1

La magia di santa Lucia: gli abbracci dei bimbi cremonesi diventano segno di carità per il Togo

Il progetto “Tazze piene di abbracci” si basa sulla storia di una nonna che regala a sua nipote una tazza, un dono che aveva ricevuto dal marito prima di partire per la guerra: il nonno l’aveva riempita di 365 abbracci, perché fossero sostegno e consolazione alla moglie nella lontananza; a distanza di molti anni, infine, la nonna e la nipote hanno deciso di regalarla proprio a santa Lucia.

«In sostanza chiediamo ai bambini prima di ripensare ai loro abbracci preferiti, come l’abbraccio profumato della mamma o quello morbido della nonna, e poi di scriverli sulle tazze che hanno realizzato con materiali di recupero. Queste tazze verranno vendute il 12 dicembre in Seminario, dalle ore 16.30, durante un evento aperto a tutti, ed il ricavato verrà devoluto a favore dei bambini del Togo dell’associazione “Amici di don Emanuele”».

A spiegare il progetto che coinvolgerà anche le scuole diocesane è l’ideatrice, Rossella Galletti, autrice di oltre venti libri per bambini, impegnata da anni in vari progetti in scuole dell’infanzia e primarie, racconta il suo impegno nel far rivivere la magica figura di santa Lucia aiutando persone in difficoltà.

Ci puoi spiegare quali sono i progetti che segui con i bambini?

Si tratta di progetti che partono sempre da una storia fantastica, che permettono ai bambini di pensare a qualcosa di bello e buono che possono fare nella loro vita, e che sfociano sempre in lavoretti che i bambini possono realizzare con le loro mani e che spesso e volentieri vengono utilizzati e venduti per aiutare associazioni benefiche e persone in difficoltà.

In quali scuole porti il tuo progetto e chi beneficia dei vostri lavoretti?

Le scuole materne e primarie sono quelle con le quali collaboro di più, sia private sia, quando possibile, pubbliche. I progetti sono assolutamente aperti a tutti. Abbiamo aiutato finora il centro di aiuto alla vita di Casalmaggiore, la Caritas e diversi ospedali con reparti pediatrici importanti come il civile di Brescia, il Bellaria a Bologna ed il Bambin Gesù di Roma. Cerchiamo di far arrivare, attraverso questi progetti, i sorrisi dei bambini.

Quando e come è iniziato questo progetto?

Tutto è cominciato da un sogno condiviso con don Roberto Musa, per far vivere e conoscere la chiesa di S. Lucia di Cremona ai bambini, quasi una decina di anni fa, ed il progetto è andato avanti fino ad oggi. Alla base ci sta un grande affetto per la santa, che porto dentro da sempre: ha dato tanto a me – confida con un grande sorriso – e ci tengo a trasmetterlo ai bambini e a conservare la tradizione ed il culto che ci stanno dietro.

Oggi viviamo in una società nella quale sembra non andare di moda aiutare gli altri e farsi dono. Con il tuo impegno e lavoro testimoni uno stile ormai molto raro: secondo te, perché ne vale la pena?

Spesso, dietro al bene che viene fatto, ci sono un sacco di orpelli, quali il richiedere un’offerta, il farsi conoscere… per me e per chi mi accompagna e sostiene, invece, non è così: credo fermamente che portare il bene, farlo circolare, generi altro bene: questo all’inizio può lasciare sconcertate le persone, ma poi qualcosa si scioglie. Inoltre grazie a questi progetti ho avuto la possibilità di conoscere tante belle persone: insegnanti, famiglie, personale ospedaliero. E il merito è proprio dei bambini, che nel loro essere così veri e genuini, non lasciano pensare a dietrologie o altri fini: conta solo donare qualcosa che ti faccia stare bene per un attimo, anche se stai male in ospedale o sei un terremotato.