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«La Cattedrale sia casa nostra, casa di tutti, casa della comunità cristiana»

 

Nella mattina di giovedì 2 giugno, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto in Duomo la Messa in occasione della Dedicazione della Cattedrale, avvenuta il 2 giugno 1592 alla presenza del vescovo Cesare Speciano, che intitolò a Santa Maria Assunta e Sant’Omobono la chiesa madre, ampliamento di quella fondata nel 1107.

All’inizio della celebrazione eucaristica mons. Ruggero Zucchelli, presidente del Capitolo della Cattedrale, ha voluto ringraziare il vescovo per la partecipazione e ricordare la speciale occasione ai fedeli presenti.

«La triplice dedicazione del vescovo Speciano della Cattedrale, a Dio, a Maria Santissima Assunta in cielo e a Sant’Omobono, mi guida a meditare su tre immagini consegnate dalle letture: il tempio, la casa e la tenda» ha riflettuto il vescovo aprendo la sua omelia.

Mons. Napolioni ha quindi iniziato riflettendo sulla prima immagine: «Dio davvero abita la Cattedrale con la Sua presenza sacramentale, con il mistero della sua trascendenza. Un tempio che non lo imprigiona, ma lo racconta anche con la sua bellezza: si viene in Cattedrale per incontrare ed ascoltare Dio e lo benedico perché pur essendo un luogo attraente dal punto di vista artistico e culturale non fa prevalere il turismo sulla preghiera».

 

Il pensiero è stato quindi per il Capitolo della Cattedrale, in buona parte presente a concelebrare insieme al vescovo: «Vi ringrazio perché assicurate la preghiera e il servizio dell’ascolto nelle confessioni, dono di grazia che Dio trasmette attraverso la nostra povertà».

Il vescovo ha quindi proseguito nella sua meditazione rivolta ai fedeli: «La Cattedrale è anche casa, perché se dedicata a Maria il pensiero non può andare che alla famigliarità domestica e feriale, in cui la ragazza di Nazareth accoglie il verbo e lo fa crescere nella sua casa insieme a Giuseppe, introducendolo all’alfabeto dell’umano e gli trasmette i sentimenti e gli atteggiamenti più belli. Che bello quindi che la Cattedrale sia casa nostra, casa di tutti, casa della comunità cristiana e luogo di incontro dove ci si riconosce fratelli, ci si riconosce popolo e da cui si riparte per affrontare la vita e tornare nelle nostre case meno soli, consolati e incoraggiati».

Mons. Napolioni ha quindi proseguito la sua riflessione con l’ultima immagine: «Lego la dedicazione a Sant’Omobono in maniera simbolica all’altra espressione che abbiamo sentito nelle letture, il popolo nel deserto aveva la “tenda della testimonianza”: questa fragilità di Dio in mezzo agli uomini viene spiegata dalla Lettera agli ebrei dove ci viene spiegato che la vera tenda di Gesù è la sua carne, anzi la carne e la vita di ciascuno di noi. Non possiamo adorare Dio su un monte piuttosto che su un altro, misurando la sua presenza perché Dio è nel cuore di ogni uomo».

Nel concludere la sua meditazione, il Vescovo ha anche voluto far riferimento alla giornata di festa civile della Repubblica: «La santità di Omobono ci ricorda come sia possibile essere santi lavorando e impegnandosi nella società, operando per la pace e la riconciliazione. Quanto è bello dirlo oggi, Festa della Repubblica, che ci fa dire cosa la Chiesa dona a tutti: una casa che è luogo di preghiera e di incontro, una casa che educa all’umano».

 

 

Al termine della celebrazione, prima della benedizione finale, il vescovo di Cremona ha voluto far notare ai presenti il restauro delle cantorie sul presbiterio appena conclusosi e ha dato notizia dell’inizio dei lavori per il rinnovamento del presbiterio della Cattedrale: infatti, nei prossimi giorni inizieranno alcuni lavori di prova per poi poter partire in autunno con i lavori veri e propri.

Il vescovo Napolioni, finita la Messa, si è quindi spostato in piazza del Comune per partecipare alle celebrazioni della Festa della Repubblica che si sono tenute per la prima volta dopo l’avvento della pandemia con la partecipazione delle autorità civili e militari: particolarmente spettacolare l’esposizione dell’enorme tricolore, srotolato dai vigili del fuoco al termine della celebrazione civile.