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Il saluto del vescovo Trevisi: «Moja duša poveličuje Gospoda. L’anima mia magnifica il Signore»

«Moja duša poveličuje Gospoda». L’anima mia magnifica il Signore. Con queste parole, in sloveno, monsignor Enrico Trevisi ha aperto il suo ringraziamento al termine della propria ordinazione episcopale nella Cattedrale di Cremona. Un messaggio chiaro, un programma di vita. Il pensiero già rivolto alla comunità che lo accoglierà, lo sguardo fisso sul Signore. «Admirantes Iesum — questo il motto scelto dal vescovo Trevisi — come a dire: Signore Gesù ti teniamo di mira, non stacchiamo gli occhi da Te, ti guardiamo incantati, camminiamo insieme fissando Te. Il nostro sguardo su di Te vuole essere come quello di Maria. Popolo che guarda a Te: qui a Cremona o a Trieste».

Quelle di monsignor Trevisi sono state parole cariche di lode al Signore e di gratitudine. Non è mancato un ringraziamento particolare a Dio «per la Chiesa, tuo popolo al servizio di tutti i popoli; per il vescovo Antonio, l’arcivescovo Giampaolo, il vescovo Dante e tutti i fratelli vescovi che mi sono vicini; per tutti gli amici preti e diaconi delle diocesi di Cremona e Trieste, con cui sarà bello camminare insieme per le vie del Vangelo; per la parrocchia di Cristo Re e tutte le altre comunità che avrò la gioia di incontrare; per tutte le religiose e i religiosi, e per tutti gli uomini e le donne che con il loro lavoro, con la loro passione per il bene comune, per la giustizia e la pace mi hanno testimoniato come la dottrina sociale della Chiesa è luce e faro per le scelte, anche complesse».

Ora ad attendere Trevisi ci sarà il cammino verso Trieste, una diocesi che fin da subito ha fatto cogliere al suo nuovo pastore la propria vicinanza e alla quale il vescovo Enrico ha rivolto una richiesta: «Vi chiedo di essere coraggiosi nel collaborare gli uni con gli altri e fantasiosi nell’incarnare il Vangelo, di accompagnarmi a cogliere la presenza del Signore dentro le ferite della storia passata e presente». Ancora una volta, dunque, con lo sguardo fisso sul Signore: Admirantes Iesum.

 

IL TESTO INTEGRALE DEL SALUTO

Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38).
L’anima mia magnifica il Signore (Lc 1,46).
Moja duša poveličuje Gospoda.
Mi unisco a Maria e magnifico quel che Dio ha compiuto e chiedo a tutti voi di magnificare il Signore.

A Lui ogni onore e gloria. Solo a Lui. A Dio Padre gli applausi. A Lui il canto e la lode. A Lui innalziamo i nostri cuori. A Lui come ce lo rivela il Figlio, l’Amato, l’Ucciso, il Vivente. E come lo Spirito ci dona oggi di celebrarlo insieme, nella varietà delle nostre vite. Delle nostre testimonianze. Admirantes Iesum: Signore Gesù ti teniamo di mira, non stacchiamo gli occhi da Te, ti guardiamo incantati, camminiamo insieme fissando Te. Il nostro sguardo su di Te vuole essere come quello di Maria. Popolo che guarda a Te: qui a Cremona o a Trieste, sempre e comunque con gli occhi fissi su di Te.

Benedetto sei tu Signore, per la tua Chiesa sparsa ovunque e qui rappresentata da tante persone provenienti da ogni continente e che con la loro fede semplice e umile, declinata nella vita familiare, lavorativa, comunitaria mi hanno tanto edificato. Benedetto sei tu, Signore, per Papa Francesco che ringrazio per la fiducia che mi ha accordato e sul quale invoco la tua Benedizione e la tua speciale protezione.

Benedetto sei tu Signore, per la tua Chiesa qui riunita, tuo popolo al servizio di tutti i popoli. Popolo bisognoso della tua cura e della tua tenerezza, della tua misericordia e del vigore del tuo Spirito. Benedetto perché hai chiamato i Vescovi a pascere e servire il tuo popolo. E ti ringraziamo perché ci hai dato il vescovo Antonio (per lui un grazie del tutto speciale), l’arcivescovo Giampaolo (che con tanta paternità mi ha accolto), il vescovo Dante. Ringrazio il metropolita di Gorizia l’arcivescovo Carlo Roberto Maria e poi tutti gli altri Vescovi qui riuniti in una fraternità che mi consola e mi rafforza e ai tanti Vescovi impossibilitati ad essere presenti ma che con affetto si sono fatti vicino. Mi commuove pensare a tutta la strada che hanno fatto il Vescovo Mosè e il Vescovo Carmelo provenienti dal Togo e dal Brasile.

E Benedetto il Signore per tutti gli amici preti e diaconi qui convenuti e quelli sparsi per il loro ministero, quelli con i quali ho camminato e quelli con i quali camminerò. Un grazie particolare a don Pierluigi e ai miei compagni di Messa. Benedici Signore l’amicizia e la fraternità tra i preti, e sono grato per averla sperimentata. Un saluto pieno di gratitudine a tutti i presbiteri e diaconi di Trieste: sarà bello camminare insieme nelle vie del Vangelo. Una tua benedizione speciale Signore – e tu sai Signore quanto mi è stato a cuore il Seminario e come continua ad esserlo – per i seminaristi di Cremona e di Trieste. Admirantes Iesum.

Benedetto sei tu Signore, per la tua Chiesa, famiglia di famiglie. Dove c’è Maria, c’è casa, c’è rapporto materno e filiale, c’è famiglia. Scenda la tua benedizione su tutte le famiglie: in questi anni molte mi sono state di guida nella ricerca dell’amore concreto, vero, incarnato. E tu Signore custodisci anche quelle ferite: che possano sempre trovare preti e comunità accoglienti e premurosi perché possano rimettersi in cammino dando risposta a Te, che ancora parli a ciascuno. Benedici la mia famiglia (mamma, fratelli, cognate, nipoti e pronipoti…) e tutte le famiglie che tanto mi hanno insegnato il quotidiano e feriale dell’amore. Anche alle famiglie ripeto l’essenziale: Admirantes Iesum.

Benedetto sei tu Signore per le tante religiose e i tanti religiosi con i quali ho camminato e con i quali camminerò a Trieste. Quanti esempi luminosi di dedizione umile e appassionata.

Benedetto sei tu Signore, per tutti gli uomini e le donne che con il loro lavoro, con la loro passione per il bene comune, per la giustizia e la pace mi hanno testimoniato come la dottrina sociale della Chiesa è luce e faro per le scelte, anche complesse. Ringrazio tutte le autorità qui presenti e quelle che incontrerò anche a Trieste e auguro quanto diceva don Primo Mazzolari: non di essere in pace, ma di essere di pace: donne e uomini inquieti per costruire un mondo diverso, mai rassegnati alla mediocrità e alle ingiustizie. Anche ai politici e amministratori, agli imprenditori e alle donne e uomini del mondo del lavoro dico: impariamo da Gesù a come guardare i poveri, i disoccupati, gli sfruttati, gli anziani, i malti, i disabili, i profughi… Admirantes Iesum.

Benedetto sei tu Signore, per la parrocchia di Cristo Re e per tutte le parrocchie e comunità che camminano, non senza fatica, prendendosi cura gli uni degli altri e in particolare dei piccoli, dei poveri, delle famiglie. Dentro le nostre vite imperfette quanta passione ho imparato, quanto volontariato concreto, quanta dedizione gratuita nei catechisti, nei capi scout, nelle persone semplici che predisponevano il decoro della chiesa e dell’oratorio, per spazi educativi accoglienti, per liturgie partecipate e gioiose. Admirantes Iesum: con la benedizione di Dio proseguite.

Benedetto sei tu Signore, per questo mondo variegato, per il quale Tu hai dato il tuo Figlio e ci insegni a guardarlo con i suoi occhi. Admirantes Iesum. Ci sono conflitti e lacerazioni che chiedono dialogo e riconciliazione; un ambiente che esige il coraggio della cura e della salvaguardia intelligente; miserie e povertà che ci interpellano senza sosta e nelle quali Tu ti fai incontrare e ci parli e ci solleciti e ci inquieti.

E tu Signore chiami me vescovo per guidare la tua chiesa dentro questi marasmi. E allora al popolo di Dio, di Trieste e di Cremona, chiedo di essere coraggiosi nel collaborare gli uni con gli altri e fantasiosi nell’incarnare il Vangelo; chiedo di accompagnarmi a cogliere la presenza di Dio dentro le ferite della storia passata e presente.

Benedetto sei tu Signore, per il tuo popolo.

Blagoslovljen bodi, o Gospod, za to tvoje ljudstvo.

Incantati e meravigliati per quanto Dio compie – grandi cose ha fatto in noi, Dio Onnipotente – con la docilità e la fermezza di Maria – riprendiamo le nostre strade e le nostre responsabilità, pieni di gioia. Admirantes Iesum 

Scusate ancora qualche ringraziamento. A tutti coloro che hanno reso bella questa celebrazione: grazie ai seminaristi e chierichetti, a don Flavio, don Daniele e don Francesco; grazie a don Graziano, al maestro Caporali e a tutti i cantori, ai sacristi e ai volontari. E all’équipe dell’Ufficio comunicazioni che ha reso possibile a tanti malati e a tante persone che abitano lontane di partecipare con fede a questa celebrazione. Non voglio dimenticare nessuno: grazia davvero a tutti. A ciascuno di voi.

E infine un grazie a don Marco (amico fraterno) e al Seminario che in via Milano 5 ora ci attende tutti per un saluto e un rinfresco.