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La famiglia così come la vuole Dio: la riflessione del vescovo Antonio sull’Amoris laetitia

Nel contesto dell’Happening che in questi giorni si sta animando Cremona, lunedì 11 luglio il Vescovo è stato invitato a riflettere sull’esortazione apostolica Amoris laetitia di Papa Francesco. Tante le famiglie e le coppie che si sono fermate ad ascoltare le parole di mons. Napolioni sul palco di Piazza Stradivari. Insieme a lui due coppie di giovani sposi che hanno lanciato alcune provocazioni proprio a partire dal testo dell’esortazione.

Un primo spunto di riflessione ha riguardato proprio il grande tema al centro di questo anno santo: la misericordia di Dio, che si manifesta anche all’interno della famiglia, nella persona con la quale si decide di condividere l’intera esistenza. Anche l’intera esortazione del Papa sembra tutta dominata dal tema dell’amore di Dio che si riflette nella vita di ogni uomo e nelle relazioni che possiamo intrecciare. «C’è una volontà buona all’opera nelle cose. Demonizziamo spesso la realtà eppure possiamo scoprire quanto è bella, quanto è frutto di un pensiero, di una volontà d’amore», ha affermato con entusiasmo Mons. Napolioni.

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Ha ripreso così il titolo dell’Amoris laetitia, che nella sua semplicità e nella sua concretezza, esprime il fascino della gioia. Come già affermava San Francesco, la perfetta letizia non si raggiunge quando otteniamo il massimo successo, ma nel momento in cui vengono meno le forze: ci si imbatte qui nel paradosso della debolezza umana, che diventa seme dal quale può sbocciare qualcosa di buono. «Non c’è niente di più perfetto del nostro imperfetto modo di amare», ha ricordato il vescovo Antonio. «La perfezione sta nei nostri sforzi quotidiani finalizzati a far maturare l’amore, a far crescere la solidarietà, facendo incarnare l’amore ogni giorno».

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Al Vescovo è stato poi chiesto di soffermarsi sui fallimenti e sulle situazioni di rottura, per capire in che modo poter ripartire quando si vivono situazioni di difficoltà. «Spesso ci mette paura il “per sempre”; ma cosa saremmo se non avessimo il “per sempre”? Saremmo in balia degli umori del momento. La scelta invece dell’amore duraturo risponde al bisogno del “tutto” racchiuso in un frammento», ha meditato mons.Napolioni. «L’amore, infatti, è un sentimento che deve crescere, è una decisione nella quale si raccoglie tutto l’uomo: mente, corpo, tempo, spazio, eventi».
Il Vescovo ha così ripreso il paragrafo dell’esortazione (116) nel quale si dispiega la riflessione sull’amore che spera, che ha la consapevolezza che l’altro può cambiare e che Dio, all’opera nella realtà, possa trarre dal male commesso il bene.

Si è parlato anche della responsabilità di mettere al mondo dei figli, interrogandosi sulla possibilità di conciliare l’apertura alla vita con le situazioni che caratterizzano la società del nostro tempo. Il Vescovo, sottolineando che le famiglie numerose costituiscono una gioia per la Chiesa, ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II in merito alla scelta di avere figli, che deve rispondere all’inviolabile libertà di realizzare il proprio progetto di vita, tenendo presente i propri desideri e le condizioni sociali in cui ognuno vive. «In questo cammino, sono gli stessi laici, le famiglie, le giovani coppie che devono aiutare la chiesa e la teologia affinché ci siano risposte che tendano sempre di più al vero bene delle persone».

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Mons. Napolioni ha accennato anche alla sua esperienza di educatore, nel momento in cui si è parlato della responsabilità di crescere i figli: «La debolezza di oggi è la paura strisciante, che non aiuta ad educare. La vitamina che occorre innanzitutto è trasmettere il senso di fiducia, del dono, dell’idea degli altri non come nemici ma come persone che devono interessarci». Alla base dell’educazione deve tornare il contatto dei figli con i propri genitori, ma anche con l’intera comunità. «Per generare un figlio è necessaria una madre, per educarlo ci vuole un villaggio», ha ricordato, citando un proverbio africano, tanto caro anche a Papa Francesco. «Ci vuole una piazza, un oratorio, tempi e luoghi di relazione». La sfida è proprio indirizzata alla coppia di genitori, che deve sempre più condividere un progetto di vita, attraverso l’unione, il confronto e il dialogo. Ha sottolineato anche quanto risulti importante anche la presenza di diverse generazioni nell’educazione dei nuovi figli: «I nonni possono tornare ad avere un ruolo perché hanno acquisito robustezza interiore, rafforzata attraverso le righe storte della vita che hanno affrontato».

Il Vescovo concluso invitando a rileggere la storia della propria famiglia con questo testo di Papa Francesco in mano: «Credo che ogni generazione che viene al mondo abbia tanti compiti, ma ognuno dovrebbe riuscire a rendere un po’ migliore non solo il mondo, ma la propria famiglia. Tocca a noi scrivere meglio qualcosa di bello sulle righe già tracciate del DNA, dell’educazione, ma anche della libertà e della fantasia che ci è stata data».

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