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Il videomessaggio del vescovo Napolioni all’inizio del nuovo anno pastorale

All’inizio del nuovo anno pastorale il vescovo Antonio Napolioni si rivolge in un video messaggio all’intera Diocesi. L’augurio a tutte le comunità di un cammino di comunione è insieme l’occasione per guardare agli eventi e alle tematiche che scandiranno i prossimi mesi.

In un tempo di fermento per le attività che riprendono nelle parrocchie dopo la pausa, non senza qualche preoccupazione, ma anche con l’entusiasmo di fronte a nuove sfide, il vescovo apre il suo messaggio con un ringraziamento: «Vedere gli oratori che fanno festa, i ragazzi che riprendono il catechismo, le comunità che gradualmente ritornano a formare assemblee in preghiera, riempie di speranza. Ne abbiamo un grande bisogno! E quindi grazie a tutti coloro che contribuiscono alla vita del popolo di Dio da soggetti attivi, da protagonisti. Non dipende solo dai sacerdoti. E non può dipendere solo dai “soliti”!».

Davanti agli occhi l’icona biblica della casa di Betania, scelta come riferimento dalla Chiesa italiana e ripresa anche a livello diocesano. «Il programma è diventare la chiesa di Betania – spiega monsignor Napolioni –: la Chiesa di Cremona, la Chiesa delle nostre comunità, ma che impara l’essenziale da quella famiglia, da quella scena di Chiesa domestica. Lo faremo in tanti modi. Alcuni sono quelli abituali: la vita settimanale di ogni comunità. Che abbia però al centro la parola di Dio accolta e condivisa. E poi avremo dei momenti un po’ straordinari».

E il primo di questi è il pellegrinaggio diocesano del 18 settembre al Santuario di Caravaggio, «con la gioia e la grazia – ricorda il vescovo – dell’ordinazione di quattro giovani diaconi del nostro seminario, che a Dio piacendo arriveranno presto a essere presbiteri nelle nostre chiese: uno dono grande, una responsabilità per tutti noi, nella preghiera, nell’accompagnamento e nella testimonianza».

A caratterizzare il nuovo anno pastorale saranno quindi «le assemblea diocesane che lungo i primi mesi dell’anno ci aiuteranno a fare il punto sugli oratori, sulla catechesi, sulla liturgia, sulla carità, sui consigli pastorali: non per decidere cose nuove – spiega mons. Napolioni – ma per sintonizzarci sul presente e sul futuro che il Signore ci chiede di vivere».

Il pensiero va quindi agli orientamenti «più precisi, e speriamo unitari davvero» sui percorsi di preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, che saranno presentati ufficialmente ai catechisti a fine mese.

Il tutto nel contesto di un secondo anno che la Chiesa italiana dedica alla fase narrativa del Sinodo. «Abbiamo iniziato un cammino di ascolto e di incontro con tutti – ricorda a tal proposito il vescovo – e vorremmo approfondirlo. Non per costringere qualcuno a fare delle cose, ma per capire dove il Signore ci dà appuntamento in questo nostro tempo, per incontrare lui, ascoltarlo, seguire le sue tracce». E ancora: «Busseremo ad alcune porte, cercheremo di capire che cosa accade nel mondo della scuola, della politica, delle fragilità, laddove non siamo mai abbastanza attenti a chi soffre, a chi lotta e che si impegna. E cammineremo insieme secondo la volontà di Dio che ci si rivelerà giorno dopo giorno».

L’ultimo riferimento del vescovo nel videomessaggio indirizzato alla Diocesi all’inizio dell’anno pastorale è dedicato a «un appuntamento straordinario che quest’anno avremo la gioia di vivere – afferma monsignor Napolioni –. Sapete che la Cattedrale ha bisogno di un altare vero, che rispetti le esigenze della liturgia delle comunità cristiane che oggi si riuniscono nelle nostre chiese secondo il Concilio Vaticano II. Non più, dunque, soluzioni posticce che per anni abbiamo sperimentato e che ci hanno indicato come realizzare l’altare, la cattedra e l’ambone: non solo dal punto di vista estetico e funzionale, ma come segno di unità». «Contiamo, domenica 6 novembre, nel pomeriggio – anticipa il vescovo – di vivere la grande celebrazione per la dedicazione a Dio del nuovo altare della Cattedrale. Curiosità? Ben venga. Ma soprattutto attesa di fede e spirito di comunione attorno a quel luogo che non è solo luogo materiale, ma è segno di Cristo crocifisso e risorto, fonte di salvezza per noi e per il mondo».

«Buon anno personale allora e tutti noi – è l’augurio finale del vescovo – nel cammino di comunione che per grazia continueremo a vivere».