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Il vescovo Antonio: «Maria ci vuole tutti nel suo abbraccio di madre»

Come ogni anno, all’inizio del mese di maggio, i fedeli della città di Cremona si sono fatti pellegrini al santuario lauretano di S. Abbondio. Un gesto di devozione ormai tradizionale quello di lunedì 2 maggio, ma che quest’anno ha assunto un significato particolare visto che a presiederlo è stato il nuovo vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, marchigiano d’origine e profondamente legato alla Madonna Nera e al Santuario di Loreto.

Lo ha ricordato egli stesso nella breve riflessione tenuta in una gremita chiesa di S. Abbondio, guardando alla «Casa della Madre» e giocando sul «mia» e «vostra». Un “duello” di primogenitura esteso sino a «Colui che ci ha creato il quale, per darci il suo Figlio come Salvatore, l’ha preparata, l’ha custodita e l’ha riempita del suo stesso Spirito. Ha ben diritto il Padre di dire: è più mia che vostra».

Maria dunque madre di tutti. Lo ha ribadito con forza il Vescovo ricordando come «nel tempo i cristiani non si stanchino di appropriarsi di Maria. Quante congregazioni religiose intitolate a Maria sotto diversi titoli, quanti santuari, quante apparizioni, quante devozioni, quante litanie! Come se ognuno di noi avesse il diritto di sentirla “di casa” in casa sua, somigliante alla propria famiglia, come la propria mamma».

Mons. Napolioni ha anche messo in guardia da un rischio di “possesso”. Lo ha fatto anche in questo caso con un riferimento tutto personale: «Se dicessimo ai nostri fratelli: mamma è più mia che tua. Io vi confesso che un po’ nella mia storia ci sono cascato con mio fratello. Capita nelle famiglie che uno umanamente si senta più amato dell’altro, o accampi più diritti dell’altro: che sofferenza che ci rechiamo gli uni gli altri senza volerlo. E come una madre soffre quando non si sente riconosciuta da tutti i suoi figli!».

«Allora stasera – ha precisato il Vescovo – siamo venuti qui per tutti, con tutti, perché Maria è davvero madre di tutti!». E ha continuato: «La Chiesa ha il compito di annunciare il Vangelo, di amministrare i Sacramenti, di tenere unite le comunità, ma credo proprio che non potrà mai proibire a nessuno di dire una Ave Maria, non potrà togliere dalla bocca di nessun peccatore, di nessun pagano, di nessun miscredente quel ritorno nelle braccia della Madre che è sempre possibile. Per questo, credo, che Dio abbia voluto una ragazza, una donna, per madre di Gesù e madre nostra. Non solo per una necessità biologica: perché venisse al mondo il Salvatore. Ma perché tutti avessimo un punto d’incontro fragilissimo e onnipotente come il cuore di una mamma».

Poi il riferimento alle poche gocce di pioggia scese durante il cammino dalla Cattedrale a S. Abbondio: «Io ho pensato alle lacrime – ha detto mons. Napolioni –. Ma sono sicuro che sono le lacrime del dolore e della gioia mescolate insieme. Perché Maria non è mai pessimista, non è mai delusa del tutto dai suoi figli. Maria, però, non è mai soddisfatta appieno, finché non ci accoglie tutti nel suo abbraccio».

Da qui l’invito a vivere in maniera autentica il mese di mariano: «Viviamolo così questo mese di maggio – ha concluso il Vescovo –: attratti da Lei, riuniti da Lei, restituiti gli uni agli altri da Lei, con più fiducia, con più accoglienza. Non perché siamo bravi, ma perché siamo figli della stessa Madre. Volenti o nolenti, ci piaccia o non ci piaccia, Lei ci ha dato il Salvatore del mondo».

Un concetto che il Vescovo ha ripreso anche al termine della celebrazione, dopo l’omaggio alla Madonna Nera. Mons. Napolioni ha posto ai piedi della Vergine un cero. Accanto il vescovo emerito, mons. Dante Lafranconi, che ha invece portato come omaggio un mazzo di fiori.

I due Vescovi all’interno del santuario della Santa Casa, insieme ai sacerdoti e al sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, hanno affidato la città, i giovani, le famiglie e gli anziani all’intercessione di Maria. Un gesto di devozione che anche tutti i fedeli hanno compiuto personalmente dopo la benedizione finale, preceduta da un’ultima raccomandazione di mons. Napolioni: «Stiamo così bene che è un peccato andar via – ha detto –. Vorrà dire che gusteremo lo star bene così tanti momenti in questo mese di maggio. Ognuno come e dove può e vuole, ma sempre pensando a tutti: allargate il tutti più che potete!».

Il pellegrinaggio aveva preso le mosse dalla Cattedrale dove dal cero pasquale è stata attinta la fiamma per tutti i flambeaux. Quindi, dietro alla croce, tutti si sono messi in cammino pregando i misteri del Rosario. Dopo i ministranti e i seminaristi, i sacerdoti delle città, il Capitolo della Cattedrale, il vescovo emerito Lafranconi e il vescovo Napolioni. Quindi i religiosi e il resto dei fedeli. Un lungo corteo chiuso da alcuni degli ospiti della casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” accompagnati da alcuni volontari insieme alle dame dell’Unitalsi.

La processione, lasciata piazza del Comune, ha percorso largo Boccaccino, via Mercatello, corso Mazzini, corso Matteotti, vicolo Lauretano, sino a giungere in piazza S. Abbondio.

L’intera serata è stata animata con il canto dal coro Sicardo, diretto dal maestro Fulvio Rampi.

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L’origine del Santuario

Nel 1625 il Consiglio Generale di Cremona decretò che la città fosse posta sotto la protezione della Vergine Lauretana di S. Abbondio. L’anno precedente, per volere del giureconsulto Gian Pietro Ala, si iniziò la costruzione del santuario riproducendo la Santa Casa custodita a Loreto. Nel 1630 l’effige della Vergine Lauretana fu portata per le vie della città in una grande processione in cui si invocò la sua protezione per la liberazione dalla peste. Risale al 1634 la prima incoronazione della statua; il 17 agosto 1732 si svolse un’altra importante celebrazione quando il Capitolo Vaticano la incluse tra le Madonne riconosciute come “coronate”.