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Il Vescovo Antonio in San Pietro: “Qui per imparare quanto sia necessaria la gioia del Vangelo”

“Siamo pellegrini nella vita, tutti i giorni. Siamo pellegrini perché usciamo dal cuore di Dio e a Lui torneremo. E ci siamo fatti pellegrini in particolare oggi, in questi giorni, rappresentando così l’intera Chiesa cremonese”. Ha esordito così il vescovo Antonio Napolioni, con la voce un poco incrinata dall’emozione, l’omelia della Messa all’altare della Cattedra nella basilica di San Pietro, proprio nel giorno – il 22 febbraio – in cui si celebra la solennità della Cattedra di San Pietro. La liturgia ha concluso la prima giornata capitolina per oltre 250 cremonesi che fino a mercoledì 24 partecipano al pellegrinaggio giubilare promosso dal Segretariato diocesano pellegrinaggi diretto da don Roberto Rota che si avvale dell’assistenza tecnica dell’agenzia viaggi Profilotours presente con il suo direttore Gianluigi Gremizzi. Oltre a mons. Napolioni è presente anche l’emerito Lafranconi e una quindicina di sacerdoti.

Il pellegrinaggio è iniziato ufficialmente alle 15.30 ai piedi di Castel Sant’Angelo con una breve preghiera di mons. Napolioni il quale poi ha dato il via al cammino verso San Pietro dietro la croce giubilare e lo stendardo diocesano rappresentante il patrono Sant’Omobono nell’atto di aiutare un povero. “Attraverseremo tutta Via della Conciliazione in silenzio – ha spiegato il presule – raccogliendo nella nostra preghiera la vita delle persone che ci passeranno accanto e che continueranno a fare quello che già stavano facendo”.

In fila, composti, i cremonesi hanno percorso il grande viale entro le transenne predisposte per l’occasione, sotto l’occhio vigile dei volontari. Dopo rapidi controlli all’ingresso di piazza San Pietro, il gruppo è salito sul sagrato e poi si è posto nell’atrio della basilica. Dopo una breve preghiera guidata sempre dal vescovo Antonio i pellegrini hanno attraversato la Porta Santa aperta da papa Francesco lo scorso 8 dicembre 2015. Poi, percorsa la navata centrale, sono giunti dinanzi all’altare della Confessione dove hanno rinnovato la loro fede e la loro appartenenza alla Chiesa di Dio. Poco distante la statua di San Pietro adornata da un prezioso piviale rosso e dalla tiara, parati che vengono utilizzati solo due volte l’anno: per la festa degli apostoli Pietro e Paolo il 29 giugno e appunto per la festa della Cattedra il 22 febbraio.

Photogallery del passaggio alla Porta Santa

Alle 17 mons. Napolioni, affiancato dal vescovo Dante e da mons. Gioia, arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche, diocesi di origine del nuovo pastore della Chiesa cremonese, ha celebrato l’Eucaristia all’altare della Cattedra. La messa d’orario, solitamente riversata al Capitolo vaticano, è stata partecipata oltre che dai cremonesi anche da centinaia di altri pellegrini e concelebrata da una cinquantina di sacerdoti. Il cerimoniere della basilica, il cremonese mons. Cesare Burgazzi, ha coordinato con molta precisione la solenne liturgia, impreziosita dai canti polifonici del coro di San Pietro.

Nell’omelia mons. Napolioni ha ammesso di essersi commosso entrando in basilica: “Non perché fosse la prima volta – ha spiegato – , non solo perché è la prima volta da vescovo, ma perché veramente qui ci si sente piccoli, ma custoditi da un amore immenso. Piccoli ma nella grandezza della Chiesa della quale siamo parte”.

E poi ha rimarcato: “Siamo venuti nel giorno in cui tutta la Chiesa loda il Signore per la sua scelta di donarci gli Apostoli riuniti attorno a Pietro per farne dei maestri della nostra fede. Siamo venuti qui con le nostre domande, le nostre angustie, i desideri, le speranza. Magari abbiamo camminato un po’ nel silenzio e un po’ nel rumore, proprio come è la nostra vita, e man mano è cresciuta in noi la gratitudine perché abbiamo ricevuto il dono della fede. Siamo qui non perché siamo bravi, perché siamo i migliori, ma perché abbiamo ricevuto qualcosa di grande”.

“Siamo venuti – ha proseguito – per sostare alla Cattedra, per ascoltare il maestro. Siamo tutti discepoli stupiti e umili. Che in noi cresca questa attenzione della mente e del cuore lasciandoci chiedere anche oggi, da colui che riscegliamo come nostro unico maestro, ‘e tu chi dice che io sia?'”. Mons. Napolioni ha chiesto di fare un poco di silenzio per rispondere personalmente a questa domanda.

Il presule ha poi indicato la testimonianza di Papa Francesco: “Siamo venuto anche per imparare quanto la gioia del Vangelo oggi sia necessaria, possibile e contagiosa, per metterla al centro della vita delle parrocchie, della diocesi, delle famiglie, della nostra carità pastorale, fraterna e missionaria”.

Infine ha indicato tre doni che devono diventare compiti: “Il primo è la verità nella carità: volersi bene guardandoci in faccia, riconoscendo le diversità, le difficoltà, ma imparando ad accoglierci e a dialogare con tutti, approfondendo con pazienza le regioni gli uni degli altri in ogni contesto e lasciandoci confermare e correggere, quando necessario, dalla Chiesa di Roma”.

“Il secondo dono – ha proseguito – è il servizio di ogni uomo. Come interpretare oggi quell’impegno di legare e sciogliere, quel potere delle chiavi che Pietro e la Chiesa hanno ricevuto, in una Chiesa chiamata davvero a essere oasi di misericordia? Pensiamo adesso a quali rapporti dobbiamo ricostruire e quali freni dobbiamo allentare.

Quindi “il dono di guardare lontano, all’orizzonte del regno di Dio. Siamo in cammino verso la Pasqua, che non è semplicemente una festa del calendario. Questi giorni, questa esperienza di Giubileo ci spinga a fare davvero Pasqua nel profondo della nostra anima e della nostra storia, con la speranza certa che l’amore del Signore è più forte di ogni stanchezza e miseria umana e ci indica il vero cambiamento da coltivare nel futuro”.

Infine mons. Napolioni ha chiesto una preghiera speciale per se stesso, a tre settimana dalla sua ordinazione episcopale, così da poter pascere volentieri e con gioia il gregge che gli è stato affidato.

Photogallery dell’Eucaristia all’altare della Cattedra

Terminata la Messa i pellegrini guidati da mons. Gioia, hanno visitato le Grotte Vaticane sostando in particolare dinanzi alla tomba di Pietro e su quella del beato Paolo VI.

L’omelia di mons. Napolioni nella basilica vaticana

Al pellegrinaggio partecipano le comunità di Castelverde, Boschetto, Caravaggio, Brignano, Vailate, l’unità pastorale di San Giovanni in Croce, San Felice, Persico-Dosimo, Castelleone, Crotta d’Adda. Bisogna poi aggiungere dei pellegrini individuali provenienti soprattutto dalla città di Cremona. Presente anche la parrocchia di Cassano d’Adda che seguirà un percorso proprio.

Guarda i video

Il pellegrinaggio verso S. Pietro e la preghiera in Basilica

La Messa del vescovo Antonio all’altare della Cattedra

 

Il programma dei prossimi giorni

La giornata di martedì 23 avrà inizio alle 9 con la celebrazione della Santa Messa a Santa Croce in Gerusalemme. La bella basilica, che si trova nel Rione Esquilino, a ridosso delle Mura Aureliane e dell’Anfiteatro Castrense, conserva alcune insigne reliquie della Passione di Cristo portate, secondo la tradizione, da Elena, madre di Costantino, direttamente da Gerusalemme. Seguirà quindi la visita alle Basiliche papali di San Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma, e di Santa Maria Maggiore, la più antica chiesa dedicata alla Vergine Maria. Nel pomeriggio i pellegrini potranno seguire un itinerario storico-artistico nel centro storico della Capitale.

L’ultima giornata romana, mercoledì 24, sarà quasi interamente dedicata a Papa Francesco. I cremonesi, infatti, di primissimo mattino, si presenteranno ai cancelli di piazza San Pietro per guadagnare i posti migliori all’udienza giubilare delle 10.30. I vescovo Antonio e Dante avranno un posto riservato sul sagrato della piazza, a fianco del palchetto papale e alla fine dell’udienza saranno ricevuti brevemente dal Pontefice. Intorno alle ore 12 i pellegrini celebreranno l’Eucaristia nella chiesa di Santa Maria alle Fornaci a pochi passi dal Vaticano. Dopo il pranzo, tempo permettendo, si terrà la visita alla quarta basilica papale, San Paolo fuori le mura, sulla via Ostensie, che conserva la memoria del martirio dell’Apostolo delle genti. Intorno alle 16 è previsto l’inizio del viaggio di ritorno.