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La Quaresima «tempo di ritorno, di riconciliazione e di ricompensa»

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“Gloria e lode a te, Cristo Gesù!”. Un’acclamazione al Signore che per quaranta giorni prende il posto al gioioso canto dell’Alleluja. Così, con spirito di attesa, la Cattedrale di Cremona ha accolto i fedeli per la Messa del Mercoledì delle Ceneri, celebrata nel pomeriggio del 14 febbraio. L’Eucaristia, che ha sancito l’inizio della Quaresima, è stata presieduta dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni. Hanno concelebrato il il vescovo emerito Dante Lafranconi, i canonici del Capitolo della Cattedrale, i sacerdoti dell’unità pastorale Sant’Omobono e la comunità del Seminario.

«La Quaresima è il garnde tempo in cui la Chiesa è chiamata a cambiare, dalla testa ai piedi», ha detto il vescovo nell’omelia, citando un passo del libro scritto da François-Xavier Bustillo, vescovo di Ajaccio. «Proprio in un tempo in cui i cambiamenti velocissimi ci impressionano – ha aggiunto –, la Chiesa attinge alla Pasqua di Gesù la forza di un cambiamento ancor più profondo e sostanziale. Questo significa “conversione”».

Tempo di penitenza, di digiuno, di silenzio, ma anche tempo «di ritorno, di riconciliazione e di ricompensa». «Il Signore sa che ci allontaniamo facilmente da lui e non si scandalizza, ma non si arrende a questo limite», ha spiegato mons. Napolioni. «Il ritorno non è un ritorno indietro, ma un ritorno a casa». La Quaresima allora come tempo di vita spirituale, di vita riconciliata «di cui dobbiamo essere ambasciatori con la testimonianza verso tutti» e che è «fascino e nostalgia di un abbraccio che rende possibile l’incontro con una grazia sovrabbondante».

«E infine il Vangelo ci invita a scoprire che, nel segreto, il Signore ci ricompensa al di là di ogni nostra aspettativa – ha evidenziato Napolioni –. Altro che il successo mondano, altro che gli applausi: l’intimità con il Padre, perché semplicemente viviamo con lui e di lui, e perciò sappiamo mettere in ordine tutte le altre cose, e sappiamo donare ciò che abbiamo ricevuto perché solo mettendolo in circolazione dà vita agli altri e dà vera gioia anche a noi».

Sobrietà, giustizia, condivisione, apertura a Dio, fraternità umana: «Questo sogno non è superato, anzi, è quanto mai attuale e necessario per il futuro dell’umanità – ha concluso –. E la ricompensa sarà vita in abbondanza, vita per le generazioni che verranno, testimonianza reale che il Signore non si stanca di passare nelle nostre vite per dare resurrezione a tutte le nostre speranze».

La celebrazione è stata caratterizzata dall’imposizione della cenere sul capo dei fedeli in processione. “Polvere eri e polvere ritornerai”: queste le parole che il celebrante pronuncia, ma è una polvere che «ha ricevuto l’alito di vita del Creatore – ha evidenziato il vescovo –, è destinata alla gloria immortale, è amata al punto di dare il Figlio sulla croce». Una polvere che «può essere d’oro, di diamanti, se ci accorgiamo di quanto il Signore abita i nostri giorni e ci prepara gradualmente ad abitare con lui e in lui per sempre».

La Messa si è conclusa con la benedizione finale, preceduta dal ringraziamento personale del vescovo a mons. Ruggero Zucchelli, presidente del Capitolo della Cattedrale negli ultimi cinque anni, che ha passato ufficialmente il testimone a mons. Antonio Trabucchi. A lui mons. Napolioni ha rivolto il proprio augurio per l’inizio del suo «servizio di preghiera ai tanti fedeli che fanno della Cattedrale un santuario cittadino».

 

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