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In preghiera per la pace: «Noi vogliamo ribellarci alla follia della guerra»

«Pensare che l’umanità periodicamente riscopre la guerra come tentativo di soluzione alle proprie difficoltà è una follia. E noi vogliamo ribellarci a questa follia, credendo nella forza della preghiera, nella fraternità, nella fede, soprattutto quando la guerra come in questo caso è tra figli della stessa madre di Dio». È con queste parole che il vescovo Antonio Napolioni ha aperto il suo saluto a quanti, nel pomeriggio di domenica 19 febbraio, nella cripta della Cattedrale di Cremona, si sono riuniti in preghiera per la pace.

L’occasione è stata la Messa in rito cattolico orientale e lingua ucraina presieduta da don Vasil Merchuk e concelebrata dal direttore di Caritas Cremonese don Pierluigi Codazzi e dal rettore della Cattedrale mons. Attilio Cibolini.

Una celebrazione che, a un anno dallo scoppio del conflitto in Ucraina, ha voluto rappresentare momento di incontro e di preghiera per la pace. Con le famigli di origine ucraina presenti sul territorio, in particolare il gruppo di badanti che periodicamente si ritrova alla Casa dell’accoglienza per la preghiera, i profughi giunti in Italia con lo scoppio della guerra. E insieme a loro anche agli operatori e ai volontari in prima linea nell’accoglienza. Che continua pur con numeri differenti rispetto ai primi mesi del conflitto: delle 148 persone accolte subito dopo lo scoppio della guerra ne sono rimaste 75. C’è chi vorrebbe rimanere in Italia per costruirsi un nuovo futuro; chi si è ricongiunto con i propri cari e chi intende rientrare presto in patria. Qualcuno, inevce,  lo ha già fatto, nonostante la situazione critica di un territorio che ha ancora bisogno di sostegno: economico e alimentare.

Canti e riti della tradizione orientale hanno caratterizzato la celebrazione in una invocazione per la pace cui anche il vescovo Napolioni si è voluto unire al termine della celebrazione. «La nostra preghiera – ha detto – è perché Dio squarci il cuore dei potenti alla possibilità di una conversione, alla memoria vera della propria origine e del proprio destino». Monsignor Napolioni ha voluto ricordare anche i tanti altri teatri di guerra nel mondo, sottolineando come quello ucraino non può «toccarci solo per paura. Parolo di noi italiani e noi europei. Ma ci tocchi come fratelli e membra dello stesso corpo».

Nelle parole del vescovo anche un grazie: «Sentitevi accolti in casa, aiutateci a costruire questa società più giusta e fraterna», ha detto agli ucraini presenti. E con un pensiero rivolto in particolare alle badanti ha proseguito: «Grazie anche perché tante di voi si prendono cura dei nostri anziani».

Un pomeriggio, iniziato con una visita guidata tra le bellezze artistiche della Cattedrale e concluso con un momento di condivisione alla Casa dell’accoglienza, che ha voluto mettere al centro la preghiera, ma che è stato anche occasione per richiamare l’attenzione a un’emergenza che non è finita e che per questo vede proseguire l’impegno silenzioso della rete di accoglienza sul territorio e della generosità che tanti continuano a garantire nei confronti delle popolazioni vittime della guerra grazie ai canali di sostegno attivi attraverso la Caritas diocesana.

Ecco come fare per effettuare donazioni a favore dei profughi ucraini:

Con un versamento sui conti intestati a Fondazione San Facio Onlus, specificando nella causale “Emergenza Ucraina”:

  • conto corrente bancario IBAN: IT 57 H 05156 11400 CC0540005161
  • conto corrente postale n. 68 411 503

Oppure direttamente alla Caritas Cremonese:

  • presso gli uffici di via Stenico 2B, a Cremona
  • con bonifico su conto corrente bancario IBAN: IT 74 E 03069 11400 100000061305

Solo le erogazioni liberali fatte alla Fondazione San Facio Onlus danno diritto alla deducibilità/detraibilità.

 

 

Guerra in Ucraina, sul territorio proseguono gli aiuti