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Il Vescovo a confronto con il mondo del volontariato

A pochi giorni dalla festa di Sant’Omobono, padre dei poveri, e dalla chiusura del Giubileo straordinario che ha rimesso al centro dell’attenzione le opere di misericordia, le parrocchie dei comuni dell’Unione Lombarda del Soresinese (Casalmorano, Genivolta, Annicco, Paderno Ponchielli, Azzanello, Castelvisconti) hanno promosso una serata di riflessione per tutto il variegato mondo del volontariato. A tenere la riflessione, mercoledì 23 novembre presso il centro pastorale di Casalmorano, è stato invitato mons. Napolioni.

Introducendo l’incontro, partecipata da oltre 100 persone, don Antonio Bandirali ha ricordato una figura di volontario assai cara alla cittadinanza di Casalmorano, Giovanni Bolzoni, presidente dell’associazione Fare e cristiano convinto, deceduto poco tempo fa. «Questa sera non vogliamo fare una sua commemorazione – ha spiegato il sacerdote -, ma piuttosto recuperare la memoria del suo stile di carità. Questo possa fecondare l’aridità dei nostri gesti anche quando ci sembrano prodighi di generosità, ma faticosi nel tessere trame di stima reciproca: spessore umano indispensabile per rendere la nostra vita carica di quei frutti da donare per far sentire custoditi e sostenuti i più deboli della nostra società».

Ascolta l’intervento di don Bandirali

Nella sua riflessione mons. Napolioni si è rifatto all’Evangelii Gaudium, l’esortazione apostolica che è una sorta di programma di lavoro del Pontificato di Papa Francesco. In modo particolare si è soffermato sul capitolo dedicato al bene comune e alla pace sociale nel quale il Pontefice indica quattro principi,  derivanti dai grandi postulati della Dottrina Sociale della Chiesa, che sono fondamentali per una efficace azione nella società.

Anzitutto il vescovo ha rimarcato che «Il tempo è superiore allo spazio»: «Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo. Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi. Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi».

In secondo luogo ha evidenziato la necessità che «l’unità prevalga sul conflitto»: «Di fronte al conflitto, alcuni semplicemente lo guardano e vanno avanti come se nulla fosse, se ne lavano le mani per poter continuare con la loro vita. Altri entrano nel conflitto in modo tale che ne rimangono prigionieri, perdono l’orizzonte, proiettano sulle istituzioni le proprie confusioni e insoddisfazioni e così l’unità diventa impossibile. Vi è però un terzo modo, il più adeguato, di porsi di fronte al conflitto. È accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo. In questo modo, si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze».

Terzo principio evidenziato dal Vescovo è che la «realtà è superiore all’idea»: «L’idea – le elaborazioni concettuali – è in funzione del cogliere, comprendere e dirigere la realtà. L’idea staccata dalla realtà origina idealismi e nominalismi inefficaci, che al massimo classificano o definiscono, ma non coinvolgono. Ciò che coinvolge è la realtà illuminata dal ragionamento».

Infine ultimo aspetto «il tutto superiore alla parte»: «Bisogna prestare attenzione alla dimensione globale per non cadere in una meschinità quotidiana. Al tempo stesso, non è opportuno perdere di vista ciò che è locale, che ci fa camminare con i piedi per terra. Le due cose unite impediscono di cadere in uno di questi due estremi: l’uno, che i cittadini vivano in un universalismo astratto e globalizzante, passeggeri mimetizzati del vagone di coda, che ammirano i fuochi artificiali del mondo, che è di altri, con la bocca aperta e applausi programmati; l’altro, che diventino un museo folkloristico di eremiti localisti, condannati a ripetere sempre le stesse cose, incapaci di lasciarsi interpellare da ciò che è diverso e di apprezzare la bellezza che Dio diffonde fuori dai loro confini». E ancora: «Il tutto è più della parte, ed è anche più della loro semplice somma. Dunque, non si dev’essere troppo ossessionati da questioni limitate e particolari. Bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti».

Riflessione di mons. Napolioni

È seguito un breve dibattito nel quale si è parlato dell’assenza dei giovani nel mondo del volontariato, del vero significato dei valori nella nostra società, dell’importanza di ascoltarsi e di confrontarsi prima di proporre delle iniziative e del ruolo non sempre facile dei sacerdoti tra le nuove generazioni.

Intervento del vescovo Antonio su giovani e volontariato

Intervento del vescovo Antonio sul vero significato dei valori nella nostra società

Intervento del vescovo Antonio sul primato dell’ascolto e del confronto sul fare

Intervento del vescovo Antonio su preti e giovani

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