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Il Vescovo alla Messa in Coena Domini: «Quella brocca e quell’asciugatoio saranno le armi della vita quotidiana che rinasce nella carità fraterna»

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«Oggi siamo qui con un disperato bisogno di Pasqua – spiega il vescovo Napolioni facendo riferimento al suo messaggio per la Quaresima, dal titolo “Tanta voglia di Pasqua” –. Non basta il desiderio, ma la necessità che Dio manifesti la potenza del suo braccio, in segno dell’amore con cui ha creato l’universo e conduce la storia». Nella Messa in Coena Domini, con la quale nel pomeriggio di giovedì 14 aprile in Cattedrale il Vescovo ha aperto il Triduo, un auspicio con il sapore dell’augurio, perché «entrando in questi giorni santi, in cui la Chiesa ci rincuora, noi non ci stacchiamo. E saranno allora i giorni della speranza, i giorni della Pasqua».

La Messa del Giovedì Santo è per tradizione quella della lavanda dei piedi, che anche quest’anno, però, in Cattedrale non c’è stata. «Potevamo farla, tra mille accortezze, ma abbiamo deciso altrimenti», ha spiegato il Vescovo. Per non ridurlo a a un gesto banale, «banale come il male – ha proseguito Napolioni citando Hannah Arendt e il suo scritto La banalità del male riguardante il processo ad Eichmann –. Così anche dietro il non-gesto di stasera c’è un grande messaggio: abbiamo scelto di non lavarci i piedi. Non stasera, sempre. Questo mondo costituisce ormai un antivangelo, crede più all’egoismo che alla fraternità».

Un gesto “rivoluzionario”, come lo fu quello di Gesù. «Non è casuale, è una scelta, una strategia del Signore quella di lavare i piedi ai commensali, anche a chi lo aveva tradito – ha continuato Napolioni –. Dunque non è accessorio neppure per noi. È una regola, non un’eccezione. Quando in famiglia si finisce di servirsi e si inizia a farsi servire, quando nella Chiesa il servizio si trasforma in potere, tutto si corrompe. Per cui quella brocca, quel catino, quell’asciugatoio che abbiamo messo comunque sotto l’altare, stanno lì ad aspettarci. Il mondo non cambia, se la ride, se noi non scegliamo stasera di dire di sì al Signore che ha detto: “questo faccio a voi perché voi facciate come me”. Il messaggio è semplice. Fate come me, sempre e ovunque. Farlo è difficile, ma è l’unica via. Tutti abbiamo mille ragioni per non lavare i piedi agli altri, ma colui che è la Verità incarnata, tace».

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Come comportarsi allora dinnanzi alle difficoltà, agli screzi, alle tensioni? «Se accettiamo di entrare così nei giorni di Gesù, come discepoli dell’ultima ora che non hanno ancora capito davvero il mistero e l’abisso d’amore che si manifesta e si consegna a noi, allora qualcosa cambierà, cominciando da noi – ha concluso il Vescovo –. E quella brocca e quell’asciugatoio saranno le armi della vita quotidiana che rinasce nella carità fraterna, che non sarà più un optional per momenti particolari di emergenza, ma il progetto che ci impegna dalla mattina alla sera, cambiando quanto necessario nei nostri stili di vita. Il Signore ce lo offre, perché questo si realizzi. Accogliamolo perché lui possa metterlo a frutto al di là delle nostre stesse speranze».

La liturgia, concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi e dai canonici del Capitolo della Cattadrale, si è conclusa con la processione nel raccoglimento dell’assemblea verso l’altare del Santissimo, per l’adorazione per la reposizione dell’Eucaristia, davanti alla quale il Vescovo si è soffermato a lungo in adorazione silenziosa, in ginocchio.

Monsignor Napolioni tornerà in Cattadrale venerdì mattina alle 8.45 per presiedere la Liturgia delle Ore; quindi alle 18 l’Azione liturgica della Passione del Signore; e alle 21 la Processione cittadina della Sacra Spina. Queste ultime due celebrazioni saranno proposte in diretta sui canali web diocesani e in tv su Cremona1.