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Intorno all’opera/5 – La chiesa del cimitero di Bergamo

Due semplici cose. La mia famiglia mi ha insegnato fin da piccolo ad onorare i propri defunti. Ogni quindici giorni, quando ero piccolo con i genitori e i miei fratelli andavamo dalla nonna materna a Bergamo, ma prima era obbligatoria la visita al cimitero monumentale, li era sepolto il nonno Pietro e gli altri parenti della mamma. Era diventata una cosa bella.

Mi piaceva visitare quel cimitero; maestoso, curato, ben tenuto. Si passava dalla chiesa, altra opera d’arte bella tra le chiese contemporanee. La chiesa di Ognissanti affascina per la luce che filtra dalle finestrelle colorate. Due i grandi artisti che l’hanno arricchita, il trevigliese Trento Longaretti, con lo strepitoso mosaico dorato che raccoglie i santi intercessori della chiesa di Bergamo, dietro ai quali si moltiplicano all’infinito le aureole. E la struggente via crucis di Piero Brolis, un’opera unica nel suo genere, una pellicola cinematografica che come una cintura fiancheggia tutta la chiesa con il suo pathos, con le personificazioni dei vizi che si mescolano tra la gente che si affastella intorno al povero Cristo.

Mai mi sarei immaginato che quei luoghi, frequentati da piccolo, sarebbero rimbalzati alle cronache nazionali per lo struggente allineamento di così tante bare. Drammatico e terrificante il messaggio che quelle salme allineate ai piedi del paradiso bergamasco raccontano di questa amata città.

Un lutto che dovrebbe essere nazionale, una giornata almeno, ma che così non è, forse perché manca il tempo celebrare le esequie, per rielaborare. Ebbene quel cimitero, così familiare, quella chiesa, le opere di Longaretti e di Brolis, sono i due grandi insegnamenti della mia famiglia di origine bergamasche: la passione per l’arte e la compassione per i propri defunti.

Per terra queste bare, sopra il dolore della via crucis che le circonda, più in alto un paradiso affollato di santi, le aureola sembrano non bastare più se si contano le sorelle e i fratelli da accogliere e che sotto giacciono in attesa almeno di una dignitosa sepoltura. Passione e compassione, sembra difficile compiere due semplici cose.

don Gianluca Gaiardi
incaricato diocesano per i Beni culturali