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Le Acli ricordano Agnes Heller presentando il suo ultimo libro “Il demone dell’amore”

«La bellezza di una persona buona» con queste parole Carla Bellani, presidente delle Acli provinciali di Cremona, ha voluto ricordare Ágnes Heller, fra le più importanti pensatrici del secolo scorso, nella serata a lei dedicata martedì 17 settembre presso la sede delle Acli di Cremona. La serata era stata organizzata da tempo all’interno di un tour italiano atteso con molto entusiasmo dalla Heller, con il ritorno della filosofa a Cremona a distanza di un anno dalla partecipata serata presso il palazzo comunale, per la presentazione del suo libro “Il demone dell’amore”: la sua inaspettata morte ha lasciato tutti sorpresi ma il tour italiano che era già in programma è comunque in corso grazie alla partecipazione dei due coautori del libro Genny Losurdo e il giornalista Francesco Comina.

Il giornalista Comina ha seguito per circa un decennio Ágnes nei suoi viaggi in Europa ha voluto ricordare la sua passione per l’acqua: «aveva sempre un costume da bagno nella borsetta e non perdeva mai occasione di buttarsi in qualsiasi specchio d’acqua trovasse sulla sua strada che fosse il mare, un lago o un fiume: è così che ci ha lasciati, in una nuotata in silenzio nell’elemento che amava mentre nuotava nel lago Balaton nella sua Ungheria». Questo è stato infatti il Paese dov’era nata nel 1929 e che ai tempi del nazismo l’aveva rinchiusa da bambina nel ghetto di Budapest perché di famiglia ebrea e aveva ucciso suo padre, al quale era molto legata, deportandolo nelle camere a gas di Auschwitz. L’Ungheria è stato poi lo stesso Paese che l’ha perseguitata durante gli anni del regime d’acciaio sovietico quando lei, diventata la principale assistente del filosofo György Lukács alla “Scuola di Budapest”, aveva teorizzato la sua importante revisione del marxismo in chiave umanistica. Riuscì poi a fuggire nel 1977 trasferendosi prima in Australia e poi negli Stati Uniti per tornare nella sua patria solamente a metà degli anni Novanta.

Purtroppo però le sofferenze in Ungheria non erano finite come ha ricordato Comina: «Negli ultimi anni Ágnes per le sue posizioni anti Orban aveva ricevuto molte minacce di morte ma lei non aveva paura perché era convinta della pericolosità di questo nuovo “etno-nazionalismo” che può diventare tirannia: ha dimostrato come democraticamente si può prendere il possesso di un Paese e in questo modo instaurare una tirannia, come dice Orban una democrazia illiberale- infatti ha ricordato il giornalista -per Ágnes oggi siamo in una situazione che per certi aspetti può essere simile a quella degli Stati nazione del Novecento e questa “balcanizzazione” dell’Europa rischia di diventare pericolosa: queste parole dette da lei che ha sofferto in prima persona a causa di queste tragedie non sono state pronunciate con leggerezza».

I due coautori hanno voluto spiegare che l’idea di questo libro sull’amore è nata durante un breve ma intenso soggiorno in un monastero vicino a Verona con Heller: «L’anno scorso è nata l’idea di fare un libro sui sentimenti, ma l’idea era troppo generica e Ágnes ha deciso di incentrarsi solamente sull’amore, un sentimento che i filosofi non amano perché sfugge alla razionalità, non è spiegabile logicamente ma se ne può parlare, si può raccontare e parlare della sua Storia, da Platone ai giorni nostri: uno sviluppo continuo di questa forza che supera i limiti e se stessi».

Il libro è impreziosito in appendice con uno scritto inedito di Heller dedicato ad Anna Frank a novant’anni dalla sua nascita: le due erano infatti coetanee e hanno vissuto e sofferto nello stesso periodo storico del nazismo e per questo Ágnes la sentiva come una sorella.