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Intorno all’opera/17 – Il miracolo di Bolsena

La disputa del Santissimo Sacramento è il dipinto di Raffaello più famoso, assieme alla Scuola di Atene che lo fronteggia, ma per la solennità del Corpus Domini credo che il soggetto più appropriato tra quelli raffigurati dal grande maestro sia da cercare in un’altra sala del Palazzo Apostolico, quella di Eliodoro.

Una parete consacrata all’Eucarestia, la permanente presenza di Cristo nella storia sotto i segni del pane e del vino, raffigurata nella cosiddetta Messa (o Miracolo) di Bolsena. Nel 1263 un prete boemo, in pellegrinaggio da Praga a Roma coi suoi fedeli, aveva fatto tappa in questa cittadina del Viterbese celebrando la Messa sulla tomba della martire Cristina. Attanagliato dal dubbio, e in crisi di fede, quando pronunciava le parole della consacrazione si era accorto, sconcertato, che l’ostia diventa sanguinante e macchiava il corporale, cioè il lino su cui erano posti il pane e i calice del vino.

Ancor oggi chi visita Bolsena ed entra nella chiesa eretta dal cardinal Giovanni de ‘Medici, il futuro papa Leone X, scendendo nella grotta sottostante ove si diramano le catacombe di Santa Caterina, incontra l’altare del miracolo. Il corporale intriso di sangue era stato portato processionalmente a Orvieto e l’11 agosto 1264 il papa Urbano IV aveva istituito la solennità del Corpus Domini con la bolla Transiturus e aveva dato il via all’erezione del duomo di quella città, uno dei capolavori in assoluto del gotico italiano.

Un prete dalla fede vacillante e un papa passato alla storia per il suo impegno di mecenate e condottiero, inginocchiati uno di fronte all’altro, tra di loro un pezzo di pane azzimo, insapore, intriso di sangue. Questo il mistero che celebriamo con la Solennità del Corpus Domini, anche quando la fede dei preti non è granitica, anche quando la storia della Chiesa passa dalle mani di papi sporche di sangue di altri, anche quando in quelle stanze si affollavano migliaia di visitatori (ma sono sicuro ritorneranno ad essere altrettanti nel futuro) che magari non hanno colto fino in fondo il significato della transustanziazione. Al nostro Dio non importa in che mani  mettersi, ma lo ha fatto: si è messo nelle nostre mani di peccatori.