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Il vescovo alla Messa per la Regina del Po: «Il futuro del nostro piccolo pianeta è legato alla convivenza fraterna»

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«Solo la sete di giustizia, di vita e di verità intercetta il dono di Dio» questo il forte appello di mons. Antonio Napolioni durante l’Eucarestia celebrata sulle rive del Po durante la tradizionale celebrazione dell’Assunta.

La festa mariana della Madonna di Brancere, nonostante la siccità che ha impedito la tradizionale processione di barche sul Po con la statua della Madonna, è stata comunque celebrata con una Messa nella località Sales, presieduta dal Vescovo mons. Napolioni.

A concelebrare, accanto al vescovo, anche don Pierluigi Vei, parroco di Brancere, don Alberto Mangili, parroco di Bosco ex Parmigiano, don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la pastorale e don Pietro Samarini, vicario zonale e parente da parte di una nonna di don Aldo Grechi, parroco primo ideatore di questa bella tradizione agostana. La celebrazione eucaristica è stata animata dal maestro don Graziano Ghisolfi e dalla soprano Annalisa Losacco.

Dopo i saluti del parroco don Pierluigi, la liturgia è proseguita sotto l’ombra degli alberi che circondano la santella mariana opera di Graziano Bertoldi inaugurata per il Giubileo del 2000.

L’omelia di mons. Napolioni è iniziata con una bonaria provocazione: «Vogliamo proprio il miracolo? Che arrivi quella pioggia non cattiva che riempia gli invasi, irrighi i campi, disseti i popoli? Io questo miracolo non ve lo prometto affatto – ha quindi proseguito il vescovo di Cremona – vi prometto un altro miracolo: che noi passiamo dal lamento alla speranza, dall’essere spettatori all’essere responsabili, che prendiamo coscienza delle parole vere che ci nutrono e rifiutiamo le parole fasulle che ci manipolano».

«Giovanni vede questo segno nel cielo – ha quindi proseguito il Vescovo nella sua riflessione sulle letture della solennità – una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle: ho controllato e nei versetti successivi c’è un fiume. Il nemico vomita un fiume per cercare di travolgere la donna con il suo bambino, ma il libro dell’Apocalisse finisce con la nuova Gerusalemme scendere dal cielo, una città attraversata da un fiume le cui acque portano vita e guarigione, dove crescono alberi le cui foglie sono medicina. Per quell’acqua c’è un invito universale e gratuito, bevete dell’acqua della vita: ecco la condizione più vera dell’essere umano».

Da questa riflessione biblica il Vescovo ha proseguito la riflessione sulla situazione che quest’anno sta caratterizzando l’estate lungo il fiume: «Ma allora la siccità ci voleva? Sì, ad un popolo sazio, viziato e reso debole da tutte le comodità il momento della prova prima o poi arriva, perché non può essere cuccagna all’infinito per pochi e fame, sete, miseria e morte per tanti. No, non è possibile!»

 

 

Una meditazione che partendo dagli elementi naturali, arriva a quelli più umani: «Non solo si ribella la natura, ma si ribellano le coscienze e i popoli, dobbiamo quindi assumerci questa responsabilità; non egoisticamente, magari litigandoci i litri d’acqua da una sponda all’altra del fiume, perché di questo passo facciamo il gioco del nemico. Tutto è stato affidato a noi in prestito, ci dobbiamo rimboccare le maniche e ci renderci conto che davvero il futuro del piccolo pianeta è legato alla convivenza fraterna, perché se le guerre finora le abbiamo fatte per il petrolio le faremo per l’acqua, per l’aria: svegliamoci!».

Un forte appello che mons. Napolioni ha continuato a declinare: «Solo questa sete di giustizia, di vita e di verità intercetta il dono di Dio. Non perché Egli chiude i rubinetti del cielo a seconda di come noi ci comportiamo (sarebbe un Dio meschino se giocasse con noi in questo modo) ma perché Lui continua a dare se stesso, suo figlio, la madre di suo figlio, la compagnia dei santi, la preghiera dei semplici, la coscienza di essere uomini e donne che hanno una dignità cui tener fede».

Infine, l’ultimo auspicio e incitamento ai tanti fedeli presenti: «Ripartiamo da questa Messa sull’argine del fiume, un po’ dispiaciuti di non averlo potuto navigare, impegnandoci ad altre navigazioni, gli uni incontro agli altri, la navigazione del dialogo che permettano al nostro Paese e alle nostre comunità di non dilaniarsi, ma di essere sagge e forte davanti alle difficoltà: Maria è con noi e si manifesta se ci comportiamo così e cantiamo anche noi il Magnificat, il canto delle situazioni ribaltate, con i potenti rovesciati dai troni e gli umili nel cuore di Dio anche se nell’immediato non sembra».

Un altro riferimento all’attualità non è mancato durante la preghiera dei fedeli. Infatti, il vescovo Napolioni ha sottolineato come nella stessa giornata sia iniziata una “quaresima” particolare con la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni e l’augurio affinché tutte le forze politiche si impegnino con serietà nei confronti dei cittadini.

Al termine della Messa la statua della Madonna di Brancere è stata portata a spalla in processione dai “pescatori scalzi” fino sulle sponde del fiume dove è stata letta la preghiera alla Regina del Po scritta dallo stesso mons. Napolioni. Dalla stessa sponda il sindaco di Stagno Lombardo, Roberto Mariani, ha quindi gettato la corona di fiori nel fiume a memoria delle vittime delle inondazioni.

La benedizione finale è stata eseguita in modo particolare dal Vescovo, il quale ha voluto procedere utilizzando la stessa statua per impartirla, aiutato dall’abile bravura dei pescatori scalzi che hanno accompagnato l’effige secondo il movimento delle braccia di mons. Napolioni.

Presenti alla celebrazione molte autorità civili cremonesi e dei comuni rivieraschi con i loro gonfaloni e l’attenta presenza della Protezione civile e dei corpi delle Forze dell’ordine che hanno garantito il regolare svolgimento della celebrazione.