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Il Vescovo in visita alla Cooperativa Nazareth

Giovedì 6 ottobre il vescovo Antonio Napolioni ha visitato la Cooperativa Nazareth di Cremona, incontrando i ragazzi insieme a operatori e volontari. L’occasione per conoscere più da vicino questa realtà, nata nel 2001 da alcune organizzazioni cremonesi, che svolge attività di progettazione, realizzazione, gestione di servizi educativi e assistenziali rivolti prioritariamente ai minori e alle famiglie.

In particolare la cooperativa si occupa della gestione del Centro diurno “Giona” di via Bonomelli, presso il quale si realizzano percorsi di sostegno diurno a favore di adolescenti con disagio sociale e familiare e minori stranieri che arrivano in Italia non accompagnati, cioè senza alcuna figura adulta di riferimento.

Don Pierluigi Codazzi, presidente della Cooperativa, insieme alla vice Giuseppina Biaggi e agli educatori e ai ragazzi di Giona, ha accolto il Vescovo mostrando la realtà della cooperativa. Mons. Napolioni ha incontrato non solo i ragazzi del Centro diurno in Via Bonomelli, ma anche tutti i volontari che ogni giorno si alternano nel doposcuola. È stato un momento di scambio e anche di divertimento e gioco.

La visita è continuata nei campi di Persico, dove la Coop. Nazareth ha avviato, ormai da qualche anno, un’attività di agricoltura biologica, Altra tappa presso la struttura di via Persico 86, dove è stato realizzato un progetto di housing sociale con la realizzazione di otto appartamenti che ospitano nuclei in situazioni di fragilità con il supporto di una famiglia tutor che fa da custode e che mette a disposizione una stanza per la primissima accoglienza di minori non accompagnati o minori italiani.

Il pomeriggio è stato l’occasione per i giovani della “Drum Bun” (gruppo informale che, ormai da 18 anni, durante l’estate vanno in Albania e Romania per attività con i bambini e i ragazzi del posto), e legati durante l’anno alla cooperativa, di farsi conoscere e presentarsi al Vescovo.

Durante i saluti il vescovo Antonio ha ricordato le parole dell’anno, “cantiere” e “sogno”, sottolineando che Nazareth è già un cantiere di progetti e relazioni, e che serve continuare ad essere attori dell’intera comunità, sia cittadina che cristiana.

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