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La “Deposizione” di Calvaert torna a splendere

Lunedì 14 gennaio 2019, alle ore 16.30, presso il Seminario Vescovile di Cremona, si terrà la presentazione del restauro della Deposizione del Museo Berenziano, attribuita al pittore fiammingo Denys Calvaert. Si tratta del primo appuntamento della rassegna “Dentro al dipinto 2019” che, con cadenza mensile, proporrà i risultati degli interventi effettuati durante la scorsa estate dal laboratorio Manara-Perni su una serie di opere dell’Istituzione cremonese, grazie ai contributi dell’8 per mille CEI.

Il piccolo olio su rame, probabilmente parte della collezione originaria di mons. Angelo Berenzi, da lui donata al Seminario nel 1913 assieme a opere ed oggetti d’arte, era già stato attribuito a Calvaert da don Pietro Bonometti alla fine degli anni ’80 del secolo scorso in base a considerazioni stilistiche. Il rinvenimento della firma e della data “1609” a seguito della pulitura, ha confermato l’interessante storia dell’opera già emersa in occasione degli studi preliminari all’intervento conservativo, vicende che pongono il dipinto del Museo Berenziano in un importante momento dell’attività dell’artista fiammingo.

Durante l’incontro di lunedì pomeriggio, si parlerà di restauro come preziosa fonte d’informazione per il lavoro dello storico dell’arte. La Deposizione verrà raccontata e progressivamente rivelata, sarà possibile osservarla dal vivo e conoscere, attraverso immagini e macro fotografie, le diverse fasi dell’intervento di pulitura che ha portato alle importanti scoperte, si viaggerà nel tempo per puntualizzare correttamente il contesto esecutivo all’interno della bottega bolognese di Calvaert.

Protagonisti della chiacchierata, assieme all’olio su rame con la Deposizione, saranno i restauratori che se ne sono presi cura, Luciana Manara ed Enrico Perni, Roberta Aglio (Biblioteca del Seminario Vescovile di Cremona) e don Gianluca Gaiardi, direttore dell’Ufficio Diocesano per i beni Culturali che sottolineerà l’importanza del patrimonio culturale ecclesiastico come testimonianza di storia e di fede, della sua conservazione che significa, come nel caso delle opere del Museo Berenziano, anche riscoperta, studio e valorizzazione.

Restauro dunque come operazione culturale in un’ottica multidisciplinare. Nel corso dei mesi si susseguiranno infatti specialisti diversi che proporranno letture volte a mettere in luce la peculiarità delle numerose opere restaurate grazie al progetto finanziato dalla CEI.

Già Roberto Longhi, in una conferenza tenuta a Parigi nel 1956, aveva rivolto la sua attenzione sul rapporto tra stato di conservazione delle opere d’arte e la loro corretta interpretazione. Paragonando il restauro alla pratica filologica voleva che l’attenzione fosse concentrata sugli oggetti d’arte, sulle loro storie, sulla loro capacità di adattarsi allo scorrere del tempo e di rispondere, di volta in volta, a funzioni e ruoli diversi, ribadendo infine come le conoscenze storico-artistiche e il ruolo, ancora oggi, fondamentale “dell’occhio del conoscitore” non possono essere disgiunte dalla stratificata costituzione materiale delle opere, divenute così documenti.