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La Verità è sinfonica: l’intervento di mons. Delpini all’incontro del clero (video-intervista e audio)

“La verità è sinfonica”: alla suggestione del titolo dell’incontro di Mons. Mario Delpini, Arcivescovo Metropolita di Milano con i sacerdoti cremonesi, giovedì scorso, ha fatto riscontro una riflessione articolata, profonda, offerta con riconosciute freschezza e fruibilità comunicativa. Nel salone del Seminario diocesano Mons. Delpini è stato accolto dal Vescovo di Cremona Mons. Antonio Napolioni, che ha introdotto la mattinata sottolineando l’importanza e il valore del ritrovarsi regolarmente, come presbiterio diocesano, in una assemblea formativa e segnata dal confronto fraterno, nel ritmo di una vita ecclesiale armonica, frutto dell’apporto di ognuno, che dia ossigeno, vita alle comunità, nel segno della condivisione e della corresponsabilità.

Dopo la recita dell’Ora Media, l’Arcivescovo ha introdotto la sua relazione facendo riferimento alla Lettera agli Efesini, uno dei testi in cui la “verità sinfonica” è presente in modo più completo e significativo. Una verità, questa – ha precisato – che oggi può essere rappresentata dal “libro sigillato”, che nella cultura, nella sensibilità, nel sentire contemporanei si fa fatica ad aprire, tanto è vero che oggi per essa “non si piange più”. Ma perché – ha chiesto – oggi è evidente questa “assenza di lacrime”? Perché oggi ci sono evidenti ostacoli a proclamare la sinfonia della verità? E’ forse, essa, divisiva? O condizionante? Non più coinvolgente? Davvero non se ne ha più sete?

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Ebbene, l’Agnello Immolato può aprire il “libro dei sigilli”: non una astrazione o un puro esercizio intellettuale, ma la conoscenza della verità in un rapporto personale con Gesù, amico incarnato e Signore adorato. Ed è proprio in questa apertura del “libro sigillato” come relazione personale con Cristo che si può e deve vivere l’origine e l’esperienza della propria vocazione e della propria fede.

Tuttavia – ha affermato Mons. Delpini – questa relazione personale con Gesù, vivo, risorto, glorificato e sempre insieme con noi, può ammalarsi: una “vita parallela”, cioè la separazione tra fede e vita, preghiera e azione, devozione e stato d’animo; il “ruolo che sequestra la persona”, perdendo di vista la verità degli atti che si compiono; la “tirannia del particolare”, avendo a cuore una iniziativa, un ambiente, una categoria di persone o un settore pastorale a cui tutto è asservito, relegando il resto a un ruolo secondario… mettono a rischio la “verità sinfonica del ministero”.

A tutto questo devono fare riscontro “terapie”: “la ricerca della verità sia un ascolto, più che un ragionamento, una vocazione, più che una scoperta, una attesa più che una pretesa”… “secondo la vocazione che avete ricevuto”. E “il convergere verso l’unico Signore rende possibile questa dinamica comunitaria, che consente all’opera di Dio di realizzare l’unità delle Spirito per mezzo del vincolo della pace”. In una corretta e proficua pratica sinodale.

 

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