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La parola “unità”, sinonimo di cristianità. Insieme come i Magi se conserviamo il Vangelo nel cuore

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In occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, giovedì 20 gennaio si è svolta la tradizionale veglia di preghiera ecumenica con la partecipazione del vescovo Antonio Napolioni, del pastore Nicola Tedoldi della Chiesa Evangelica Metodista di Piacenza e Cremona e di padre Doru Fuciu della Chiesa Ortodossa Rumena, e con la presenza dell’incaricato diocesano per la Pastorale ecumenica e il dialogo interreligioso don Federico Celini.

La celebrazione si è svolta quest’anno presso la chiesa parrocchiale della Beata Vergine Lauretana e San Genesio, nel quartiere Borgo Loreto di Cremona, data la coincidenza negli stessi giorni con la visita pastorale del vescovo Napolioni e per la presenza, sul territorio, della chiesa ortodossa, in quella che in passato era la chiesa parrocchiale di Borgo Loreto.

La veglia è iniziata con la processione dei concelebranti insieme ai tre rappresentanti delle diverse confessioni cristiane, che hanno acceso altrettante lampade dal cero pasquale.

Il tema del momento di preghiera – in riferimento a quanto caratterizza la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno –  è stato “In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”, tratto dal Vangelo secondo Matteo.

Nella sua riflessione monsignor Napolioni ha affermato che «il loro viaggio è unito da questo segno che li attira, suscita il desiderio più profondo, lo distilla, lo matura e lo rende punto di incontro con altri uomini di buona volontà, con altri cercatori di senso e di Dio». «Lungo la strada insieme vengono tentati da colui che difende il potere terreno – ha proseguito mons. Napolioni – insieme resistono e arrivano, si prostrano, adorano e consegnano i loro doni. La tradizione fa si che ognuno di loro secondo noi abbia un determinato dono, ma in fondo non esiste una classifica, non gareggiano, non sono rivali, la diversità esalta la bellezza di quell’incontro. Sono le nazioni, i popoli, le saggezze e le culture, sono le storie degli uomini e delle donne che davanti a quel bambino, segnalato dalla stella e a sua madre, si compongono nell’unità più perfetta, quella che dà loro la forza di cambiare insieme». «Anche noi – ha detto ancora monsignor Napolioni – abbiamo bisogno di cambiare tante strade della nostra vita, non solo personale, ma sociale, mondiale e se noi cristiani nella diversità delle vicende teologiche e spirituali, fatta di divisioni ma anche di possibili riconciliazioni, di rinnovati incontri, amicizie, vogliamo cambiare, possiamo farlo solo se ci decidiamo insieme, stimando il rapporto di ciascuno, partendo dall’essenziale, da quel Vangelo che non solo nel libro, ma nel cuore non dobbiamo più smarrire. Allora non sarà più solo la chiesa cattolica a fare sinodo, ma saremo tutti, con metodi, linguaggi, tradizioni diverse a camminare insieme, perché quella stella continua a splendere e a indicarci la via».

Il momento di riflessione è proseguito con le parole del pastore Tedoldi, che ha voluto sottolineare che «oltre pregare il Signore per la nostra unità dovremmo pregarlo intensamente perché ci aiuti ad essere veramente cristiani, attenti ascoltatori e fedeli testimoni della Sua parola perché ritengo che è Cristo l’unità dei cristiani, per cui, non abbiamo bisogno di attendere altro. Dio ci ha donato se stesso in Gesù Cristo perché potessimo essere tutti una sola cosa». E ha proseguito il pastore Tedoldi: «Credo sia giunto il tempo di capire che unità è sinonimo di cristianità” e conclude “nel nostro presepe spirituale i magi sono sempre lì con il loro carico di tesori pronti a camminare verso il Signore. Mi piace pensare che questo sia proprio il senso della nostra unità: camminare da luoghi diversi, da esperienze diverse verso Dio che ci attende».

Ha poi espresso il suo pensiero padre Fuciu: «Unità è la parola chiave, i tre magi rappresentano l’unità, ma anche l’unità delle tre persone del Padre del Figlio e dello Spirito Santo che è la Santissima Trinità». E ha concluso: «Siamo qui per questa preghiera per l’unità dei cristiani rivolta a Dio per proteggerci e per essere benedetti».

La serata è quindi proseguita con un momento di dialogo e ascolto reciproco in stile sinodale. Divisi in tre gruppi i partecipanti hanno potuto confrontarsi, riflettere e condividere pensieri riguardanti l’unità dei cristiani e come testimoniarla nel mondo di oggi e di domani. Quindi le tre lampade, che avevano accompagnato i lavori di gruppo, sono state riportate vicino all’altare in modo da essere visibili a tutti.

La veglia ecumenica si è quindi conclusa con un momento di preghiera seguito dalla benedizione.

 

Settimana ecumenica, don Celini a “Chiesa di Casa”: «Come i magi, insieme verso Cristo»