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La notte di Natale un cero acceso per Siria e Medio Oriente

“Preghiamo e aiutiamo i cristiani a rimanere in Siria e in Medio Oriente come testimoni di misericordia, di perdono e di riconciliazione. La fiamma della speranza raggiunga anche tutti coloro che subiscono in questi giorni conflitti e tensioni in diverse altre parti del mondo, vicine e lontane. La preghiera della Chiesa li aiuti a sentire la prossimità del Dio fedele e tocchi ogni coscienza per un impegno sincero a favore della pace”. Sono le parole di Papa Francesco durante l’Angelus della prima domenica di Avvento.

Un messaggio che l’Ufficio missionario diocesano propone a tutta la Diocesi con l’invito a riprendere il gesto compiuto dal Papa accendendo un cero in casa, oppure mettendolo alla finestra, in occasione della notte di Natale.

«Chiediamo ai parroci – spiega don Maurizio Ghilardi, responsabile dell’Ufficio missionario diocesano – che mettano a disposizione nelle loro chiese dei ceri che possano consumarsi durante tutta la notte santa di Natale al fine di sensibilizzare la comunità cristiana nei confronti di un conflitto che ha già messo a dura prova la comunità umana della Siria».

«È vero che non è un gesto che risolve la questione così complessa e intricata di un conflitto che non ha mai fine – continua don Ghilardi – ma è un richiamo, un tenere sveglia l’attenzione, una manifestazione di solidarietà e vicinanza soprattutto attraverso la preghiera».

L’auspicio è che a tutti i partecipanti alle Messe di mezzanotte venga consegnato un cero, acceso, da portare a casa come espressione di continuità nella preghiera.

Un’altra possibilità è quella di ricevere e portare nelle proprie case e chiese la luce della pace che giunge direttamente dalla Grotta di Betlemme e che domenica 16 dicembre alle ore 16.30 sarà “distribuita” dal MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona (Leggi per saperne di più).

“Maria, donna dell’attesa e della preghiera, – sono ancora le parole di Papa Francesco – ci aiuti a rafforzare la nostra speranza nelle promesse del suo Figlio Gesù, per farci sperimentare che, attraverso il travaglio della storia, Dio resta fedele e si serve anche degli errori umani per manifestare la sua misericordia”.