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L’Annunciazione al Santuario della Fontana, il Vescovo: «Si cammina a forza di Ave Maria, come a scandire il ritmo della vita»

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Nel pomeriggio di martedì 25 marzo, in occasione della solennità dell’Annunciazione del Signore, la comunità cappuccina del Santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore ha accolto il vescovo Antonio Napolioni per la consueta celebrazione patronale.

«L’Annunciazione è sicuramente festa grande per il nostro Santuario e per la Chiesa, per il significato che ha il “sì” di Maria per tutti noi», ha detto padre Fabrizio Dell’Acqua, il nuovo rettore del Santuario. Insieme a lui hanno concelebrato la solenne Eucaristia presieduta dal vescovo i francescani padre Claudio Bobbio, padre Domenico Tonani, padre Gianfranco Gatti, padre Maurizio Fiorini e padre Ettore Zini. Insieme a loro anche i sacerdoti di Casalmaggiore: il parroco don Claudio Rubagotti, il vicario don Arrigo Duranti e il collaboratore don Gino Assensi; alla presenza anche del diacono permanente Luigi Lena, che ha prestato servizio all’altare. 

Una festività «con un profumo particolare» ha sottolineato il vescovo nell’omelia, ricordando come il Santuario di Casalmaggiore sia una delle quattro chiese giubilari della diocesi (insieme alla Cattedrale e ai santuari di Caravaggio e Castelleone).

Un avvenimento, quello dell’Annunciazione, «straordinariamente decisivo per la storia dell’umanità e della Chiesa» che tuttavia «non riguarda Maria e il Bambino che nascerà, bensì Colui che viene concepito nell’incontro tra lo Spirito Santo e il “sì” di Maria: il Vivente». Da qui l’invito a vivere la concretezza del Vangelo, dal momento che Cristo, entrando nel mondo, «ha inaugurato un nuovo modo di essere donne e uomini, dando un valore speciale alla corporeità di ciascuno», attraverso il continuo incontro con Lui «nelle altre membra, che è la comunità della Chiesa».

Il vescovo quindi, nel ricordare il recente pellegrinaggio giubilare diocesano a Roma, vissuto nel fine settimana con più di 300 cremonesi, ha collegato l’ingresso di Cristo nella storia con il percorso terreno dell’umana esistenza. «Il momento più bello di quelle giornate è stata l’attesa di entrare attraverso la Porta Santa», ha raccontato monsignor Napolioni. «In una piazza in cui era bello stare insieme e piena di gente, sono felice di aver atteso due ore, perché vale più della porta stessa. La nostra vita è un’attesa, poi saremo anche porta e, una volta varcata la soglia, saremo totalmente nell’abbraccio di Dio». «Ciò che ci riguarda adesso, insomma, è il pellegrinaggio. Non siamo ancora accasati nella pace. E infatti il mondo la rovina continuamente, e dentro di noi c’è sempre qualcosa che ce la toglie». L’attesa è corporea. È capace di tenere insieme le persone, o anche di muoverle verso ciò che desiderano nel loro cuore. Come i pellegrini cremonesi nella capitale, o come ciascuno può sperimentare nella propria esistenza.

«Si cammina a forza di Ave Maria, come a scandire il ritmo della vita – ha ripreso il vescovo –, dentro di noi c’è Dio a farci compagnia e a dare senso al nostro cammino terreno». Una vocazione a essere «membra fragili, con l’uso maldestro della nostra libertà, ma membra unite del corpo di Cristo» come testimonia anche Papa Francesco. «La vita è faticosa – ha detto ancora il vescovo – ma questa croce che è venuta a sprigionare la potenza dell’amore di Dio, fa la differenza». E ha proseguito, ancora ricordando il pellegrinaggio giubilare: «In quel fiume di gente, potremmo fare a gara a chi ha più debolezze e fragilità. Non conoscevo la storia di quelle persone, la fede e l’impegno, ma quelle persone in viaggio verso la Porta mi ha riempito di speranza, perché Maria misteriosamente ci tiene uniti, ci conduce nella stessa direzione: alla porta del Figlio, che ci spalanca la porta del cuore di Dio, dove possiamo perderci in un’eternità beata. Non fermiamoci perciò lungo la strada e a guardare indietro».

Al termine della celebrazione il vescovo insieme agli altri concelebranti si è recato nella cripta davanti alla storica effigie della Madonna e alla fonte, dove ha recitato insieme all’assemblea la preghiera d’invocazione alla Regina di Casale e ha impartito la benedizione.  

 

Il video integrale della celebrazione

 

 

Tra storia e devozione

Il Santuario della Fontana di Casalmaggiore, così come è oggi, fu completato nel 1463 ampliando un precedente santuario costruito sul luogo in cui fu costruita una cappella in ricordo del miracolo a un povero cieco nato che, secondo la tradizione, nel 1320 riacquistò la vista bagnandosi con “l’acqua della Madonna”. 

La tradizione parla di un affresco della Madonna allattante il Bambino Gesù, dipinto su un muro e di un pozzo di acqua freschissima cui la gente andava ad attingere acqua. Un luogo di grande devozione visto che a quella fonte erano attribuite virtù taumaturgiche. Sulla primitiva cappella, sorse verso l’anno Mille l’attuale cripta (come confermano alcuni scavi fatti alle fondamenta), che custodisce la Venerata Immagine della Madonna. Come fosse l’antichissimo affresco è difficile precisarlo. Nelle antiche stampe la Vergine è rappresentata seduta su uno sgabello, con nelle braccia il Bambino Gesù che sta allattando. La veste era di color rosso e un grande manto azzurro, filettato d’oro e trapuntato di stelle, copriva la persona. Anche l’Immagine che ancora si intravvede non è la primitiva. Dipinta rozzamente da un pittore ignoto alcuni secoli prima del Mille, è stata continuamente ridipinta. Da un esame fatto dal Prof. Mantovani, socio onorario della Regia Accademia Brera di Milano, il dipinto visibile risale al secolo XIV, con altri successivi ritocchi fatti da mani inesperte ogni volta che per l’umidità l’Immagine perdeva i lineamenti e la coloritura.

Nel 1957 furono eseguiti i lavori di restauro della cripta. La Sovrintendenza alle Belle Arti di Verona fece diversi tentativi di strappo dell’affresco per salvarlo dal totale deperimento. Non avendo dato esito positivo, si ricorse all’abile pennello del pittore Odoardo Gherardi di Panna che, nel 1957, ci diede l’attuale Immagine che tiene presenti le risultanze tradizionali dei colori e degli atteggiamenti e posta in cripta dinanzi all’antica Immagine (oggi si trova un una cappella laterale). Questa Immagine, entrata nella venerazione del popolo, fu incoronata il 15 Agosto 1963, nel V Centenario della Costruzione del Santuario, dal vescovo Danio Bolognini che l’ano successivo vi appuntò la stella d’oro, a ricordo della proclamazione della Beata Vergine della Fontana a Patrona del Casalasco.

Rimaneva però sempre vivo nei fedeli il desiderio di venerare l’antica immagine della Vergine. Così, nel dicembre del 1990, si rifecero numerosi tentativi per far ricomparire l’immagine antica, e dopo un lungo lavoro di consolidamento dell’intonaco, si è ripresentata alla devozione dei fedeli.