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Le opere della Diocesi nella mostra del Genovesino raccontate da don Gaiardi: on-line il video

Ultimi giorni per visitare a Cremona la mostra “Genovesino. Natura e invenzione nella pittura del Seicento a Cremona”, prorogata sino al 4 febbraio (info: www.mostragenovesino.it). Delle cinquanta opere in mostra, giunte da diverse parti del mondo, quattordici provengono da diverse chiese del territorio diocesano, dalla città come dai paesi limitrofi: Casalbuttano, Soresina, Castelleone, S. Martino dell’Argine, Castelponzone. Accanto alla nota pala del “riposo nella fuga in Egitto” della chiesa cittadina di S. Imerio, resa famosa dalla recente mostra dell’Expo di Milano, vi sono dipinti che restaurati per l’occasione si svelano come mai nessuno li ha visti sino ad ora. Proprio guardando a queste opere, l’incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, don Gianluca Gaiardi, offre una speciale visita alla mostra grazie alle immagini del centro televisivo diocesano.

 

La mostra

Luigi Miradori, detto il Genovesino, è il protagonista a Cremona di un percorso diffuso che ha il suo cuore nella Pinacoteca del Museo civico “Ala Ponzone”, passando anche da Palazzo comunale e dalla Cattedrale.

Piacevole, accurato, traboccante di particolari doviziosi, adombrato di misticismo, citazioni dalla fantasia creativa, arricchito dalla natura e dalla sua stessa invenzione. Tutto questo è il Genovesino, artista poliedrico che la mostra monografica a lui dedicata, allestita a Cremona in questo periodo, mette sotto la giusta luce.

La mostra restituisce a Luigi Miradori, protagonista indiscusso della pittura nella città del Torrazzo nel bel mezzo del seicento, la giusta dignità e il valore di un autore non cremonese, che ha trovato nella città padana il contesto ideale per la sua fortuna e la sua affermazione. Dimenticato dai più, critica compresa, solo a metà del novecento il prof. Roberto Longhi ha saputo cogliere l’occasione, attraverso la giovane Mina Gregori, dandole la possibilità di approfondire i suoi studi e farlo così riemergere dal silenzio. Arrivato dalla città ligure quasi sconosciuto, pochissime sono li le tracce di un suo operato, non si scrollerà mai più di dosso le sue origini, portandone il nome. Giunge a Cremona per starci definitivamente. Qui trova la sua fortuna, lavorando da subito per i grandi ordini religiosi e per le famiglie aristocratiche vicine all’ambiente spagnolo, che gli permettono di allargare le sua conoscenze stilistiche.

Nella staticità artistica della Cremona del seicento, il Genovesino emerge come il pittore dalle alti doti espressive, per la bravura e la raffinatezza compositiva, per l’originalità e la creatività. Accanto alla capacità ritrattistica non comune, si possono ammirare le doti apprezzate già allora dai colti committenti, religiosi e non.

 

Il recupero di alcune opere prima della mostra