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Il Vescovo al mondo della scuola: «Restiamo vigili, pronti ad imparare da chiunque in qualsiasi momento»

Dirigenti, insegnanti, operatori, studenti… Il mondo della scuola cremonese ha celebrato in Cattedrale la Messa d’inizio anno scolastico. Un anno – come ha ricordato nel suo messaggio conclusivo in cui «la scuola vive un momento di grande disorientamento. Non è in pace. Ha bisogno di vivere quella pace che non solo aiuta ad educare, ma indica lo stile di vita da incarnare: essere in pace ed essere uomini di pace»

Un pensiero accolto anche dal dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale Fabio Molinari che ne suo saluto introduttivo ha sottolineato l’importanza di un atto di preghiera e affidamento al Signore in un momento «caratterizzato dal dolore che ci portiamo dietro e dai timori che ci troviamo davanti». «La scuola – ha aggiungo Molinari – è fonte di vita, di libertà; la scuola e i ragazzi sono il futuro della nostra società». Un futuro da costruire insieme con «gioia, passione, tenacia».

E sono tre anche i termini da cui il vescovo Napolioni inizia la sua riflessione durante l’omelia, prendendoli dalle letture della liturgia: «Pronti, svegli, beati: tre ottimi obiettivi educativi. Così – ha detto – vogliamo i nostri ragazzi, così abbiamo bisogno di essere uomini e donne di ogni tempo. Così vuole trovarci il Signore quando ci viene incontro».

Il Vescovo, che ha presieduto la Messa concelebrata da don Tonani, dal rettore della cattedrale don Attilio Cibolini e dai sacerdoti insegnanti di religione, si è rivolto in particolare alla «comunità adulta del mondo scolastico» chiamata a rinnovare il rinnoviamo il proprio “sì” a una proposta di vita che è «vocazione e missione».

«Non si tratta di accumulare tutte le competenze possibili per prevenire il futuro e le sue minacce – ha proseguito guardando alla difficile situazione sanitaria di questo anno – Non eravamo pronti come singoli, come comunità, come società, come Chiesa. A meno che…. la vera prontezza non sia un’altra: proprio quella di essere svegli. Come avviene con una secchiata di acqua gelida. Questa situazione deve svegliare noi che eravamo come addormentati»

Non soltanto un voltare pagina, non un giudizio affrettato sulla ricca tradizione educativa di cui siamo eredi, ma un invito a «essere vigili, con gli occhi aperti di chi è curioso, di chi desidera e cerca di gustare le possibilità che ogni situazione custodisce».

Per entrare nel cuore della sua riflessione monsignor Napolioni richiama un termine a lui caro, la docibilitas: «È la disponibilità ad imparare da ogni circostanza della vita, da ogni persona, ogni bambino. Da chiunque in qualsiasi momento». Una disponibilità – ha poi aggiunto introducendo la preghiera dei fedeli – «non impedisce l’espressione del dubbio e del turbamento, ma si alimenta dalla dimensione del desiderio e del sogno».

«I nostri progetti educativi, culturali, politici, economici – ha sottolineato concludendo la sua omelia – hanno bisogno dello sfondo del progetto di Dio che ha come contenuto fondamentale la pace. Che non è tranquillità, ma condivisione, è abbattere i muri dell’inimicizia. E questo progetto di Dio può essere realizzato solo grazie a una comunità».

Per questo, ringraziando i presenti, ha esortato: «Sentitevi animati e non solo sostenuti dalla preghiera della comunità, animati dai sette doni dello Spirito che permettono di non essere schiavi delle contingenze e ci fanno guardare avanti, seguendo Colui che custodisce il senso del nostro cammino. Questa è una scuola che nulla potrà scalfire».

La conclusione della celebrazione è stata poi affidata alle parole dell’incaricato diocesano per la pastorale scolastica che ha citato l’invito di Papa Francesco agli educatori di tutto il mondo: «Il Papa – ha ricordato – chiede a tutto il mondo educativo di mettere al centro di ogni processo educativo la persona, ad ascoltare le voci dei ragazzi e del bambini, a vedere nella famiglia il primo grande soggetto educatore, ad educare all’accoglienza. La memoria credente di coloro che vivendo il mondo della scuola – ha poi aggiunto – ci hanno lasciato in questo tempo, resti viva nella preghiera, come tutte le testimonianze di sofferenza che non possono essere scordate, ma che per tutti devono diventare punto di partenza e forza, anche nel nostro quotidiano vivere dentro la scuola».

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