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“La vita è stata per me un’avventura meravigliosa”, il testamento spirituale di don Alberto Franzini

Si intitola “La vita è stata per me un’avventura meravigliosa”. Con questo titolo, per la collana dei Quaderni della Cattedrale, è stato dato alle stampe (disponibile in Duomo), il testamento spirituale di don Alberto Franzini, a poco più di due mese dalla sua morte a causa del coronavirus avvenuta lo scorso 4 aprile.

«Intendo esprimere davanti a Dio il mio sincero grazie: per avermi pensato dall’eternità, per avermi donato la vita in un periodo stupendo della storia e in una porzione di terra da me tanto amata, la nostra Italia e in particolare la nostra splendida pianura Padana, di cui mi sento figlio».

Con queste parole inizia il testo scritto a mano dal sacerdote originario di Bozzolo e datato 15 settembre 2018.

Poche pagine piene di gratitudine e serenità in cui don Alberto ricordava le età della vita e le persone che hanno accompagnato e segnato il suo cammino, a cominciare dalla famiglia e dagli anni sella fanciullezza: «Anni indimenticabili – scrive – ricchi di calore umano, anche se percorsi da una dignitosa povertà, alla quale ha sempre posto rimedio la laboriosità dei genitori».

Ripercorrendo poi le tappe e i passaggi del suo ministero sacerdotale don Franzini cita le figure che più lo hanno guidato e affiancato: dallo zio sacerdote don Aldo a don Primo Mazzolari, «che ho avuto il dono di conoscer quando ero ancora un bambino e che ho imparato a conoscere e apprezzare sempre più negli anni a venire», al vescovo Enrico Assi. Tanti i maestri negli studi e nella ricerca teologica tra i quali i papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ricordato tra i «grandi testimoni che sono stati per me una vera “corrente luminosa”».

«Direi – aggiunge – che Ratzinger e Montini sono stati i grandi educatori della mia vita, i punti di riferimento sulle grandi questioni che affascinano l’intelligenza e il cuore umano».

Non dimentica, don Alberto, di citare i sacerdoti amici, in particolare don Davide Barili, don Guido Bernardelli e don Angelo Bravi, con cui ha condiviso «un decennio stupendo, pur se faticoso, del mio ministero a Casalmaggiore». «La vita di parrocchia – aggiunge – è stata per me la vera scuola di vita, che mi ha maturato nelle mie dimensioni umane e nel mio itinerario cristiano. Ho tentato di vivere il ministero del prete non secondo i miei desideri e i miei progetti, ma secondo le modalità che il signore mi ha assegnato».

Il ringraziamento più sentito torna poi al Signore, «anche per la passione allo studio, all’arte, alla liturgia, alla letteratura, alla poesia (Leopardi e Ungaretti!…), alla musica, al canto gregoriano, alla Terra Santa, alla Sardegna (mia seconda patria), ai viaggi, che mi hanno sempre fatto sentire la gioia di essere un appassionato cittadino della terra, nella continua tensione alla “Città futura”».

«La vita è stata per me un’avventura meravigliosa. Vado incontro al buio della morte unicamente con lo sguardo verso Colui che è stato trafitto sulla croce e ha vinto la morte […] Offro a Dio il momento difficile della mia morte per la Chiesa diocesana di Cremona e per il Papa».

Così conclude il suo testamento spirituale don Alberto Franzini. Nel “Quaderno” stampato, poi, si trovano anche i contributi che lo hanno salutato: la lettera del vescovo Napolioni, gli articoli pubblicati sui mezzi diocesani e il ricordo delle comunità parrocchiali, insieme ad un apparato di immagini con le fotografie e le riproduzioni del testo originale del testamento.


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