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La memoria è oggi: quel che don Bosco ancora ci dice

La fine di gennaio coincide con una data memorabile e strategica per la pastorale giovanile e gli oratori. Il 31 gennaio è la memoria di don Giovanni Bosco, patrono dei giovani e considerato ideatore della forma oratoriana più celebre e del metodo preventivo che proprio su di un cortile, uno spazio e un tempo educativi, faceva ruotare tutto: un “gioco” forte, grande e rischioso che ebbe sin dall’inizio la capacità di muovere e rilanciare.

A Valdocco una giostra vera e propria c’è ancora: fatta con copertoni di ruote e catene. Forse un po’ audace, come audace è la vita degli oratori e il loro costante ripensamento. Spesso anche noi siamo come su di una giostra che sembra guidata da altro o da altri, un poco sospesi e desiderosi di stare al gioco vero, quello educativo che racconta una prossimità e una fiducia infinita nei doni che lo Spirito depone nelle biografie dei singoli e delle comunità. E si sa che un po’ di rischio è pur necessario, se si vuole essere qui ed ora e dire qualcosa di significativo, vero e profondo. Bisogna vincere paura e apatia e forse il senso di inadeguatezza che naturalmente tutti si sperimenta davanti alla realtà, come già quegli uomini che disponevano di qualche pane e qualche pesce e che Qualcun altro rassicura e inviava comunque, senza far troppo conto dell’assoluta sproporzione dei numeri. Oggi parole come cortile e metodo preventivo assumono forme e risonanze nuove, spesso inedite…  cerchi cliché o scricchiolano o sono già desueti, asfittici, esauriti.

Quest’anno la ricorrenza di don Bosco cade a scavalco del “cortile dei sogni” nella sua tappa zonale, nei primi passi della visita pastorale e nel guado (si spera non troppo paludoso) delle unità pastorali e di altri fattori che rendono il gioco ecclesiale bello e faticoso ad un tempo. Senza poi fare il lunghissimo elenco di altri fattori che dal  sociale al culturale stanno riscrivendo il tessuto vivo italiano, lombardo e cremonese.

Don Bosco ha osato, cercato e trovato. E forse oggi, se potesse parlarci direttamente, ci consegnerebbe la stessa preoccupazione sana e la stessa urgenza coraggiosa. E di fatto lo fa: con noi parla e a noi consegna quelle attenzioni attraverso la biografia amabile dei più giovani che sono comunque figli di Dio, comunue fratelli, comunque chiamati alla pienezza della vita.

Don Bosco ci inviterebbe ad osare,  a non stancarci, a mettere insieme innanzitutto passione e intelligenza. Lo farebbe e lo fa. Ad alta voce.

Don Paolo Arienti
incaricato diocesano Pastorale giovanile

 

 

La Federazione Oratori Cremonese propone alcuni materiali utili per la settimana dell’Oratorio: