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La metafora delle erbacce per descrivere i fenomeni migratori (AUDIO)

Le erbacce si adattano agli ambienti più ostili: fenomenali bio-indicatori, nascono e crescono ovunque ci siano le condizioni per farlo. Occupano luoghi liberi e abbandonati, per i quali i cittadini finiscono per provare disaffezione. Diventano “erbacce” perché è così che la gente le etichetta. Non benviste, sono considerate invadenti e fastidiose; e richiedono una manutenzione costante, per evitare che infine prevalgano. Alcune erbacce però, da aliene e sgradite che erano, diventano infine piante tipiche: vengono cioè digerite culturalmente (si pensi ai pomodori, sino all’800 considerati semplici piante ornamentali; o ai papaveri nei campi di grano, senza i quali i pittori impressionisti non avrebbero trovato ispirazione per i loro capolavori).

La metafora delle erbacce, come suggerisce Mauro Ferrari, può ben descrivere i fenomeni migratori. Se n’è parlato venerdì 11 ottobre nella sala polivalente della cooperativa sociale Palm W&P di Buzzoletto, nell’ambito della rassegna di incontri “Quante sono le tue opere Signore”. L’appuntamento è stato promosso dalla comunità Laudato si’ Viadana in collaborazione con l’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, la Consulta del volontariato e altre realtà associative del territorio.

Piadenese, docente del master “Immigrazione” all’università di Venezia, già formatore degli operatori della Casa della carità di Milano, Ferrari ha fornito una riflessione culturalmente stimolante, spaziando dagli scritti di botanici ed economisti alla visione di cartoni animati. «I cambiamenti sociali – ha spiegato il relatore – nascono e crescono come erbacce nel giardino, non come ortaggi in serra. Siamo portati a classificare ed etichettare il mondo, ad amare le nostre abitudini, a vivere in un giardino ordinato, ma intanto le migrazioni sono un fenomeno sempre più strutturale. Invece che dei cosiddetti “extracomunitari”, sarebbe più saggio occuparsi dei nostalgici “ex comunitari”, che si trovano a mal partito in un mondo liquido, che cambia velocemente e nel quale non hanno più gli strumenti per ritrovarsi. Non possiamo affrontare per sempre la questione con le categorie dell’emergenza: la strada maestra è quella di essere duttili e consapevoli». Si può cercare insomma di convivere con le erbacce (coi migranti), adottando una logica comprendente: «Descrivere, interpretare, costruire alleanze, pianificare strategie».

L’incontro è stato aperto dal saluto di don Paolo Tonghini, mentre Luigi Gardini ha messo a dimora un ulivo, in risposta all’appello delle comunità Laudato si’ di piantare 60 milioni di alberi in Italia (uno per abitante) entro il 2020.

Al termine della serata, l’agricoltore Mimma Vignoli ha presentato alcune erbe spontanee del territorio e le loro virtù.

Conclusione con la degustazione di malvarosa in pastella, torta al luartis e polpettine di ortica.

I prossimi appuntamenti: venerdì 18 ottobre al cinema Comunale di Dosolo, la proiezione del film “Last call. Ultima chiamata”; lunedì 21 alle 21 al centro-servizi di Bellaguarda, l’economista politico Riccardo Petrella (docente alla Cattolica di Lovanio, Belgio) interverrà sul tema “La casa mondiale brucia. I secchi d’acqua non saranno sufficienti”.