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La scuola, un corridoio di relazioni

In occasione della Giornata diocesana della scuola, che si celebra domenica 16 settembre, pubblichiamo il messaggio che don Giovanni Tonani, incaricato diocesano per la Pastorale scolastica e l’Insegnamento della religione cattolica, ha pubblicato per una riflessione ed un augurio per l’anno scolastico che inizia.

La scuola: un corridoio di relazioni 

All’inizio di un nuovo anno scolastico la Chiesa Cremonese augura un buon viaggio a tutti gli studenti, agli insegnanti, ai dirigenti e al personale che operano nella scuola, dentro i corridoi, a volte faticosi, altre volte rassicuranti, ed altre ancora incoraggianti perché portano tutti ad un’incrollabile ricchezza ed a una tenace formazione culturale e spirituale. I corridoi della scuola: quando si ripensa agli anni passati tra i banchi la nostra mente e il nostro cuore rivivono emozioni, sconcerti, paure, spensieratezza di anni, forse i più belli, che ci hanno formato. Chi di noi, anche chi è ancora studente, non ricorda un maestro, un professore, un compagno, un bidello, profumi e speranze, tante volte con gioia, altre con nostalgia. Anche avvolti da questi ricordi è necessario entrare dentro il nostro presente e proiettarsi verso il futuro. Non possiamo negare che la scuola sta vivendo un momento di crisi, soprattutto relazionale. Papa Francesco nel suo discorso del 7 settembre scorso all’Associazione Genitori diceva che è necessaria una «“collaborazione” nell’educazione di un figlio: fra la famiglia e gli insegnanti». Per questo condivido alcuni pensieri e mi faccio aiutare dai titoli di alcuni paragrafi di un libro uscito qualche mese fa di P.C. Rivoltella “Un’idea di Scuola” (Scholè 2018).

L’educazione lenta

Andiamo veloci. Il mondo è veloce, i trasporti sono veloci, i rapporti interpersonali sono “fast food”. E la scuola? Si parla di educazione e di innovazione digitale, si parla di uso di tablet, di smartphone, di “uso consapevole dei telefonini in classe”. Purtroppo poco si parla di educazione ai semplici, normali, vitali rapporti quotidiani. “Innovare”, a mio parere, significa prima di tutto rinnovare quello che noi siamo, cioè uomini, donne, cittadini “in relazione con …”. Non con strumenti, non con un video, non con messaggi, ma con l’altro che vedo e che incontro, con i compagni di banco e di classe che non mi sono scelto, ma che mi sono stati affiancati e che non posso “bloccare” come in una chat. Certo questa è una innovazione oggi non digitale ma relazionale che esige tempi lunghi che dobbiamo costruirci. Una provocazione: forse accanto alle aule digitali sarebbe bello istituire il “corridoio delle relazioni” dove si impara a vivere il presente non come un nemico che fugge, ma come una occasione da non perdere. È questo il tempo lento delle relazioni e dell’educazione.

Un maestro testimone

Tema, soprattutto per chi percorre strade di Chiesa, un po’ scontato. Non è un tema “attuale”; qualcuno direbbe: oggi alla scuola serve ben altro! All’inizio di un nuovo anno penso sia necessario, invece, recuperare questa idea. Nella scuola ci sono docenti sorprendenti, appassionati, grandiosi, tante volte un po’ “scalcagnati” dai dirigenti perché non in linea con le loro prospettive. Docenti silenziosi, ma che lasciano il segno. “Un esempio da seguire, non teorie pedagogiche”, continua Rivoltella. A questi è necessario rivolgersi, perché sono professionisti appassionati di una educazione che non si ferma alla facciata, ma che davvero lascia il segno, che incide il cuore e la mente dei ragazzi di contenuti che val la pena ricordare e incarnare. Non sono quei docenti che urlano e sbraitano, che terrorizzano e che fanno deserto attorno. Un deserto dove la sete di sapere rimane, dove la vita non trova posto … solo aridità! Da qui è necessario davvero recuperare la passione bella dell’essere insegnati che vogliono far crescere l’uomo, tutto l’uomo, l’uomo intero! Diceva Papa Francesco durante la visita a Barbiana: «Vorrei da qui ringraziare tutti gli educatori, quanti si pongono al servizio della crescita delle nuove generazioni … La vostra è una missione piena di ostacoli ma anche di gioie. Ma soprattutto è una missione … di amore, perché non si può insegnare senza amare e senza la consapevolezza che ciò che si dona è solo un diritto che si riconosce, quello di imparare. E da insegnare ci sono tante cose, ma quella essenziale è la crescita di una coscienza libera, capace di confrontarsi con la realtà e di orientarsi in essa guidata dall’amore, dalla voglia di compromettersi con gli altri, di farsi carico delle loro fatiche e ferite, di rifuggire da ogni egoismo per servire il bene comune.».

Quel che non può non fa

I media spesso fanno conoscere episodi di violenza che riguardano la scuola. Dal bullismo al cyberbullismo, dalla violenza in classe a genitori che feriscono docenti, scuole ridotte a pezzi non solo in senso simbolico ma, a volte, anche concreto. Una delle ragioni di tutto questo è la questione della valutazione. Il micidiale numero o giudizio non viene più accettato né dai ragazzi né dai loro genitori. Un tema che ha sempre fatto discutere, questo, ma un tema fondamentale per la vita della scuola e dei ragazzi. Ci sono scuole di pensiero che non vorrebbero che vi siano valutazioni, altre che, invece, le esigono. Io di fronte a tutto questo mi fermo e mi chiedo: se non fossi stato valutato, oggi io che cosa sarei? Un perfetto ignorante? Un ignorante perfetto? Uno abituato a farmi trascinare … tanto … La valutazione non è altro che un modo per stimolare i ragazzi a rendersi conto di quello che sono (soprattutto in questa cultura protesa verso il virtuale, il falso, il finto) e a migliorarsi sempre di più (dentro una società narcisista e autoreferenziale). Nella scuola dove insegno viene proposta la “valutazione dei docenti” da parte degli alunni. Fa problema? Direi di no soprattutto nel momento in cui un docente fa il suo dovere; così deve essere anche per gli studenti e i loro genitori. Infondo, e cito il libro di Rivoltella, l’autore ricorda il Maestro Manzi il quale diceva che lo studente (e io aggiungerei il docente e il dirigente) “fa quel che può e quello che non può non fa” e questo per buona pace di referenti per la qualità, per l’orientamento, per l’Alternanza Scuola Lavoro, ecc.

I giardini di Kensington

… e ritorno all’inizio! Mi pare che oggi la scuola sia troppo impegnata a digitalizzarsi dimenticando quello per cui esiste, non rifiutando e nemmeno negando l’importanza del web, del digitale, della multimedialità, ma guidando dentro questo mondo ragazzi e famiglie. Si noi non nati nell’epoca del web dobbiamo guidare i “nati digitali” (sembra di essere dentro un film di fantascienza …) perché, come diceva sempre Rivoltella, l’insegnante non deve rimanere fermo a guardare dalla finestra “i giardini di Kensington” ma uscire, volare con i propri alunni guidandoli non verso “l’isola che non c’è”, ma verso un mondo concreto, fatto di uomini e donne e, lo ripeto dentro ad un “corridoio di relazioni”, che, in fondo, dovranno, dovremo, percorrere per tutta la vita. Papa Francesco nel suo discorso all’Associazione Genitori del 7 settembre scorso diceva ai genitori, ma son parole che dovrebbe ascoltare tutto il mondo della scuola «La vostra presenza responsabile e disponibile, segno di amore non solo per i vostri figli ma verso quel bene di tutti che è la scuola, aiuterà a superare tante divisioni e incomprensioni in questo ambito, e a far sì che sia riconosciuto alle famiglie il loro ruolo primario nell’educazione e nell’istruzione dei bambini e dei giovani. Se infatti voi genitori avete bisogno degli insegnanti, anche la scuola ha bisogno di voi e non può raggiungere i suoi obiettivi senza realizzare un dialogo costruttivo con chi ha la prima responsabilità della crescita dei suoi alunni. …»

Dentro queste provocazioni rinnovo, a nome di tutta la Chiesa Cremonese, l’augurio di un buon anno scolastico ricco di relazioni, di impegno e di passione nell’insegnare e nell’apprendere.

don Giovanni Tonani (responsabile Ufficio Pastorale Scolastica e IRC)