1

Inaugurata al Museo Diocesano la mostra fotografica “Exodus”

Guarda qui la photogallery completa

Nella mattinata di sabato 17 dicembre, presso il Museo Diocesano di Cremona, si è svolta l’inaugurazione della mostra fotografica “Exodus” di Nicolò Filippo Rosso. Il progetto fotografico nasce nel contesto del “Festival della Fotografia etica” di Lodi e nel progetto “Festival on the road” che permette di diffondere in modo capillare la mostra.

Arriva a Cremona nel periodo natalizio e, come ha sottolineato don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, è «occasione preziosa per raggiungere il centro nevralgico del tema del Natale, che è un Dio che scende in mezzo agli uomini e si fa uomo, ma in una condizione estremamente vicina al tema toccato nella mostra».

Prima mostra fotografica al Museo Diocesano, con lo scopo, come spiegato da Stefano Macconi, curatore del museo, di «mettere in dialogo la collezione di opere d’arte antica con fotografie contemporanee».

Il percorso espositivo (visitabile sino al 17 febbraio), come spiegato dal curatore del “Festival della Fotografia etica” di Lodi Alberto Prina, «racconta un tema importante, stringente. Sono storie uniche, emozionanti ma ancor di più necessarie- e prosegue Prina- pensiamo che Exodus sia veramente una storia che vale la pena vedere per raccontare, comprendere e approfondire il tema della migrazione».

Il fotografo Nicolò Filippo Rosso per quattro anni ha percorso le rotte migratorie documentando il viaggio di rifugiati e migranti dal Venezuela alla Colombia e dall’America centrale al Messico e agli Stati Uniti. Il fotografo, ancor prima di scattare, ha vissuto con queste persone, creando un dialogo e ascoltando con empatia le loro storie. Questo si può notare dalle fotografie, realizzate in bianco e nero, che mostrano la vicinanza dell’artista con i soggetti, non tiene le distanze ma è dentro la scena per raccontare in modo autentico la vita dei migranti.

Laura Covelli, curatrice della mostra, ha specificato che «spesso il fenomeno delle migrazioni è un tema anche monopolizzato, l’importanza invece per il fotografo è sempre di far emergere i volti dietro queste storie che spesso sono molto lontane e che in alcuni casi non sempre raggiungono i media tradizionali”- ha poi proseguito- Provare a far entrare il visitatore e catturarlo attraverso queste immagini impattanti è stato un po’ l’obiettivo del fotografo e del festival della fotografia etica di Lodi appunta con questa curatela all’interno del Museo Diocesano».

All’inaugurazione era presente anche l’assessore alla cultura del Comune di Cremona Luca Burgazzi.

 

Il progetto “Exodus”

In America Latina, la mancanza di opportunità lavorative e di accesso all’istruzione, la corruzione della politica e l’impunità, persistono da generazioni, alimentando un circolo vizioso di violenza e migrazioni, al tempo stesso sintomo e causa dell’esistenza di società disgregate.

Per quattro anni il fotografo ha percorso le rotte migratorie documentando il viaggio di rifugiati e migranti dal Venezuela alla Colombia e dall’America centrale al Messico e agli Stati Uniti. Raccontando le storie di bambini, adolescenti, donne incinte o che stavano allattando, provenienti da diversi Paesi, ha avuto modo di vedere come le innumerevoli storie di perdita si fondessero in un’unica narrazione attraverso gli occhi dei migranti più vulnerabili: quelli che nascono, crescono e muoiono in movimento.

La crisi politica e socio-economica che ha investito il Venezuela nel 2016, ha spinto cinque milioni di migranti ad andarsene dal Paese. La Colombia è la nazione più colpita da questo esodo. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), sono 1,8 milioni i venezuelani in Colombia, di cui mezzo milione bambini: un numero certamente sottostimato perché non tutti vengono registrati.

Nel 2021, dopo che gli uragani Eta e Iota hanno colpito il Centro America, Nicolò si è recato in Honduras. Inondazioni e smottamenti avevano colpito 4,5 milioni di vittime, alimentando una delle migrazioni più significative dell’ultimo decennio verso gli Stati Uniti. Questo lavoro documenta il viaggio dei migranti tenendo presente le differenti ragioni che spingono le popolazioni a emigrare, con la consapevolezza che la mobilità umana è ciò che definisce le società di questo continente. Decenni di guerra civile, povertà endemica o violenza rendono difficile per i migranti trovare condizioni migliori di quelle che lasciano. Attraversando terre di confine controllate da bande e gruppi ribelli, le persone sono esposte alla tratta e al reclutamento. Alcuni non raggiungono mai la loro destinazione, altri continuano a spostarsi, spesso a piedi, sperando di trovare un posto dove iniziare un nuovo capitolo della loro vita.

 

Nicolò Filippo Rosso

Nicolò Filippo Rosso (1985) è un fotografo documentarista italiano che vive in Colombia. Si è laureato in Lettere presso l’Università degli Studi di Torino, in Italia. Fotografare in America Latina significa spesso testimoniare storie di traumi, disuguaglianze e ingiustizie che hanno sconvolto il continente per generazioni. Nicolò ha scelto di raccontare storie di comunità abbandonate, crisi migratorie di massa, conflitti e cambiamenti climatici.

Dal 2018, dopo alcuni incarichi editoriali che documentano la migrazione venezuelana in Colombia, ha deciso di continuare a raccontare quel fenomeno storico anche attraverso i suoi progetti autoriali. Ha iniziato a trascorrere settimane e mesi in alcune zone di
confine, camminando lungo le rotte migratorie insieme a coloro che non dispongono del denaro per raggiungere una grande città o il confine più vicino in autobus.

La mobilità rappresenta una condizione umana del nostro tempo e, sebbene Nicolò volga il suo sguardo sull’America Latina, le famiglie di tutto il mondo sfuggono a guerre, disuguaglianze, povertà, disastri naturali e regimi totalitari.

Dopo molti anni passati a documentare storie di migrazione, ha capito che questi migranti continueranno ad essere al centro dei suoi progetti futuri. Ampliando un corpo di lavoro già esistente, nel 2021, si è recato in America Centrale e in Messico per documentare
l’attraversamento di rifugiati e migranti negli Stati Uniti.

Oltre ai suoi lavori personali ed editoriali per riviste, quotidiani e Ong, tiene spesso conferenze su fotografia e giornalismo nelle università colombiane, europee e statunitensi.

Ha ricevuto numerosi premi come il World Press Photo nella categoria Contemporary Issues, l’International Photography Award e il Getty grant per la fotografia editoriale. Il suo lavoro è stato ampiamente pubblicato su The Washington Post, Courrier International,
Le Point, Internazionale e Der Spiegel.