L’abc della fede: quando “io” è insieme a Dio e gli altri
Nel tardo pomeriggio di giovedì 2 novembre il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto l’Eucaristia in Cattedrale. La Messa, che ha fatto seguito alla preghiera per i defunti nel pomeriggio al Cimitero di Cremona, era già quella della XXXI Domenica del Tempo ordinario ed è stata concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi e dai canonici del Capitolo della Cattedrale.
Nell’omelia il vescovo ha parlato della abc della fede e della vita cristiana. «Abc che ha radici antiche», ha detto Napolioni riferendosi ai «nostri fratelli maggiori ebrei», ma con «il rischio di ascoltare il proprio Dio usandolo, rischiando di non vivere fino in fondo la realtà di Dio stesso e del suo amore».
Per avere l’abc completa bisogna vivere le parole di Gesù, «uomo, falegname, predicatore, maestro, testimone, amante dei piccoli e dei malati. Uomo perfetto, uomo nuovo» che nel Vangelo di Marco (12,28-34) alla domanda di uno degli scribi chiese su quale fosse il primo di tutti i comandamenti «ne cita due, due facce della stessa medaglia: amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente, con tutta la forza; e amerai il tuo prossimo come te stesso».
Abc della fede che «ha tre protagonisti da tenere sempre insieme nella vita. Io, Dio e gli altri. Se penso di vedermela con il Signore da solo senza gli altri, mi illudo. A maggior ragione se penso di vivere la mia vita solo nella realtà sciale, senza conoscere e godere dell’amore che viene dal Signore».
L’Ordo Amoris di Sant’Agostino, il mettere in ordine i propri affetti, è il bisogno profondo della vita umana, «Abbiamo un gran bisogno di fare una una terapia dei nostri affetti», ha detto il vescovo Napolioni indicando che «la medicina è conoscerne la sorgente: Dio che ci viene incontro con il suo amore». E ancora: «Il Signore non vuole che noi mercanteggiamo con Lui, vuole tutto, perché ci dà tutto e molto di più».« La vita ci è data per provarci sempre di più, e quando le forze diminuiscono, forse lì diventa ancor più facile raccogliere e metterle nelle mani di Dio, perché forse è venuta meno l’illusione di farcela da soli».
«La domenica che celebriamo – ha concluso il vescovo con un riferimento anche al giorno dei defunti – ci scuote, ci sveglia, ci riconferma nella fede e ci fa guardare i defunti nella giusta luce. Certo dolore, tristezza, ricordo, affetto, gratitudine, ma ancor di più comunione. Vivono nella comunione con Dio e regalano anche a noi questa prospettiva di comunione».
Nel pomeriggio di domenica 3 novembre, nella Messa delle 18 presieduta in Cattedrale dal vescovo emerito Dante Lafranconi, saranno ricordati i vescovi defunti.