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L’eredità di padre Pasquali, il “santo dei paria”

Giovedì 18 settembre a Cremona, presso il Museo del Cambonino, luogo natale di padre Silvio Pasquali, è stato presentato il libro Il Santo dei paria. Padre Silvio. Missionario cremonese in India. Il testo, nato dalle conversazioni tra Gianvi Lazzarini e Mauro Barchielli, narra la figura del missionario cremonese che in India operò a favore dei più bisognosi, anche attraverso le Suore Catechiste di Sant’Anna da lui fondate.

Dopo i saluti da parte di Mauro Barchielli e del parroco don Paolo Arienti, l’incontro si è aperto proprio con il ricordo di Gianvi Lazzarini fatto da Silvia Cicognini, collaboratrice Cisvol. A seguire è intervenuto don Mario Binotto ricordando don Pierluigi Pizzamiglio, missionario deceduto a marzo dello scorso anno, profondo conoscitore della figura di padre Pasquali. Il terzo intervento è stato dello storico Fabrizio Superti, che ha tracciato una panoramica della complessa situazione in cui si trovava Cremona negli anni ’70 del 1800, anni durante i quali Pasquali ha vissuto in città, in particolare come sacerdote delle parrocchia di Sant’Agata. È stato quindi padre Massimo Casaro, postulatore generale del Pime, a concludere la serata ricordando come padre Pasquali abbia «assunto in toto il bene della persona, prendendosi cura della vita interiore e dei bisogni immediati e materiali».

All’evento ha preso parte anche la comunità cremonese della Suore Catechiste di Sant’Anna con la superiora generale della Congregazione, madre Japamala Vatti, a Cremona in questi giorni, che, a margine dell’incontro, abbiamo intervistato.

Madre, siete oltre 400 religiose, presenti in diversi Paesi del mondo: qual è il carisma delle Suore Catechieste di Sant’Anna?

«La Congregazione delle Suore Catechiste di Sant’Anna è stata fondata da padre Silvio Pasquali, che è nato a Cremona, al Cambonino. Dopo 10 anni come prete nella sua diocesi ha voluto diventare missionario del Pime. E nel 1914, in India, ha fondato la nostra congregazione. Ovunque andava, lui si impegnava sul versante educativo e sanitario, avendo una cura speciale anche nei confronti delle donne vedove. All’inizio, per occuparsi dell’educazione, invitava delle suore italiane, ma a un certo punto ha pensato di aprire una congregazione locale. Dopo la sua morte (avvenuta nel 1924) abbiamo continuato la sua missione».

L’impegno educativo è dunque rimasto come vostra attenzione prioritaria?

«Sì, abbiamo 59 scuole: dal nido, passando per le scuole primarie e secondarie, fino all’università. Le nostre sono scuole per i poveri, per chi non può pagare la retta. Da poco siamo presenti anche in Tanzania. Ma abbiamo scuole anche in due località della Germania, negli Stati Uniti e in Malawi. In Italia oltre a Cremona siamo presenti in altri quattro luoghi. Ma abbiamo anche ospedali e siamo impegnate nell’ambito sociale. Aiutiamo più di 10 milioni di donne, facendo in modo che possano esprimere la loro libertà e avere un lavoro, anche attraverso i nostri 13 centri di supporto, che accolgono e accompagnano migliaia di persone. Così lo spirito e la vita di Silvio Pasquali continuano».

Come è la situazione in India?

«In India, così come negli altri Paesi, quando arriviamo in un posto nuovo è sempre difficile iniziare. Anche aprire una scuola è una sfida. Adesso in India non è facile avere un posto proprio, perché da quando è cambiato il Governo non c’è più questa libertà. Inoltre adesso gli stranieri non possono più venire in India per lavorare e restare nel Paese, e così molti professori che lavoravano con noi sono dovuti andare via, in Europa o negli Stati Uniti. È complicato ma con l’aiuto di Dio riusciamo sempre. Dobbiamo continuare seguendo lo spirito del nostro fondatore».

C’è un legame particolare con Cremona, la terra d’origine di del vostro fondatore…

«Padre Pasquali è nato qui, ha vissuto qui ed è diventato sacerdote qui. Ha lavorato a Genivolta e anche a Sant’Agata».

Quindi avete deciso di tornare nei suoi luoghi, in suo onore?

«Sì, anche se all’inizio noi non lo sapevamo. Prima siamo andate a Como e il prete che viveva lì ci ha detto che il nostro fondatore era di Cremona. Ci hanno aiutato a entrare in contattato con il vescovo di allora, Dante Lafranconi, che ci ha invitato a venire a lavorare a Cremona, dove oggi prestiamo servizio presso la Casa dell’Accoglienza, la Casa della Speranza e Casa Santa Rosa».