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La formazione dei futuri missionari al centro dell’incontro dei rettori delle Teologie Internazionali Saveriane, cui ha preso parte anche il pizzighettonese padre Matteo Rebecchi

Per l’unità pastorale di Pizzighettone il mese missionario assume un significato particolare grazie alla presenza di un suo missionario, il saveriano padre Matteo Rebecchi, che opera nelle Filippine. Sarà proprio lui, infatti, ad animare le celebrazioni del prossimo 28 ottobre nelle diverse parrocchie pizzighettonesi, alla presenza anche di altri due padri Saveriani di Parma accompagnati da tre studenti di Teologia. L’occasione della presenza in Italia di padre Rebecchi è dovuta alla sua recente partecipazione all’incontro dei rettori delle Teologie Internazionali Saveriane, riunitisi dall’8 al 13 di ottobre a Roma insieme alla Direzione generale dell’Istituto e ad altri formatori  per condividere le diverse esperienze formative e armonizzare, dove possibile, il cammino educativo dei giovani in formazione. In occasione della Giornata missionaria mondiale vogliamo dare spazio alle tematiche emerse in questo incontro.

Dopo il saluto del superiore generale, sono intervenuti alcuni esperti. Tra di loro padre Giovanni Cucci, che ha commentato dal punto di vista formativo/psicologico il documento prodotto dalla Congregazione per il Clero “Il dono della Vocazione presbiterale”. Padre Cucci ha sottolineato con decisione come la maturità umana, con le sue componenti affettive, sia il fondamento necessario sul quale si innesta la maturità spirituale. Senza questo fondamento l’esperienza di fede risulta compromessa.

All’incontro è intervento anche padre Mario Lopez Barrio, che ha toccato il tema dell’interculturalità, un elemento importante nelle dinamiche della vita delle comunità internazionali e anche nel lavoro che prevalentemente viene svolto nel contesto di culture diverse da quelle da cui i missionari provengono. Padre Barrio ha condiviso la sua esperienza personale affermando che il 95% della sua missione risiede nella “disponibilità” alla volontà di Dio e solo il resto è rappresentato dalle specializzazioni o dal tipo di lavoro apostolico che svolge. Il religioso ha anche sottolineato come il sacerdozio non è una funzione da adempiere, e che quindi si può smettere in certi momenti, ma è una modalità di esistenza che avvolge completamente in ogni attimo della vita.

A questi due interventi sono seguite le relazioni delle 4 Teologie saveriane, e cioè Città del Messico, Yaoundé (Cameroun), Manila (Filippine) e Parma (Italia). Esse hanno messo in luce una generale soddisfazione per il buon livello di collaborazione nelle équipes formative, oltre al clima di serenità, impegno e fraternità nelle comunità.

Naturalmente non mancano problemi da affrontare. Si è sottolineato come non si possa sottovalutare la carenza di maturità umana nei candidati, così come la loro “docibilitas” a lasciarsi condurre, anche attraverso la fedeltà, agli strumenti formativi. Necessaria la disponibilità a farsi conoscere in profondità, mentre un atteggiamento troppo difensivo, che non si lascia guardare dentro, è sempre negativo.

Risulta inoltre importante conoscere le famiglie di origine dei giovani saveriani, anche perché si affrontano sempre più casi di giovani provenienti da famiglie disunite.

Va affrontato con vigore il tema del clericalismo, continuamente richiamato da papa Francesco come il principale male della Chiesa oggi, e che rappresenta una tentazione nella ricerca di prestigio, potere, soldi, riconoscimento, status, etc.

Da ultimo l’invito a continuare ad educarsi individuando la giusta disciplina per abitare il mondo digitale nel quale si è immersi: un mondo carico di rischi, ma che anche offre molte possibilità per l’annuncio del Vangelo.