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Il Vescovo nel ricordo di Moreni: fede generatrice di vita e di esempi

Con la Messa presieduta dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, la sera di lunedì 29 maggio, presso Cascina Moreni, a Cremona, è stata ricordata la morte, avvenuta esattamente 24 anni prima, del volontario cremonese Fabio Moreni, ucciso il 29 maggio 1993 insieme a Sergio Lana e Guido Puletti mentre portavano aiuti umanitari nell’ex-Jugoslavia dilaniata dalla guerra civile. La celebrazione è stata preceduta dalla cerimonia conclusiva del secondo Premio letterario intitolato a Moreni.

«Il nostro contributo più importante è stato quello dato alla pace e al perdono»: così, 24 anni dopo, Giancarlo Rovati, presidente di Fondazione Moreni, ha ricordato cosa spingesse lui ed altri amici a recarsi nella ex-Jugoslavia dilaniata dalla guerra, per portare aiuti umanitari alle popolazioni, stremate dal conflitto. Sono parole particolarmente significative e toccanti, anche perché pronunciate lo stesso giorno ed alla stessa ora, in cui, nel 1993, i miliziani di Paraga uccisero il volontario cremonese Fabio Moreni, assieme a Sergio Lana ed a Guido Puletti.

Ha avuto inizio così, lunedì 29 maggio, nell’ampia corte di Cascina Moreni, a Cremona, la cerimonia conclusiva del secondo Premio letterario intitolato a Fabio Moreni, alla presenza dei giovani partecipanti, delle loro famiglie, dei docenti, dei presidi, dei vertici di Fondazione Moreni e del Comune.

Il prof. Gianpaolo Pedrini, referente dell’Ufficio Scolastico Territoriale, ha definito i ragazzi «un esempio positivo», come hanno dimostrato i brani dei temi premiati, letti dalle prof. Simona Modesti e Damiana Vecchia, docenti di Lettere presso il liceo Aselli e l’Istituto Ghisleri-Beltrami di Cremona (le scuole dove insegnò la professoressa Valeria Arata, madre di Fabio Moreni).

Gli elaborati sono stati sviluppati a partire dalle tre tracce fornite dalla giuria, incentrate sul perdono, sull’altruismo e sull’Europa, come ricordato dal vicepresidente della Fondazione, Gianluca Arata.

Questi i nomi degli autori dei dieci temi prescelti: Sara Cavalca dell’Istituto Romani; Elisa Ferrari dell’Istituto Ghisleri; Maria Forte e Alberto Contini del liceo scientifico Aselli; Umberto Tedeschi del liceo scientifico paritario Vida; Cecilia Porro Bellini dell’Istituto Ghisleri; al primo ed al terzo posto, due alunni del liceo scientifico Aselli di Cremona, rispettivamente Lucia Maninetti e Lodovica Gatti; al secondo posto, per il secondo anno consecutivo, Elisabetta Pagliarini del liceo Racchetti-Da Vinci di Crema; premio giuria – una novità istituita quest’anno – per Elisa Iris Marieni del liceo classico Manin. A loro, oltre alla soddisfazione del diploma, sono stati assegnati riconoscimenti rispettivamente di 250, 150 e 100 euro più un buono spesa in materiale didattico dell’importo di 100 euro per le loro scuole.

Al termine delle premiazioni, il Sindaco, Gianluca Galimberti, ha evidenziato, sulla scorta dell’esempio di Fabio Moreni, l’importanza di «assumere l’altro e la relazione con l’altro come criterio fondante della propria esistenza. La debolezza di cui ognuno di noi è portatore rappresenta, in realtà, il coraggio del vivere come esperienza di continua ricerca». A loro volta, «le parole sono importanti, poiché generano vita, comunità, speranza». Poi, rivolto direttamente ai ragazzi partecipanti, ha affermato: «Voi avete scritto parole, che vi inchiodano alla responsabilità» di quanto in esse contenuto, poiché «pesano, hanno un senso» ed annunciano «un mondo nuovo».

Al termine, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto la Messa, durante la quale ha richiamato l’essenzialità di una fede, fatta non di parole, bensì generatrice di vita e di esempi, come testimoniato dal «cuore di Fabio Moreni e dei suoi amici, in cui ardeva il fuoco», che era risposta «alla chiamata». Il «sogno di Dio ha un orizzonte straordinario», ha detto, e ciò in quanto «il mondo è lo specchio di Dio».

Un sogno reso realtà dai tanti fedeli presenti alla celebrazione ed alla successiva adorazione eucaristica: i vertici della Fondazione, gli operatori, ma anche gente comune, come gli amici e gli ex-dipendenti di Fabio, che, ventiquattro anni dopo, hanno dimostrato come il tempo e i sentimenti non siano passati.