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Il Vescovo in Cattedrale: «In queste ceneri macerie e puzza di morte: lasciamo che restino sul nostro capo»

«Questa sera, ricevendo le ceneri, ricordiamoci che sono un po’ di quella cenere, di quel fumo, di quelle macerie, di quella polvere da sparo, di quella puzza di morte che gli uomini sanno diffondere. Lasciamo che ci tocchino, che restino un po’ sul nostro capo, a svegliare il nostro impegno per la pace di Cristo nel mondo». Con queste parole, pronunciate prima della benedizione delle ceneri durante la Messa in Cattedrale nel mercoledì che apre il tempo di Quaresima, il vescovo Napolioni sottolinea con un’immagine di grande forza il legame stretto che lega le vite di ciascuno alla storia del mondo. Il peccato di ognuno di noi ai mali della terra.

Questo il cuore del messaggio che il vescovo ha consegnato ai fedeli della Chiesa cremonese nel giorno in cui Papa Francesco ha invitato tutti i cristiani a unirsi nella preghiera e nel digiuno per la pace. Il pensiero e le parole corrono alle ore tragiche che sta vivendo il popolo ucraino.

È lo stesso monsignor Napolioni a riconoscere il valore speciale di questo Mercoledì delle Ceneri nella messa del 2 marzo, aperta con un augurio affinché «la Chiesa inizi il percorso della Quaresima verso la Pasqua che è fonte di salvezza, invitando il mondo a unirsi nel suo impegno per portare la pace nei cuori delle persone e nei rapporti fra le nazioni, affinché cessi al più presto la guerra».

La liturgia è stata accompagnata dal canto del Coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi, ed è stata concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi insieme ai canonici del Capitolo della Cattedrale. «Sono sicuro che molti di noi – ha detto il vescovo – hanno pianto in questi giorni, davanti alla televisione, davanti a certe immagini».

«Il male – ha proseguito – non capita dal cielo, ma ci esce dal cuore». Un male che si manifesta nel mondo, ma che insidia la vita di ciascuno in un «contagio malefico del quale i piccoli fanno le spese».

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Con parole nette il vescovo invita nella sua riflessione a riconoscere il proprio peccato: «Dovessimo avere davanti agli occhi il nostro male, ne faremmo di meno, non cercheremmo bugie da raccontare a noi stessi e agli altri per giustificare le nostre azioni». E ancora: «Senza un atteggiamento di ascolto di Dio, del Vangelo, delle persone e della realtà, l’uomo si acceca distruggendo se stesso con tutti gli altri».

Proseguendo nella riflessione, il Vescovo apre un importante quesito: «E Dio cosa fa? Cristo si nasconde nel male del mondo, non lo condivide né lo fa suo, ma fa sua la nostra fragilità, toccandoci nell’anima». Un tocco che salva, che dà forza alla speranza di fronte alle sofferenze e al dolore: in Lui riconosciamo la nostra «dignità di figli amati quindi non più bisognosi di vincere, di fare la guerra, di batterci per un pezzo di pane o per l’amore di Dio… perché ce n’è per tutti».

In questa speranza il significato della preghiera della comunità cristiana, oggi e ogni giorno, nella Cattedrale di Cremona e in comunione con tutto il mondo: «Possiamo diffondere il bene, aprire la nostra coscienza e destare quelle degli fratelli».

Il pensiero del vescovo corre ai fratelli vescovi in Russia: come annunciare il vangelo alle comunità cristiane così vicine alla guerra e alla morte dei fratelli? «Come faremo ad annunciare la Pasqua – ha concluso – se non con la conversione? Se non c’è riuscita una pandemia, magari ci riuscirà la guerra, se questa paura diventerà solidarietà, e sarà giustizia e sentiero di pace».

Dopo l’omelia la benedizione delle ceneri che per primo il vescovo Antonio ha ricevuto sul capo. Ceneri che poi sono state imposte sul capo anche degli altri sacerdoti e dei fedeli presenti.

Concludendo la celebrazione il vescovo ha ricordato a tutti la l’impegno per l’accoglienza dei profughi dell’Ucraina, rinnovando l’appello rivolto a parrocchie, gruppi, istituti religiosi e anche privati cittadini, a rendersi disponibili a una accoglienza diffusa sul territorio. Un impegno urgente che si aggiunge – ha ricordato – a quello della Quaresima di carità che non dimentica i bisogni dei poveri e delle persone sole nelle nostre città e nei nostri paesi. In un unico movimento di carità, in un’unica preghiera che si fa gesto concreto, passo verso chi ha più bisogno. Un unico impegno per la pace.

 

 

 

Tanta voglia di Pasqua! Il messaggio del Vescovo per la Quaresima