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Il Vescovo in Cattedrale per l’azione liturgica del Venerdì Santo: «Oggi lasciamo parlare il silenzio»

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«Quanti discorsi sulla pelle degli altri, sulla pelle di Dio stesso. Oggi è il giorno in cui dobbiamo lasciar parlare il silenzio, che sarà gravido di vita e che genererà di nuovo il canto. Questo venerdì è ben visibile la Croce. Si canta il sangue che diventa calice di salvezza per la Chiesa e per l’umanità». 

Un silenzio che ha accompagnato la processione verso l’altare completamente spoglio: senza croce, senza candele e senza tovaglie. Giunto all’altare, il Vescovo si è prostrato a terra in preghiera e con lui i canonici del Capitolo, inginocchiati attorno alla mensa, mentre gli altri presbiteri e gli studenti di teologia del Seminario Vescovile hanno fatto lo stesso ai loro posti, nel vecchio presbiterio.

Dopo questo intenso momento di preghiera, intriso di profondo raccoglimento e avvolto in assoluto silenzio, il Vescovo si è portato alla sede e ha recitato la preghiera di apertura, dando inizio all’azione liturgica del Venerdì Santo, accompagnato dai vescovi emeriti Dante Lafranconi e Carmelo Scampa, dal Capitolo della Cattedrale, da altri sacerdoti, con ill diacono Cesare Galantini che ha prestato servizio all’altare.

Dopo le letture dell’Antico e del Nuovo Testamento e il racconto della Passione secondo Giovanni, il Vescovo ha parlato ai fedeli ricordando che «siamo qui perché vogliamo spalancare il cuore come lo spalanca il figlio di Dio, che ne fa una sorgente di vita e di grazia, di perdono e di speranza, di amore e di benedizione».
Amore che è il pilastro su cui poggia l’intero messaggio cristiano, come testimoniato mirabilmente da San Paolo, che «quando cercava le parole giuste per spiegare il suo rapporto con Cristo, disse: “Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me”. La dedizione di Cristo sulla croce […] aveva senso solo perché c’era qualcosa di ancora più grande di quella dedizione. Mi ha amato. L’amore più del fare» ha detto Napolioni.

Nella sua omelia il Vescovo ha poi citato l’Enciclica di Papa Francesco Dilexit Nos, perché quel “ci ha amato” ci dice che «egli ha sete del nostro cuore che si spalanca, di darci la sua pace e di orientarci alla pienezza della sua e della nostra vita. Ogni momento è decisivo, provvidenziale, salvifico, perché è fatto per scegliere ancora di più la vita e mai la morte».

La morte di Cristo che diventa salvezza e che non deve vederci estranei o freddi verso questo afflato. Papa Francesco lo dice chiaramente, come ricorda il Vescovo Antonio: «Il grido del crocifisso, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, ce lo fa sentire così simile a noi, così vicino, così dentro di noi, dentro questa storia di follia, di sangue, di abbandono, di paura. Lì si esprime massimamente la potenza dell’amore della vita, in Cristo inchiodato alla Croce».

Ecco allora che gli uomini corrono «il rischio di morire senza essere venuti al mondo. Certo, siamo su questa terra, ma siamo venuti alla luce?», ha proseguito il vescovo nella sua riflessione. Questo accade solo se, nel profondo di noi stessi, lasciamo che il Signore ci venga a prendere con il suo amore e con il suo perdono.

«Quando domenica canteremo le lodi alla vittima pasquale, proclameremo che Cristo l’innocente ha riconciliato i peccatori col Padre. Morte e vita si sono affrontate in un duello straordinario», che Cristo ha vinto per tutti noi, facendo trionfare la vita.

Un canto di gioia che farà da contraltare al silenzio di Cristo davanti a chi lo condannava, lo insultava, lo umiliava lo torturava e, infine, lo metteva a morire in Croce, dove lui si fece inchiodare «come pecora muta di fronte ai suoi tosatori».

All’omelia del Vescovo ha fatto seguito la lunga preghiera universale e le dieci invocazioni per la santa Chiesa, il Papa, tutti gli ordini sacri e tutti i fedeli catecumeni, l’unità dei cristiani, gli ebrei, coloro che non credono in Cristo, coloro che non credono in Dio, i governanti e quanti sono nella prova.

È stato poi il momento, intenso e intimo, al tempo stesso individuale e comunitario, dell’adorazione della Croce, “portata in mezzo a noi non come strumento di morte, ma come segno di vita”, che il Vescovo ha invitato a venerare, come egli stesso ha fatto, seguito dal vescovo emerito Dante, dai sacerdoti, dai seminaristi e da tutto il popolo presente, che in una lunga fila ha adorato la Croce con il gesto del bacio. 

Le offerte raccolte durante l’azione liturgica sono state destinate a sostenere le comunità cattoliche della Terra Santa.

Il Vescovo ha infine concluso l’Azione liturgica e tutti si sono allontanati in silenzio, dopo la genuflessione alla Croce.

 

Il video integrale della celebrazione