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Il Vescovo ai giovani: «Fate un finimondo»

Al centro della scena la croce portata a spalla da alcuni giovani. Sempre lei! Da 32 anni accompagna le Giornate della Gioventù. Alla sua ombra tanti ragazzi sono cresciuti in età e nella fede, hanno risposto alla vocazione di Dio, hanno messo su famiglia o si sono dedicati a Dio e alla Chiesa attraverso una speciale consacrazione.

Attorno a quella croce, nel tardo pomeriggio di sabato 8 aprile, si sono raccolti un migliaio di giovani cremonesi. Hanno risposto con entusiasmo all’invito del Vescovo Antonio che, attraverso la pastorale giovanile, li ha convocati al Palazzetto dello Sport  di Cremona per vivere la veglia delle Palme e prepararsi insieme a celebrare la Settimana Santa.

Sullo sfondo il messaggio di Papa Francesco dedicato alla Vergine Maria, vera rivoluzionaria della storia, e il Sinodo diocesano dei giovani, il cui logo è stato costruito con diversi mattoni proprio all’inizio della preghiera. Mattoni che avevano il volto di alcuni giovani, quasi a dire che questo grande evento ecclesiale può essere vissuto veramente bene solo se i giovani si considerano e agiscono come pietre vive nella Chiesa.

Ad accogliere i giovani il video-messaggio di Papa Francesco in lingua spagnola: «Come la giovane di Nazareth – ha incoraggiato il Pontefice – potete migliorare il mondo, per lasciare un’impronta che segni la storia, quella vostra e di molti altri. La Chiesa e la società hanno bisogno di voi. Con il vostro approccio, con il coraggio che avete, con i vostri sogni e ideali, cadono i muri dell’immobilismo e si aprono strade che ci portano a un mondo migliore, più giusto, meno crudele e più umano. Durante questo cammino, vi incoraggio a coltivare una relazione di familiarità e amicizia con la Vergine santa. È nostra Madre».

La veglia è entrata nel vivo con alcune provocazioni: chi ascolta veramente i giovani? Si può cambiare davvero il mondo? Non è forse meglio pensare a se stessi? Luoghi comuni che purtroppo frenano e immobilizzano tanti ragazzi che sentono nel cuore di potere e dovere cambiare il mondo.

Esempi di speranza sono stati offerti da alcuni ragazzi. Alberto di Covo che, dopo un tempo di lontananza dall’oratorio, è tornato, anche grazie al rapporto di confidenza spirituale con il suo sacerdote, a vivere da protagonista nella Chiesa. Per Alberto l’oratorio rimane un luogo fondamentale dove sperimentare quotidianamente la fede, dove trovare una chiara chiave lettura della propria vita e dove ripartire per approcciarsi con il mondo esterno. «Chi mi fa andare controcorrente?» ha concluso il giovane bergamasco «La fede, quella luce che non si spegne mai e che non mi fa mai sentire in catene, ma mi permette di vivere nella massima libertà».

Particolarmente emozionante la testimonianza di Maria Sofia e Samuela, della pastorale giovanile di Camerino. Le due ragazze hanno dovuto fare i conti con il terremoto che non solo ha distrutto le loro case, ma ha minacciato anche il loro futuro. Nella fede in Dio, ma anche negli affetti familiari e nella propria forza di volontà, le due giovani hanno ritrovato la speranza e la voglia di ricostruire.

Infine Michele, giovane universitario che studia scienze politiche a Parigi, ha raccontato della sua passione per il bene comune: «Per me la politica è il nobile fondamento della stare insieme, è idee e valori prima che interessi personali, politica è passione ed emozione e non calcoli strategici. Politica è partecipazione; è, come diceva don Lorenzo Milani: “I care”».

Dopo la lettura del Vangelo della lavanda dei piedi proclamato dal diacono prossimo al presbiterato, don Nicola Premoli, ha preso la parola il vescovo Antonio.

Mons. Napolioni ha spronato anzitutto i giovani cremonesi a cambiare davvero il mondo: «Fate finire il mondo vecchio, quello fatto di buio e di morte e fate crescere il mondo nuovo, bello, divino e perciò umano». E in questo compito la Chiesa deve essere sempre meno rinchiusa nelle mura delle chiese per riversarsi sulle strade, sui posti di lavori, tra le povertà e le fragilità degli uomini. Maria, la vera grande rivoluzionaria della storia, insegna, attraverso la preghiera del Magnificat, a fare della misericordia il motore della storia personale e dell’intera umanità.

La rivoluzione che il Vescovo chiede ai giovani si concretizza anzitutto nel prendere lo stesso asciugamano che Cristo ha usato nel lavare i piedi ai discepoli: «C’è un mondo di “servizio” gratuito e generoso, nascosto nei nostri paesi e quartieri, in cui la vostra giovinezza può fiorire e fare meraviglie! Deponete le vesti dell’inerzia e andate!».

Mons. Napolioni ha poi ricordato il rischio della presunzione, l’atteggiamento di Pietro che non voleva farsi lavare i piedi da Gesù, e di una falsa idea di Dio che spesso emerge da illusorie attese.

Ancora Maria insegna a osare grandi cose: «A salvare il mondo, almeno un pezzetto; a spartire l’amore, quella briciola che sazia tutti; a lavare i piedi gli uni gli altri, a cominciare dai più piccoli». Non si tratta, infatti, di «salvarsi da soli, ma di salvare tutti», di salvarsi collaborando all’opera di Dio.

In un silenzio davvero suggestivo è stata quindi posta al centro della scena la croce per un momento di adorazione e riflessione. Ciascun giovane ha potuto scrivere su un foglietto le proprie preghiere, le proprie impressioni, le proprie domande. Contributi importanti che sono stati raccolti e consegnati al Vescovo: anch’essi serviranno a imbastire il Sinodo dei giovani che ormai sta entrando nel vivo.

Dopo la raccolta delle offerte che serviranno a finanziare progetti di ricostruire nelle zone terremotate delle Marche, il Vescovo ha consegnato ai rappresentanti di ciascun oratorio e aggregazione ecclesiale la palma, segno di comunione con le tutte le comunità parrocchiali della diocesi.

Prima della benedizione finale don Paolo Arienti ha ringraziato quanti si sono impegnati alla buona riuscita della veglia e ha consegnato alcuni regali. Al Vescovo Antonio una croce in legno proveniente dalle zone terremotate, al diacono Premoli un calice e una patena, a suor Chiara Rossi, che recentemente ha fatto la professione temporanea presso le suore adoratrici di Rivolta, un commentario del Vangelo e a Betta e Francesco due giovani prossimi al matrimonio l’ultimo libro di Isabella Guanzini «Tenerezza. La rivoluzione del potere gentile».

L’intera veglia è stata accompagnato dal canto dal Coro giovanile diocesano diretto da Mauro Viola.

Dopo la cena al sacco i giovani sono stati provocati alla riflessione da uno spettacolo ideato da Stefano Priori attorno ai temi della luce, del sapore, dell’impegno nella vita. Condotto con grande verve da Francesca Montuori, la serata è stata caratterizzata da alcune testimonianze forti. Anzitutto quella di un gruppo di non vedenti impegnati in una scuola di ballo a Crema, chiaro il messaggio: il buio non è quello che ci circonda, ma quello che ognuno si crea attraverso l’egoismo, l’indifferenza, la menzogna. Poi alcune video testimonianze di cuochi cremonesi hanno messo al centro dell’attenzione l’importanza del gusto nella vita: dare sapore a tutto è compito di ogni uomo, soprattutto se cristiano. Infine tre volontarie della Croce Rossa hanno descritto il loro impegno nel settore difficile, ma estremamente importante del soccorso delle persone. Tra una riflessione e l’altra il due “Millenium” ha scaldato l’atmosfera con alcune canzoni davvero coinvolgenti, mentre alcune ragazze della Rdb Blue Company hanno offerto alcune delicate coreografie che hanno permesso di interiorizzare le tante provocazioni offerte dai testimoni. A coronare il tutto i gustosi piatti di due giovani cuochi dell’istituto Einaudi di Cremona.

 

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