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Il Vescovo a San Luca: «Siamo anche noi un po’ evangelisti, nella misura in cui, fedeli ai Vangeli, scriviamo nuove pagine con la nostra vita»

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Una chiesa di San Luca gremita quella che nel pomeriggio di mercoledì 18 ottobre, a Cremona, ha celebrato la festa dell’evangelista cui la chiesa dei Padri Barnabiti è proprio intitolata. Una celebrazione animata dai canti del Coro Polifonico Cremonese, diretto dal maestro Federico Mantovani, e che è stata presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata dai religiosi della comunità religiosa con il superiore padre Emiliano Redaelli.

«Cremona è fortunata ad avere questa bella chiesa dedicata a san Luca, resa anche bella e viva dai padri barnabiti – ha detto il vescovo nell’omelia –. Ma Cremona sarà ancora più fortunata se noi saremo una bella Chiesa ispirata a san Luca, modellata dalla Parola del suo Vangelo, degli Atti degli Apostoli, della sua testimonianza e intercessione».

«Gli evangelisti sono santi umili – ha poi spiegato Napolioni –, perché la loro Parola li sorpassa: vengono prima i loro scritti della loro persona. Pensiamo a quanto proviene dalla penna di san Luca». Tra le tante bellezze tramandate dalla sua penna, risultano infatti il Vangelo dell’Annunciazione, la parabola del Figliol prodigo, il canto del Magnificat e la parabola del Buon samaritano, tutti scritti che non possono che essere contemplati nella Chiesa di oggi. E proprio da ciò è arrivato lo spunto del vescovo: «Siamo anche noi Chiesa apostolica e missionaria. Siamo anche noi un po’ evangelisti, nella misura in cui, fedeli ai Vangeli, scriviamo nuove pagine con la nostra vita».

San Luca evangelista e non solo: si è a conoscenza oggi, grazie alle testimonianze bibliche e alla tradizione, di un san Luca medico, ma anche pittore. «Allora lo scrivere di Luca è impregnato del “curare” e del “dipingere”», ha detto Napolioni, un dettaglio tangibile nella sua attenzione alle debolezze umane.

«Il Vangelo ci permette davvero di diventare operatori di pace, facendo della propria vita un capolavoro di conversione – ha spiegato il vescovo –. Come diventare questa Chiesa bella perché modellata sull’esempio del Vangelo e dell’evangelista Luca? Con l’ansia? Con la paura? O con un tuffo amoroso nella braccia di chi è fedele e misericordioso?». Da qui la conclusione: «Ecco gli operai della vigna che ci mancano. Ben vengano le vocazioni al ministero e alla missione, ma non sta scritto da nessuna parte che servono solo preti o suore. Questa è una possibilità offerta a tutti e solo se tutti ci risvegliamo a questa gioia della fede, potremo dire che il Regno di Dio è vicino».