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“Le parole di don Primo” a fumetti in edicola con il quotidiano La Provincia

A pochi giorni dal 130° anniversario della nascita di don Primo Mazzolari, avvenuta al Boschetto il 13 gennaio 1890, e alla vigilia delle festività natalizie, il quotidiano La Provincia di Cremona e Crema regala ai lettori “Le parole di don Primo”, pubblicazione preziosa che chiude idealmente il cerchio del progetto culturale promosso da Fondazione don Primo Mazzolari, Diocesi di Cremona e Comuni di Cremona e Bozzolo. Tra letture pubbliche, presentazioni di libri, mostre, convegni e spettacoli, l’iniziativa ha realizzato anche, in collaborazione con il Centro fumetto “Andrea Pazienza” di Cremona, una serie di dieci tavole a fumetti realizzate. Già pubblicate a puntate dal quotidiano La Provincia, martedì 24 dicembre tornano in edicola riproposte nel volumetto in regalo con il giornale.Il quotidiano La Provincia ha voluto accompagnare questo progetto in dieci tappe sulla vita e l’opera di don Primo attraverso il linguaggio del fumetto, un’arte che a Cremona vanta firme importanti. Quelle stesse che, con lo stile e la sensibilità che le connota, hanno raccontato di volta in volta chi è il “loro” don Primo e quale eredità ha lasciato.

Con “Le parole di don Primo a fumetti” anche i più giovani, grazie ad un linguaggio fantastico che parla davvero a tutti, hanno scoperto questo concittadino, sacerdote, uomo di fede, di coraggio e speranza. Perché unendo il potere delle parole con quello della comunicazione e delle immagini è possibile arrivare ovunque, soprattutto al cuore.

In totale sono dieci i capitoli di questa raccolta. Il viaggio attraverso queste pagine prende le mosse da un momento delicato e importante, la chiamata e la vocazione (tavole uno e due) per comprendere e fare comprendere che «siamo tutti uguali davanti al Signore», per proseguire con don Primo pacifista (tavola tre): «Se invece di dirci che ci sono guerre giuste e ingiuste, i nostri teologi ci avessero insegnato che non si deve ammazzare per nessuna ragione…», scrive ne La pieve sull’argine (1952). Cosa sono state per don Mazzolari il travaglio della coscienza e l’obbedienza? (tavola quattro): un’obbedienza in piedi, e come per lui dovrebbe essere anche per chiunque altro, una vera esperienza di Libertà. Si sfiora il periodo fascista e i duri contrasti con il regime (tavola cinque), l’importanza del tempo della festa; sono gli anni di Cicognara dove si fa le ossa come parroco e cerca nuove forme per avvicinare o riavvicinare i fedeli alla Chiesa (tavola sei), la decisione di celebrare in latino ma predicare in italiano per farsi capire da tutti, nel capitolo “Celebrare il mistero” (tavola sette) che gli fa dire: «Alla domenica mi sento veramente padre». Finita la guerra, don Primo, diventato parroco di Bozzolo, inizia l’impegno politico (tavola otto), tessendo una fitta rete di rapporti con i politici e livello nazionale diffondendo il suo pensiero attraverso una intensa attività pubblicistica. Sul tema della misericordia che attraversa tutta l’esperienza e il messaggio di don Primo si chiude il volumetto (tavola nove). Il punto più alto di questa convinzione è la famosa omelia del 3 aprile 1958 quando dice «ma io voglio bene anche a Giuda» perché l’uomo ha bisogno più di misericordia che di giustizia».

Don Primo ha vissuto gran parte del suo essere prete in mezzo alla gente. È grazie alla sua prosa narrativa, quella dei racconti, dei saggi letterari, nei romanzi e nei diari che scopriamo quel riferimento appassionato e quel ricordo pieno di nostalgia dei luoghi in cui il ragazzino di San Colombano, come amava definirsi, era nato e vissuto fino alla giovinezza. Pagine ricche di umanità che oggi questa pubblicazione vuole condividere in omaggio al prete del Boschetto e a beneficio dell’intera comunità mazzolariana.