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L’attualità di sant’Agostino in scena a Bozzolo

A ventinove anni dalla prima rappresentazione, l’attore e regista cremonese Jim Graziano Maglia ha riproposto, la sera di mercoledì 31 agosto nella chiesa parrocchiale di San Pietro, a Bozzolo, nell’ambito dei giorni dedicati alla festa dell’oratorio, il progetto drammaturgico “Io, Agostino, soprattutto cristiano”, tratto da Le Confessioni di Sant’Agostino e giunto al ventinovesimo anno di repliche.

Il progetto è stato riconosciuto e autorizzato dalla Comunità agostiniana di Pavia, dove, nella Basilica in Ciel D’Oro, sono custodite  le  reliquie del Vescovo di Ippona (oggi Annaba, sulla costa algerina) e anche dall’Associazione storico-culturale di Cassago Brianza (LC) .

La rappresentazione ha avuto il patrocinio anche della Fondazione Don Primo Mazzolari e del Comune di Bozzolo.

Molta la gente giunta in chiesa, presente il vescovo emerito di Orvieto-Todi, mons. Giovanni Scaravino, dell’Ordine di Sant’Agostino, che, prima dell’inizio della rappresentazione, ha risposto ad alcune domande rivoltegli dai ragazzi dell’oratorio sulla figura del santo di Ippona. Un ragazzo come tanti, nato a Tagaste, nella provincia della Numidia, nell’Africa romana, il 13 novembre 354 da Patrizio, un pagano che poi divenne catecumeno, e da Monica, fervente cristiana, donna che esercitò sul figlio una grande influenza e lo educò alla fede cristiana. Agostino non fu sempre uno studente modello, anche se studiò bene la grammatica nella sua città natale, la retorica a Cartagine, capitale dell’Africa romana: fu esperto nella lingua latina, un po’ meno in quella greca e proprio a Cartagine lesse per la prima volta l’Hortensius di Cicerone, che fece nascere in lui l’amore per la sapienza  e che cambiò il suo modo di sentire. Egli – ha ricordato il vescovo Scaravino – era certo che senza Gesù non si può trovare la verità e questo nome nel libro di Cicerone mancava, per cui cominciò a leggere la Scrittura, la Bibbia. Sant’Agostino – ha detto ancora monsignor Scaravino – ai giovani d’oggi dice di cercare la verità, ossia l’amore di Dio che è riflesso dentro ognuno di noi, per essere Vangelo vivo in mezzo alla gente.

Ha poi avuto inizio la rappresentazione. Ancora una volta, grazie all’estro creativo e interpretativo dell’attore e regista Maglia, il grande santo e dottore della Chiesa è tornato a parlare al cuore e alla mente del suo travagliato iter e del suo approdo alla fede, caratterizzato soprattutto dalla “passione per la verità”. Non però la verità intesa come principio filosofico astratto, ma come verità tangibile, non quindi un miraggio lontano, ma una verità  incarnata nell’interiorità di ognuno di noi. Ed è stata proprio la fede a spalancargli questo orizzonte di verità, facendogli trovare il legame tra la ragione e la fede.

Fin dai primi momenti scenici l’attore si è identificato nei pensieri di un sant’Agostino alla ricerca della verità e dunque della fede, comunicando al pubblico presente in chiesa l’attenzione all’interiorità e alla psicologia delle Confessioni agostiniane, al mistero dell’io, al mistero di Dio che si nasconde nell’io. L’umiltà con cui Sant’Agostino si pose in ricerca e che poi caratterizzò la sua vita, dopo il cammino di conversione, e il suo travaglio interiore sono stati bene espressi dall’attore sia con l’espressione del volto, sia con i cambiamenti improvvisi del tono della voce, come ad esprimere la comprensione improvvisa e attonita, sia con il suo spostarsi sulla scena, alla ricerca di momenti in cui manifestare la ricerca di Dio da parte di Sant’Agostino.

Molto sentita ed emozionante la lettura di Graziano Maglia della meravigliosa poesia di Sant’agostino “Troppo tardi ti ho amato” (Sant’Agostino, “Le confessioni”, libro X, Cap. 27).

Attorno all’attore-regista un nutrito gruppo di dilettanti-attori locali ha partecipato alla rappresentazione fin dall’inizio, come popolo che si approccia all’ambiente chiesa in modo curioso e meravigliato: espressione quasi vera del popolo che, a quel tempo, si avvicinava alla fede e andava formando la comunità cristiana nell’ascolto della Parola di Dio. Gli attori dilettanti hanno collaborato a creare momenti di intensa emozione: la rappresentazione del Battesimo di Agostino il 24 aprile 387, durante la Veglia pasquale, quando, nella Cattedrale di Milano, il retore africano fu battezzato dal vescovo Ambrogio, l’entrata in scena della madre di sant’Agostino, santa Monica, che, dopo aver visto il figlio convertito alla fede cristiana, dichiara di poter lasciare ormai la vita terrena e la partecipazione del Coro San Restituto della parrocchia di Bozzolo, guidato da Daniele Dall’Asta, che ha scandito inoltre quattro momenti della piece, con canti di notevole impatto emotivo ed espressivo.

Alla fine l’uscita di scena di tutti gli attori che, disponendosi lungo la navata centrale, hanno illuminato il percorso di Gesù morto, rappresentato da un giovane portato a braccia, fino all’uscita della chiesa, accompagnati da una musica all’organo molto suggestiva. A chiudere la serata una preghiera di don Primo Mazzolari.

La coralità della partecipazione degli attori coinvolti ha fatto della rappresentazione una fusione bella di voci e tonalità espressive diverse in un’unica armonia che ha evidenziato la saggezza di chi li ha guidati. Una serata senza dubbio di riflessione, che ha posto al centro l’uomo come essere alla ricerca di se stesso: Agostino è dunque uno specchio che riflette anche una parte di noi. Ancora una volta l’arte e la cultura hanno fatto ripensare al significato dell’esistenza, all’umiltà della ricerca di Dio e, alla fine, di noi stessi e parlare di Sant’Agostino, in un momento storico così delicato come quello attuale, significa andare contro corrente.

Ilda Pezzoli