Nel contesto della fase preparatoria del Sinodo diocesano dei giovani – quella dell’ascolto – nella serata di domenica 25 giugno in piazza Stradivari, a Cremona, si è cercato di rispondere alla domanda: “Cosa c’entra le fede con la vita?”. L’occasione è stato il primo dei tre incontri di riflessione e testimonianza proposti all’interno dell’Happening, l’evento estivo promosso ormai da 20 anni dal Centro Culturale Sant’Omobono di Cremona.

La serata, moderata dal Valerio Billi e che ha visto la presenza, accanto al responsabile diocesano di CL Paolo Mirri, del vescovo Antonio Napolioni e dell’incaricato diocesano per la Pastorale giovanile don Paolo Arienti, ha lasciato spazio a tre testimonianze, proprio per evidenziare in modo concreto come la fede non sia qualcosa di distante dall’esperienza concreta di ciascuno.

Matteo Manotti, oggi funzionario Eni, ha ripercorso gli anni della sua giovinezza, con quella domanda di senso difficile da condividere con i coetanei, pronti spesso anche a deriderla. Poi l’incontro con Rita, oggi sua moglie, e le difficoltà ad accettare che non sempre le strade che attendono di essere percorse sono quelle cui si potrebbe approdare con il ragionamento. Un racconto intessuto delle ordinarie difficoltà della vita, ma anche di vicende inaspettate che proprio con fede aiuta a leggere in maniera differente, oltre ogni aspettativa. Come il dono di un terzo figlio, non nei programmi, o l’improvviso trasferimento lavorativo che presto porterà l’intera famiglia per due anni in Basilicata. Bellezza e sovrabbondanza a cui non si può sfuggire, in quanto rappresentano la strada su cui si è chiamati a camminare, anche se non ce lo si aspetta.

Il microfono è passato poi ad Arianna Craighero, giovane insegnante varesotta da sempre inserita in CL ma la cui appartenenza ha preso rilevanza solo a 17 anni, e lontano da casa. Poi la strana esperienza di fidanzamento, vissuto quasi a distanza, ma che proprio per questo ha aiutato entrambi ad assaporare fino in fondo i momenti unici vissuti insieme. Un rapporto infranto prematuramente da un incidente stradale che ha costretto Arianna a dover ricominciare tutto da capo. Non senza fatiche e paure. Proprio così ha potuto comprendere la singolarissima esperienza di compagna con Gesù per ciascuno. E proprio l’importanza degli amici, e di saper aprire loro il cuore sino ai segreti più intimi, è stata la chiave della rinascita. Quella stessa fede oggi continua a interrogarla sul posto di lavoro, con i bambini di una prima Elementare e le loro famiglie, così come nel rapporto con Alessandro, con cui a febbraio si sposerà.

Il terzo intervento è stato quello del milanese Alberto Bonfanti, presidente dell’associazione Portofranco, il centro di aiuto allo studio per ragazzi della Superiori che ogni anno, da 17 anni, può contare sul supporto di 400 volontari. Una vocazione ispirata già da ragazzo, con il desiderio di dare tutto se stesso a quella bellezza che aveva incontrato, e maturata con gli anni anche grazie all’incontro con don Giussani. Proprio focalizzandosi sulla figura del fondatore di CL che mai si stancava di ascoltare e aiutare, quasi rigenerandosi nel rapporto con l’altro, Bonfanti ha rimarcato la differenza tra generosità e gratuità. Lui, insegnante di Filosofia in un liceo milanese, ha rimarcato con forza che per insegnare occorre sempre anche imparare. Una ricetta chiara per chi frequenta Portofranco, realtà diventata sempre più di accoglienza e integrazione all’insegna dell’ecumenismo.

Photogallery dell’incontro

La seconda parte della serata, continuata con la buona cucina, si è conclusa con la musica della Soundloud Bluese Band, nata a Cremona in seguito alla ricerca dei fratelli Lattanzi (chitarra, basso e batteria) di un sound blues “vintage style”: trio a cui si è aggiunta un’armonica per creare un mix di sonorità ricercate e graffianti.

Lunedì 26 giugno serata sul tema dell’accoglienza (ore 19.15) e martedì 27 con l’esperienza della Coop. Homo Faber che opera all’interno del carcere di Como (ore 21.15). A fare da cornice la mostra “You’ll never walk alone” con storie di quattro persone che hanno saputo rischiare guardando all’altro come un bene. A chiudere ogni serata – con possibilità di cena – la musica, quest’anno in stile swing, blues e jazz.

Il programma completo della manifestazione