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Il vescovo ai Carabinieri: «Siete presidio di familiarità»

«Un appuntamento di famiglia tra l’Arma dei Carabinieri, Maria Santissima e la gente, perché voi siete quel presidio familiare, quella prossimità dell’ordine pubblico di cui tanto abbiamo bisogno». Così mons. Napolioni ha esordito alla festa della «Virgo fidelis», patrona della Benemerita, nella mattinata di lunedì 21 novembre, nella chiesa cittadina di San Luca.

In prima fila le autorità del territorio con il prefetto Paola Picciafuochi, il questore Gaetano Bonaccorso, il presidente della Provincia Davide Viola, il presidente del Consiglio Comunale Simona Pasquali, il direttore della Casa Circondariale Maria Teresa Lusi. Presenti anche i rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche con i labari, i Carabinieri in congedo e le Benemerite che hanno animato la celebrazione e, naturalmente, numerosi militari, anche delle stazioni sparse in maniera capillare sul territorio. A fare gli onori di casa il comandante provinciale, colonnello Cesare Lenti.

«La “parrocchia” significa casa tra le case, ma anche il termine “stazione” rimanda alla parola “statio”, cioè allo stare dove la gente vive, si muove. Dove la gente può vivere momenti di difficoltà e ha bisogno di un aiuto sicuro. Così la parola “compagnia” dice che c’è un’unità all’interno del corpo, ma c’è anche una vicinanza a chi è sulla strada, a chi vive la complessità della vita quotidiana. E questa complessità è destinata a aumentare: un millennio fa il profeta Zaccaria annunciava che nazioni numerose sarebbero diventate il popolo di Dio. Questo ci dice che siamo chiamati a non avere paura del confronto, del dialogo, a cercare le vie possibili, giuste, concrete, aggiornata, legali per una convivenza nella diversità».

Poi un aupiscio: «Non dobbiamo essere fratelli solo di quelli che osservano la legge, sarebbe facile e poi quanti saremmo? Il Papa stesso nell’intervista a TV2000 ha ripetuto che anche lui si riconosce un peccatore perdonato, uno che è sempre a rischio. Siamo tutti a rischio, siamo fortunati perché siamo stati preservati da una radici di male, da una storia sballata, perché la nostra famiglia ci ha trasmesso dei valori, se abbiamo fatto scelte corrette. Però ricordiamoci che il bene trionfa se entriamo in contatto con le parti malate delle società».

«Il carabiniere è la persona che si occupa della collettività e per questo si accorge che c’è una familiarità che si allarga. Ci si guarda negli occhi e si soffre anche con chi sbaglia e spesso si cercano vie per permettere la guarigione e così consegnare al futuro un mondo migliore».

Quindi l’invito a collaborare a quella rivoluzione delle tenerezza tanto invocata al termine del Giubileo da Papa Francesco:«Misericordia e verità sono facce della stessa medaglia, non esiste verità se non è misericordiosa e non esiste misericordia se non comporta una assunzione di responsabilità. Tutto cambia, però, se entra in campo la tenerezza di Dio»:

E infine: «Grazie a nome di quelle popolazioni che ricevono la carezza, la vicinanza e il sorriso dei Carabinieri e di tutti i corpi in cui si esprime la saggezza del popolo italiano. Ci denigriamo così tanto e invece abbiamo motivo di vantarci».

Omelia del vescovo Napolioni

La celebrazione è proseguita con l’offertorio durante il quale è stato portato all’altare oltre al pane e al vino anche un cappello dei Carabinieri con il tradizionale pennacchio rosso e blu.

Al termine è stata letta la preghiera alla «Virgo fidelis» e poi il colonello Cesare Lenti ha preso la parola per i ringraziamenti e per ricordare che la data del 21 novembre è stata scelta perché anniversario della battaglia di Culqualber, combattuta con eroismo magnifico dai Carabinieri nel 1941 in terra d’Africa . Contemporaneamente nella stessa data si celebra la Giornata dell’Orfano.

Preghiera del carabiniere

Intervento del comandante Lenti

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